Cronaca
Omicidio Spera, colpo di scena in Cassazione. Annullate le assoluzioni in Appello
Le assoluzioni di Ignazio Chimenti, Luca Lafronza e Pio Mauro Sparno sono state annullate, processo da rifare. Le dichiarazioni di Mastro e Mongelli
Giovinazzo - mercoledì 20 marzo 2019
08.00
Il colpo di scena, a Roma, s'è consumato ieri, quando i giudici della Suprema Corte hanno deciso di accogliere l'impugnazione che era stata presentata dalla Procura Generale di Bari e di annullare la sentenza di assoluzione nei confronti di Ignazio Chimenti, Luca Lafronza e Pio Mauro Sparno.
I tre, infatti, di 26, 29 e 34 anni, finirono nel mirino della giustizia perché accusati di concorso nell'omicidio di Gaetano Spera, il 21enne freddato in un vicolo vicino a piazza Garibaldi il 25 marzo 2015. Condannati in primo grado a 14 anni, in Corte d'Assise d'Appello i tre furono assolti dal delitto di concorso in omicidio e da quello di detenzione di armi contestati per «non aver commesso il fatto» e dal reato di porto di una delle armi perché «il fatto non costituisce reato».
Ed è proprio qui che si innesta la sentenza pronunciata nelle ultime ore dalla Cassazione: la Prima Sezione Penale, condividendo il ricorso della Procura Generale di Bari, ha annullato con rinvio la sentenza emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Bari e ha decretato l'azzeramento dell'assoluzione di Ignazio Chimenti, Luca Lafronza e Pio Mauro Sparno. Quello di Gaetano Spera fu un omicidio legato al controllo di tutte le attività che il porto di Giovinazzo poteva offrire.
Furono cinque le persone arrestate dai Carabinieri della locale Compagnia, che svelarono le dinamiche che hanno poi portato al delitto. Tra queste, per concorso anomalo nell'omicidio, anche Ignazio Chimenti, Luca Lafronza e Pio Mauro Sparno. Una tesi che però non è stata condivisa dalla Corte d'Assise d'Appello, che ha assolto i tre imputati. Ma proprio quelle assoluzioni, ieri, sono state annullate dalla Cassazione e rinviate ad un nuovo giudice d'Appello.
«Per quanto riguarda la parte civile - fa sapere Francesco Mastro, legale del padre di Spera - ho cercato di sensibilizzare la Corte su quelli che sono stati i punti affrontati dal procuratore generale della Corte d'Appello di Bari che ha impugnato la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Bari relativamente alla esistenza di responsabilità oggettive in capo ai concorrenti che erano stati assolti».
Il penalista giovinazzese, infatti, ha chiesto alla Corte «di riconoscere il concorso degli altri. Quella sera c'è stato una vera e propria spedizione punitiva, per cui tutti erano al corrente che poteva succedere di tutto. Il branco - le parole di Mastro - ha dato carta bianca al capo branco di poter fare qualsiasi cosa, dagli schiaffi alla pistolettata, in un vero discorso di asservimento, non sotto la minaccia come invece avevano sostenuto».
Secondo l'avvocato Francesco Mastro, dunque, «si tratta di persone che hanno accettato di far parte di un commando, obbedendo volontariamente e consapevolmente a Vito Arciuli». Per il penalista Mario Mongelli, invece, «le ragioni sostenute dalla Procura Generale presso la Corte d'Appello nel ricorso, oggi (ieri, nda) sono state convintamente condivise anche dal sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione».
«L'esito della decisione della Cassazione - prosegue il difensore della madre e delle sorelle della vittima - ha stravolto, non esiste altro termine, la situazione conseguente alla sentenza della Corte di Assise di Appello di Bari, che aveva assolto con formula piena i tre dal reato di concorso anomalo nell'omicidio, in accoglimento degli appelli dei tre, condannandoli per il solo concorso nel reato di detenzione illegale di arma, cioè a dire quella utilizzata in danno del povero Gaetano Spera».
«La Suprema Corte - dice ancora Mario Mongelli - ha disposto l'annullamento della sentenza nei termini anzidetti e ciò comporterà che il processo sarà nuovamente assegnato alla Corte di Assise di Appello di Bari, ovviamente in diversa composizione di giudizio, la quale tuttavia dovrà inevitabilmente attenersi al principio di diritto che la Cassazione indicherà nelle motivazioni della sentenza che verranno in seguito depositate».
«La strada dei correi, perciò - secondo l'avvocato giovinazzese -, sarà tutta in salita, essendo vincolante nel nuovo giudizio il dictum della Corte di legittima, pur non trattandosi, da parte della Cassazione, di una sentenza di colpevolezza bensì di una censura della decisione della Corte territoriale. Le sorti del giudizio per costoro sono assolutamente incerte, anche perché, con l'annullamento della sentenza di secondo grado, rivive la sentenza di condanna a 14 anni».
