Cronaca
Omicidio Spera: prima condannati, ora assolti in Appello
Ignazio Chimenti, Luca Lafronza e Pio Mauro Sparno presero 14 anni in primo grado: escono puliti
Giovinazzo - mercoledì 14 febbraio 2018
15.51
Colpo di scena nel processo d'Appello a carico, tra gli altri, di Ignazio Chimenti, Luca Lafronza e Pio Mauro Sparno, accusati di concorso nell'omicidio di Gaetano Spera, il 21enne freddato in un vicolo vicino a piazza Garibaldi il 25 marzo 2015.
Dopo la condanna in primo grado a 14 anni, questa mattina la Corte d'Assise d'Appello ha assolto i tre imputati, rispettivamente di 26, 29 e 34 anni, dal delitto di concorso in omicidio e da quello di detenzione di armi contestati per «non aver commesso il fatto», dal reato di porto di una delle armi perché «il fatto non costituisce reato», mentre ha rideterminato la pena relativa al residuo reato di porto d'arma in 1 anno e 4 mesi di reclusione e 1.000 euro di multa.
Il procuratore generale Giannicola Sinisi aveva chiesto la conferma della condanna degli imputati, ma la Corte d'Assise d'Appello di Bari, presieduta da Raffaele Di Venosa, ha deciso per la piena assoluzione, riducendo finanche la pena al 22enne Vito Arciuli, ritenuto l'esecutore materiale del delitto, e passato da 18 anni a 16 anni e 6 mesi di reclusione. Quello del 21enne Gaetano Spera fu un omicidio legato al controllo della pesca e di tutte le attività che il porto di Giovinazzo poteva offrire.
Furono cinque le persone arrestate dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta, che in quattro mesi hanno svelato le dinamiche che hanno portato al delitto. Tra questi, per concorso anomalo nell'omicidio, anche Ignazio Chimenti, Luca Lafronza e Pio Mauro Sparno. Una tesi (quella accusatoria) e un racconto che però non sono condivisi dai giudici della Corte d'Assise d'Appello, che ha assolto i tre imputati, disponendo l'immediata scarcerazione.
«Tenuto conto che la parte civile può poco, in effetti, in questa fase, considerato il rito abbreviato e quindi la impossibilità ad aver contribuito alla formazione della prova - è il commento dell'avvocato Francesco Mastro, legale del padre di Spera -, non posso che esprimere insoddisfazione per la sentenza. Ma da giurista devo rispettare il discorso logico deduttivo della Corte d'Assise d'Appello».
«Attenderemo le motivazioni - fa sapere invece Mario Mongelli, difensore della madre e delle sorelle della vittima -, e poi faremo una lettura complessiva della sentenza per comprendere l'insussistenza di responsabilità a carico dei tre imputati assolti. Infine vedremo se la Procura Generale riterrà opportuno impugnare il provvedimento. Al momento, però, ogni commento è ovviamente, e drammaticamente, superfluo».
«Resta il fatto triste e senza risarcimento appagante che un povero ragazzo - conclude Mastro - sia stato barbaramente trucidato per una volgare questione di reti da pesca. Posso solo rilevare il triste fenomeno che sta oramai caratterizzando i nostri tempi, per cui le nuove generazioni non hanno più rispetto per le cose e vivono in totale disprezzo della persona, sia in termini di vita che di qualità dell'esistenza».
I tre imputati, Ignazio Chimenti, Luca Lafronza e Pio Mauro Sparno, assolti dal collegio dei giudici presieduto da Raffaele Di Venosa sono stati scarcerati: di quell'omicidio non avevano nessuna responsabilità. Le motivazioni si sapranno entro 90 giorni, quando saranno depositate.
Dopo la condanna in primo grado a 14 anni, questa mattina la Corte d'Assise d'Appello ha assolto i tre imputati, rispettivamente di 26, 29 e 34 anni, dal delitto di concorso in omicidio e da quello di detenzione di armi contestati per «non aver commesso il fatto», dal reato di porto di una delle armi perché «il fatto non costituisce reato», mentre ha rideterminato la pena relativa al residuo reato di porto d'arma in 1 anno e 4 mesi di reclusione e 1.000 euro di multa.
Il procuratore generale Giannicola Sinisi aveva chiesto la conferma della condanna degli imputati, ma la Corte d'Assise d'Appello di Bari, presieduta da Raffaele Di Venosa, ha deciso per la piena assoluzione, riducendo finanche la pena al 22enne Vito Arciuli, ritenuto l'esecutore materiale del delitto, e passato da 18 anni a 16 anni e 6 mesi di reclusione. Quello del 21enne Gaetano Spera fu un omicidio legato al controllo della pesca e di tutte le attività che il porto di Giovinazzo poteva offrire.
Furono cinque le persone arrestate dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta, che in quattro mesi hanno svelato le dinamiche che hanno portato al delitto. Tra questi, per concorso anomalo nell'omicidio, anche Ignazio Chimenti, Luca Lafronza e Pio Mauro Sparno. Una tesi (quella accusatoria) e un racconto che però non sono condivisi dai giudici della Corte d'Assise d'Appello, che ha assolto i tre imputati, disponendo l'immediata scarcerazione.
«Tenuto conto che la parte civile può poco, in effetti, in questa fase, considerato il rito abbreviato e quindi la impossibilità ad aver contribuito alla formazione della prova - è il commento dell'avvocato Francesco Mastro, legale del padre di Spera -, non posso che esprimere insoddisfazione per la sentenza. Ma da giurista devo rispettare il discorso logico deduttivo della Corte d'Assise d'Appello».
«Attenderemo le motivazioni - fa sapere invece Mario Mongelli, difensore della madre e delle sorelle della vittima -, e poi faremo una lettura complessiva della sentenza per comprendere l'insussistenza di responsabilità a carico dei tre imputati assolti. Infine vedremo se la Procura Generale riterrà opportuno impugnare il provvedimento. Al momento, però, ogni commento è ovviamente, e drammaticamente, superfluo».
«Resta il fatto triste e senza risarcimento appagante che un povero ragazzo - conclude Mastro - sia stato barbaramente trucidato per una volgare questione di reti da pesca. Posso solo rilevare il triste fenomeno che sta oramai caratterizzando i nostri tempi, per cui le nuove generazioni non hanno più rispetto per le cose e vivono in totale disprezzo della persona, sia in termini di vita che di qualità dell'esistenza».
I tre imputati, Ignazio Chimenti, Luca Lafronza e Pio Mauro Sparno, assolti dal collegio dei giudici presieduto da Raffaele Di Venosa sono stati scarcerati: di quell'omicidio non avevano nessuna responsabilità. Le motivazioni si sapranno entro 90 giorni, quando saranno depositate.