Cronaca
Omicidio Spera: «Il Comune si costituisca parte civile»
Lo chiede l'avvocato Mario Mongelli. Fissata per il 9 novembre la prima udienza al Tribunale
Giovinazzo - mercoledì 28 ottobre 2015
05.30
Il controllo della pesca, di tutte le attività che il porto di Giovinazzo poteva offrire, doveva essere della famiglia Arciuli, originaria del quartiere San Girolamo di Bari e da un paio d'anni trasferitasi nel comune a nord del capoluogo. E chi non si fosse adeguato l'avrebbe scontata duramente.
Con questo diktat si è deciso, il 25 marzo scorso, l'omicidio di Gaetano Spera: cinque le persone arrestate dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta, che in soli quattro mesi hanno svelato le dinamiche che hanno portato al delitto. Sono finiti nel carcere di Bari con l'accusa di omicidio, dove sono tuttora detenuti, Vito Arciuli di 19 anni, e suo fratello di 16. Per concorso nell'omicidio, Luca Lafronza, di 23 anni, Ignazio Chimenti, di 26, e Pio Mauro Sparno, di 32.
Oggi il penalista Mario Mongelli, difensore di fiducia della madre e delle sorelle del defunto, ci scrive «in quanto costoro sentono l'esigenza, nell'attesa che si avvii il processo penale, di coinvolgere la popolazione perché sostenga la richiesta, che mi accingo a depositare, rivolta al Comune di Giovinazzo, affinché l'Ente valuti seriamente l'opportunità, ove sia possibile, di costituirsi parte civile nell'instaurando processo penale che vedrà imputati coloro i quali ad oggi sono ritenuti responsabili della morte di Gaetano Spera».
Secondo l'avvocato giovinazzese «ciò, oltre ad essere di sostegno per i familiari significherebbe, da parte dell'Ente, dare un segnale forte nella direzione della difesa della legalità ed assumere una presa di posizione decisa e ferma di condanna e di contrasto alle situazioni gravissime, come quella che purtroppo ci occupa, che a tutta evidenza travalicano gli interessi e le ragioni dei singoli e ledono l'interesse ed il diritto di tutta la collettività ad una civile e pacifica convivenza nel rispetto della legge».
Intanto, mentre il difensore di fiducia dei familiari della vittima, «confida in una approfondita valutazione da parte dell'Autorità destinataria della richiesta ed al contempo in un apprezzamento e sostegno rispetto a quanto ora esposto», il prossimo 9 novembre, presso il Tribunale per i Minorenni del capoluogo, si aprirà ufficialmente il processo a carico del 16enne, recluso nel carcere minorile Fornelli di Bari e difeso dagli avvocati Marianna Casadibari e Francesco Saverio Nardulli.
Nella richiesta di rinvio a giudizio allegata all'avviso di fissazione dell'udienza preliminare per il minore, si legge che il 16enne «in concorso con Vito Arciuli, Luca Lafronza, Ignazio Chimenti e Pio Mauro Sparno, previo concerto e con premeditazione, agendo quale materiale esecutore insieme al fratello Vito Arciuli, cagionava la morte di Gaetano Spera mediante l'esplosione di non meno di 9 colpi di arma da fuoco, di cui 7 calibro 9x21 e 2 calibro 38 special o 357 magnum, che lo attingevano mortalmente».
I capi d'imputazione, inoltre, risultano essere ulteriormente aggravati dall'utilizzo del metodo mafioso e del motivo abietto «consistenti nell'aver commesso l'omicidio con un'azione estremamente violenta, posta in essere in modo eclatante ed emblematica, in pieno centro abitato e mediante l'uso di due armi da fuoco, nonché al fine di ottenere il predominio della famiglia Arciuli nell'attività di pesca nelle acque del litorale di Giovinazzo».
A poco più di sette mesi dal delitto, l'avvocato Mario Mongelli chiede che il Comune di Giovinazzo si costituisca parte civile nel processo penale per la morte di Gaetano Spera: «Ciò - ribadisce il legale - significherebbe, da parte dell'Ente, dare un segnale forte nella direzione della difesa della legalità».
Con questo diktat si è deciso, il 25 marzo scorso, l'omicidio di Gaetano Spera: cinque le persone arrestate dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta, che in soli quattro mesi hanno svelato le dinamiche che hanno portato al delitto. Sono finiti nel carcere di Bari con l'accusa di omicidio, dove sono tuttora detenuti, Vito Arciuli di 19 anni, e suo fratello di 16. Per concorso nell'omicidio, Luca Lafronza, di 23 anni, Ignazio Chimenti, di 26, e Pio Mauro Sparno, di 32.
Oggi il penalista Mario Mongelli, difensore di fiducia della madre e delle sorelle del defunto, ci scrive «in quanto costoro sentono l'esigenza, nell'attesa che si avvii il processo penale, di coinvolgere la popolazione perché sostenga la richiesta, che mi accingo a depositare, rivolta al Comune di Giovinazzo, affinché l'Ente valuti seriamente l'opportunità, ove sia possibile, di costituirsi parte civile nell'instaurando processo penale che vedrà imputati coloro i quali ad oggi sono ritenuti responsabili della morte di Gaetano Spera».
Secondo l'avvocato giovinazzese «ciò, oltre ad essere di sostegno per i familiari significherebbe, da parte dell'Ente, dare un segnale forte nella direzione della difesa della legalità ed assumere una presa di posizione decisa e ferma di condanna e di contrasto alle situazioni gravissime, come quella che purtroppo ci occupa, che a tutta evidenza travalicano gli interessi e le ragioni dei singoli e ledono l'interesse ed il diritto di tutta la collettività ad una civile e pacifica convivenza nel rispetto della legge».
Intanto, mentre il difensore di fiducia dei familiari della vittima, «confida in una approfondita valutazione da parte dell'Autorità destinataria della richiesta ed al contempo in un apprezzamento e sostegno rispetto a quanto ora esposto», il prossimo 9 novembre, presso il Tribunale per i Minorenni del capoluogo, si aprirà ufficialmente il processo a carico del 16enne, recluso nel carcere minorile Fornelli di Bari e difeso dagli avvocati Marianna Casadibari e Francesco Saverio Nardulli.
Nella richiesta di rinvio a giudizio allegata all'avviso di fissazione dell'udienza preliminare per il minore, si legge che il 16enne «in concorso con Vito Arciuli, Luca Lafronza, Ignazio Chimenti e Pio Mauro Sparno, previo concerto e con premeditazione, agendo quale materiale esecutore insieme al fratello Vito Arciuli, cagionava la morte di Gaetano Spera mediante l'esplosione di non meno di 9 colpi di arma da fuoco, di cui 7 calibro 9x21 e 2 calibro 38 special o 357 magnum, che lo attingevano mortalmente».
I capi d'imputazione, inoltre, risultano essere ulteriormente aggravati dall'utilizzo del metodo mafioso e del motivo abietto «consistenti nell'aver commesso l'omicidio con un'azione estremamente violenta, posta in essere in modo eclatante ed emblematica, in pieno centro abitato e mediante l'uso di due armi da fuoco, nonché al fine di ottenere il predominio della famiglia Arciuli nell'attività di pesca nelle acque del litorale di Giovinazzo».
A poco più di sette mesi dal delitto, l'avvocato Mario Mongelli chiede che il Comune di Giovinazzo si costituisca parte civile nel processo penale per la morte di Gaetano Spera: «Ciò - ribadisce il legale - significherebbe, da parte dell'Ente, dare un segnale forte nella direzione della difesa della legalità».