E si ripartirà proprio da quella condanna, quella di primo grado, nel nuovo processo che si terrà a Bari, davanti ad altri giudici. «Ė una nota piacevole - termina Mastro - perché una tragedia del genere sarà configurata per quella che è stata», mentre per Mongelli «si tratta di un colpo di scena in un processo che ne riserverà ulteriori».
I tre, infatti, di 26, 29 e 34 anni, finirono nel mirino della giustizia perché accusati di concorso nell'omicidio di Gaetano Spera, il 21enne freddato in un vicolo vicino a piazza Garibaldi il 25 marzo 2015. Condannati in primo grado a 14 anni, in Corte d'Assise d'Appello i tre furono assolti dal delitto di concorso in omicidio e da quello di detenzione di armi contestati per «non aver commesso il fatto» e dal reato di porto di una delle armi perché «il fatto non costituisce reato».
Ed è proprio qui che si innesta la sentenza pronunciata nelle ultime ore dalla Cassazione: la Prima Sezione Penale, condividendo il ricorso della Procura Generale di Bari, ha annullato con rinvio la sentenza emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Bari e ha decretato l'azzeramento dell'assoluzione di Ignazio Chimenti, Luca Lafronza e Pio Mauro Sparno. Quello di Gaetano Spera fu un omicidio legato al controllo di tutte le attività che il porto di Giovinazzo poteva offrire.
Furono cinque le persone arrestate dai Carabinieri della locale Compagnia, che svelarono le dinamiche che hanno poi portato al delitto. Tra queste, per concorso anomalo nell'omicidio, anche Ignazio Chimenti, Luca Lafronza e Pio Mauro Sparno. Una tesi che però non è stata condivisa dalla Corte d'Assise d'Appello, che ha assolto i tre imputati. Ma proprio quelle assoluzioni, ieri, sono state annullate dalla Cassazione e rinviate ad un nuovo giudice d'Appello.
«Per quanto riguarda la parte civile - fa sapere Francesco Mastro, legale del padre di Spera - ho cercato di sensibilizzare la Corte su quelli che sono stati i punti affrontati dal procuratore generale della Corte d'Appello di Bari che ha impugnato la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Bari relativamente alla esistenza di responsabilità oggettive in capo ai concorrenti che erano stati assolti».
Il penalista giovinazzese, infatti, ha chiesto alla Corte «di riconoscere il concorso degli altri. Quella sera c'è stato una vera e propria spedizione punitiva, per cui tutti erano al corrente che poteva succedere di tutto. Il branco - le parole di Mastro - ha dato carta bianca al capo branco di poter fare qualsiasi cosa, dagli schiaffi alla pistolettata, in un vero discorso di asservimento, non sotto la minaccia come invece avevano sostenuto».
Secondo l'avvocato Francesco Mastro, dunque, «si tratta di persone che hanno accettato di far parte di un commando, obbedendo volontariamente e consapevolmente a Vito Arciuli». Per il penalista Mario Mongelli, invece, «le ragioni sostenute dalla Procura Generale presso la Corte d'Appello nel ricorso, oggi (ieri, nda) sono state convintamente condivise anche dal sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione».
«L'esito della decisione della Cassazione - prosegue il difensore della madre e delle sorelle della vittima - ha stravolto, non esiste altro termine, la situazione conseguente alla sentenza della Corte di Assise di Appello di Bari, che aveva assolto con formula piena i tre dal reato di concorso anomalo nell'omicidio, in accoglimento degli appelli dei tre, condannandoli per il solo concorso nel reato di detenzione illegale di arma, cioè a dire quella utilizzata in danno del povero Gaetano Spera».
«La Suprema Corte - dice ancora Mario Mongelli - ha disposto l'annullamento della sentenza nei termini anzidetti e ciò comporterà che il processo sarà nuovamente assegnato alla Corte di Assise di Appello di Bari, ovviamente in diversa composizione di giudizio, la quale tuttavia dovrà inevitabilmente attenersi al principio di diritto che la Cassazione indicherà nelle motivazioni della sentenza che verranno in seguito depositate».
«La strada dei correi, perciò - secondo l'avvocato giovinazzese -, sarà tutta in salita, essendo vincolante nel nuovo giudizio il dictum della Corte di legittima, pur non trattandosi, da parte della Cassazione, di una sentenza di colpevolezza bensì di una censura della decisione della Corte territoriale. Le sorti del giudizio per costoro sono assolutamente incerte, anche perché, con l'annullamento della sentenza di secondo grado, rivive la sentenza di condanna a 14 anni».
E si ripartirà proprio da quella condanna, quella di primo grado, nel nuovo processo che si terrà a Bari, davanti ad altri giudici. «Ė una nota piacevole - termina Mastro - perché una tragedia del genere sarà configurata per quella che è stata», mentre per Mongelli «si tratta di un colpo di scena in un processo che ne riserverà ulteriori».