Attualità
Pappagalli nelle campagne di Giovinazzo: l'assessore Pentassuglia dà seguito alle promesse
Si va verso un piano di contenimento della proliferazione dei parrocchetti monaci
Giovinazzo - sabato 4 maggio 2024
A settembre 2023 l'assessore terlizzese, Michelangelo De Palma, per conto dell'amministrazione comunale e in qualità di portavoce del mondo agricolo e degli omologhi con colleghi e colleghe dei Comune di Bitonto, Ruvo di Puglia, Molfetta e Giovinazzo, aveva manifestato la crescente preoccupazione per i danni causati dalla presenza dei "pappagalli verdi" nel territorio del nord barese. La specie continua tutt'oggi a nidificare indisturbata nel territorio comunale cibandosi di tutte le produzioni agricole alimentari e ornamentali.
Da allora ad oggi gli uffici regionali hanno preso in carico la situazione emergenziale coinvolgendo il Dipartimento di medicina veterinaria dell'Università degli studi di Bari Istituto Superiore per la Protezione della Ricerca Ambientale. Con una nota di riscontro l'assessore regionale all'Agricoltura, Industria agroalimentare, Risorse agroalimentari Donato Pentassuglia conferma le preoccupazioni dell'amministrazione affermando che "il pappagallo monaco abbia colonizzato parte della provincia di Bari, in particolare partendo dall'area a nord del capoluogo Pugliese, interessando in un primo tempo i comuni di Molfetta e Terlizzi, per poi estendersi prima nelle città ad essi limitrofe (tra cui Giovinazzo e Bitonto) e, successivamente, alla città di Bari e ai paesi dell'entroterra, quali ad esempio Modugno, Bitritto, Bitetto e quelli a Sud del capoluogo pugliese quali Torre a Mare, Triggiano, Mola di Bari, Rutigliano e Noicattaro.".
Con nota prot. 60807/2023 l'ISPRA ha espresso parere su richiesta della Sezione regionale competente precisando che la specie rientra nella definizione di fauna selvatica ai sensi dell'art. 2 della L.N. 157/92 e ss.mm.ii. (che specifica che " ... fanno parte della fauna selvatica oggetto della tutela della presente legge le specie di mammiferi e di uccelli dei quali esistono popolazioni viventi stabilmente o temporaneamente in stato di naturale libertà nel territorio nazionale").
Si evidenzia che la stessa norma, all'art. 2 comma 2, specifica che, in quanto "specie alloctona" sul territorio nazionale, la sua gestione è finalizzata all'eradicazione o comunque al controllo delle popolazioni. Con nota prot. 172820/2024 questa Sezione regionale ha invitato l'ATC di Bari/Bat a programmare un piano di censimento per definire la consistenza numerica effettiva e le aree di presenza della specie Parrocchetto monaco in provincia cadi Bari. Tali censimenti sono propedeutici per strutturare un piano di contenimento in grado di definire, in termini chiari e precisi, la consistenza della popolazione di parrocchetto monaco, la sua dinamica di popolazione, le aree in cui realmente insiste, la portanza del territorio (qualora esista una portanza per una specie aliena) e soprattutto le zone di riproduzione e che consenta quindi di proporre un piano di contenimento della stessa in cui vengano dichiarati gli obiettivi di riduzione, i quali, peraltro devono essere concordati e approvati da ISPRA.
"Non deve essere infine sottaciuto che qualsivoglia intervento di riduzione, sia pure effettuato con il fine di tutelare la biodiversità, potrebbe attivare movimenti di contrasto (peraltro già attivi) da parte della cittadinanza poco incline a comprendere le motivazioni alla base dell'azione. Pertanto, è importante che venga avviata una corretta e costante campagna di comunicazione sull' omento che proceda di pari passo con l'attività scientifica e tecnica sul campo" conclude l'assessore regionale Pentassuglia.
Da allora ad oggi gli uffici regionali hanno preso in carico la situazione emergenziale coinvolgendo il Dipartimento di medicina veterinaria dell'Università degli studi di Bari Istituto Superiore per la Protezione della Ricerca Ambientale. Con una nota di riscontro l'assessore regionale all'Agricoltura, Industria agroalimentare, Risorse agroalimentari Donato Pentassuglia conferma le preoccupazioni dell'amministrazione affermando che "il pappagallo monaco abbia colonizzato parte della provincia di Bari, in particolare partendo dall'area a nord del capoluogo Pugliese, interessando in un primo tempo i comuni di Molfetta e Terlizzi, per poi estendersi prima nelle città ad essi limitrofe (tra cui Giovinazzo e Bitonto) e, successivamente, alla città di Bari e ai paesi dell'entroterra, quali ad esempio Modugno, Bitritto, Bitetto e quelli a Sud del capoluogo pugliese quali Torre a Mare, Triggiano, Mola di Bari, Rutigliano e Noicattaro.".
Con nota prot. 60807/2023 l'ISPRA ha espresso parere su richiesta della Sezione regionale competente precisando che la specie rientra nella definizione di fauna selvatica ai sensi dell'art. 2 della L.N. 157/92 e ss.mm.ii. (che specifica che " ... fanno parte della fauna selvatica oggetto della tutela della presente legge le specie di mammiferi e di uccelli dei quali esistono popolazioni viventi stabilmente o temporaneamente in stato di naturale libertà nel territorio nazionale").
Si evidenzia che la stessa norma, all'art. 2 comma 2, specifica che, in quanto "specie alloctona" sul territorio nazionale, la sua gestione è finalizzata all'eradicazione o comunque al controllo delle popolazioni. Con nota prot. 172820/2024 questa Sezione regionale ha invitato l'ATC di Bari/Bat a programmare un piano di censimento per definire la consistenza numerica effettiva e le aree di presenza della specie Parrocchetto monaco in provincia cadi Bari. Tali censimenti sono propedeutici per strutturare un piano di contenimento in grado di definire, in termini chiari e precisi, la consistenza della popolazione di parrocchetto monaco, la sua dinamica di popolazione, le aree in cui realmente insiste, la portanza del territorio (qualora esista una portanza per una specie aliena) e soprattutto le zone di riproduzione e che consenta quindi di proporre un piano di contenimento della stessa in cui vengano dichiarati gli obiettivi di riduzione, i quali, peraltro devono essere concordati e approvati da ISPRA.
"Non deve essere infine sottaciuto che qualsivoglia intervento di riduzione, sia pure effettuato con il fine di tutelare la biodiversità, potrebbe attivare movimenti di contrasto (peraltro già attivi) da parte della cittadinanza poco incline a comprendere le motivazioni alla base dell'azione. Pertanto, è importante che venga avviata una corretta e costante campagna di comunicazione sull' omento che proceda di pari passo con l'attività scientifica e tecnica sul campo" conclude l'assessore regionale Pentassuglia.