Territorio
«No all'ingresso di olio extra vergine di oliva dalla Tunisia»
Posizione ferma della Cia di Bari dopo la decisione UE
Bari - giovedì 24 settembre 2015
05.00
Una posizione netta andava presa nell'ambiente dell'agricoltura pugliese, "scippata" di una possibile fetta di mercato da una decisione che ha lasciato interdetti molti addetti ai lavori e non solo.
L'Unione Europea, dopo gli attentati a Tunisi, ha deciso infatti di autorizzare l'accesso temporaneo supplementare nel mercato comunitario di altre 35.000 tonnellate olio tunisino per il biennio 2016 e 2017, che si aggiungono alle 57.000 già previste dall'accordo di associazione tra Europa ed il Paese magrebino.
La Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) della provincia di Bari, per bocca del suo Presidente, Vito Scalera, ha ribadito forte il suo «no all'ingresso di olio extra vergine di oliva dalla Tunisia». Secondo gli agricoltori pugliesi si tratterebbe di «una proposta scellerata - tuonano - che mette a repentaglio il più importante comparto dell'agricoltura della provincia di Bari, già fortemente penalizzato dall'ultima riforma Pac. L'olivicoltura di qualità della nostra provincia - evidenzia una nota - merita rispetto e non può essere penalizzata da una scelta simile. È assurdo pensare che. quando c'è da dare sostegno ai Paesi in difficoltà, gli unici a dover fare sacrifici debbano essere gli agricoltori».
Il triangolo Bitonto, Giovinazzo, Terlizzi, in cui vi sono aziende che producono olio di ottima fattura, alcune delle quali pluripremiate in varie rassegne nazionali ed internazionali, rischia così di vedere invaso il proprio mercato da un prodotto di minor qualità. La Cia barese, pertanto, chiede «che la Regione Puglia, i nostri i nostri rappresentanti in Parlamento europeo si adoperino attivamente per evitare che a pagare a duro prezzo una scelta del genere siano gli agricoltori pugliesi e della provincia di Bari in particolare. Come organizzazione - chiosano - ci siamo già mobilitati e chiediamo ad alta voce l'annullamento del provvedimento della Commissione Europea».
Non c'è molto tempo da perdere, anche se la battaglia è tutta in salita, visto che anche Federica Mogherini, capo della diplomazia UE, nei giorni scorsi aveva convintamente affermato che si tratta di «un forte segnale della solidarietà dell'UE nei confronti della Tunisia». E lo è certamente. Peccato, verrebbe da dire, che sia un provvedimento che potrebbe nuocere a parecchie aziende italiane, che sulla qualità del loro prodotto, dalla coltura all'imbottigliamento, puntano tutto da anni.
E dalle nostre parti ce ne sono diverse.
L'Unione Europea, dopo gli attentati a Tunisi, ha deciso infatti di autorizzare l'accesso temporaneo supplementare nel mercato comunitario di altre 35.000 tonnellate olio tunisino per il biennio 2016 e 2017, che si aggiungono alle 57.000 già previste dall'accordo di associazione tra Europa ed il Paese magrebino.
La Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) della provincia di Bari, per bocca del suo Presidente, Vito Scalera, ha ribadito forte il suo «no all'ingresso di olio extra vergine di oliva dalla Tunisia». Secondo gli agricoltori pugliesi si tratterebbe di «una proposta scellerata - tuonano - che mette a repentaglio il più importante comparto dell'agricoltura della provincia di Bari, già fortemente penalizzato dall'ultima riforma Pac. L'olivicoltura di qualità della nostra provincia - evidenzia una nota - merita rispetto e non può essere penalizzata da una scelta simile. È assurdo pensare che. quando c'è da dare sostegno ai Paesi in difficoltà, gli unici a dover fare sacrifici debbano essere gli agricoltori».
Il triangolo Bitonto, Giovinazzo, Terlizzi, in cui vi sono aziende che producono olio di ottima fattura, alcune delle quali pluripremiate in varie rassegne nazionali ed internazionali, rischia così di vedere invaso il proprio mercato da un prodotto di minor qualità. La Cia barese, pertanto, chiede «che la Regione Puglia, i nostri i nostri rappresentanti in Parlamento europeo si adoperino attivamente per evitare che a pagare a duro prezzo una scelta del genere siano gli agricoltori pugliesi e della provincia di Bari in particolare. Come organizzazione - chiosano - ci siamo già mobilitati e chiediamo ad alta voce l'annullamento del provvedimento della Commissione Europea».
Non c'è molto tempo da perdere, anche se la battaglia è tutta in salita, visto che anche Federica Mogherini, capo della diplomazia UE, nei giorni scorsi aveva convintamente affermato che si tratta di «un forte segnale della solidarietà dell'UE nei confronti della Tunisia». E lo è certamente. Peccato, verrebbe da dire, che sia un provvedimento che potrebbe nuocere a parecchie aziende italiane, che sulla qualità del loro prodotto, dalla coltura all'imbottigliamento, puntano tutto da anni.
E dalle nostre parti ce ne sono diverse.