
Politica
Nico Bavaro a Giovinazzo: «Ridisegnare questo Paese nell'interesse dei molti e non dei pochi»
Ieri mattina comizio in piazza Vittorio Emanuele II per il candidato di Liberi e Uguali alla Camera dei Deputati
Giovinazzo - lunedì 5 febbraio 2018
0.30
Il giovinazzese Nico Bavaro si è presentato ieri mattina in piazza Vittorio Emanuele II per incontrare i suoi elettori. Bavaro è infatti candidato per Liberi e Uguali, il partito del candidato premier Pietro Grasso, nel collegio uninominale Puglia 3 della Camera dei Deputati, collegio che comprende anche la nostra cittadina.
Con lui sono saliti sul palco anche Michele Laforgia e Claudio Rizzo, inseriti nei listini bloccati della Camera, e Annalisa Pannarale, capolista del plurinominale al Senato nel Collegio Puglia 1.
Quest'ultima, in particolare, ha sottolineato quanto, dal suo punto di vista, possa essere nociva all'Italia l'ascesa dei partiti di destra, «complici di quanto successo sabato a Macerata. C'è la semina della xenofobia e del razzismo di Matteo Salvini - ha detto la Pannarale - che oggi viene nelle nostre città a fare campagna elettorale, sperando che qualcuno abbia dimenticato quando la Lega si chiamava Lega Nord e l'oggetto dello stigma erano i meridionali.
Ci sono le destre e il Movimento 5 Stelle che hanno costruito una ignobile campagna di attacco nei confronti delle Ong, colpevoli di salvare migliaia di donne e uomini disperati. Ma i colpevoli - ha voluto rimarcare - sono molteplici, come quei mezzi di comunicazione che ogni giorno concedono il diritto di parola ai fascisti o gli autori dei decreti "pro-decoro" che hanno criminalizzato i poveri e li hanno fatti scomparire dal centro città perché poco decorosi.
O ancora, tutte le politiche che hanno sottratto lavoro, reddito, diritti, possibilità e futuro, dando l'alibi a destre e fascisti per raccogliere nella sofferenza sociale i frutti della semina dell'odio e dell'intolleranza».
L'intervento di Nico Bavaro ha invece puntato molto sulla questione lavoro e il Segretario regionale di Sinistra Italiana non ha lesinato una stoccata a Luigi Di Maio ed ai 5 Stelle: «C'è chi vola a Londra - ha detto riferito al viaggio del candidato premier pentastellato dei giorni scorsi - nella city, all'oscuro, all'ombra, a baciare la pantofola dei poteri finanziari. Tutti prigionieri del mito di Platone, delle ombre. In quell'ombra rimane la nostra vita, i nostri bisogni. Nessuno parla di temi, di proposte. Solo chiacchiere».
Poi un passaggio molto apprezzato dai simpatizzanti accorsi in piazza Vittorio Emanuele II e condiviso anche da avversari politici, che è suonato come una bocciatura secca delle politiche di welfare degli Esecutivi di centro-sinistra degli ultimi anni: «Come il boom dei posti di lavoro - ha detto riferendosi ai dati offerti dal Governo a guida PD -: hanno cambiato il modo di rilevare i dati. Tutti contratti a tempo indeterminato, anche di gente che ha lavorato una sola ora alla settimana. Hai lavorato un'ora? Quello è un posto di lavoro.
In realtà, i soldi del Jobs Act - ha spiegato Bavaro - sono finiti nelle ristrutturazioni aziendali. Ormai si parla di "mercato del lavoro", lo chiamano così: i lavoratori - ha ribadito con tono perentorio - non sono merce, sono persone in carne e ossa, coi loro bisogni, coi loro diritti. Noi abbiamo proposte che non sono nemmeno più di sinistra, ma di buon senso: vogliamo che chi entra nel mondo del lavoro abbia i suoi diritti».
Bavaro, però, ha voluto fare una riflessione anche sull'atteggiamento dell'italiano medio, spesso indolente e refrattario a scendere per strada per rivendicare i suoi diritti, e su parte della sinistra, che non sarebbe stata capace di intercettare le vere necessità di tantissimi giovani: «Sul Jobs Act in Francia hanno bloccato il Paese, in Italia invece un pezzo di sinistra si è addormentato.
La questione giovanile oggi è enorme: gente con lauree e master che ha solo il lavoro di cercare lavoro. A molti di noi - ha detto calandosi nella realtà di tanti suoi amici, di ragazzi giovinazzesi e del Sud Italia in genere - ci mantengono le nostre famiglie. 50.000 giovani lasciano ogni anno l'Italia: è immorale».
Il Segretario regionale di Sinistra Italiana si è successivamente soffermato sugli "spot" di una parte della destra italiana, sula presunta difesa del Made in Italy: «Salvini dice di volerlo difendere, loro sono la destra che sta con le aziende, che sono per la difesa del prodotto italiano. Sono solo chiacchiere! Nel 2005, Governo guidato da Silvio Berlusconi, hanno raggiunto un accordo per l'importazione di tonnellate di olio tunisino in Italia.
Nel 2010 hanno ratificato l'ingresso di arance dal Marocco, nel 2011 quello delle vongole straniere in Italia e del riso cambogiano. La nostra proposta per le imprese - ha sottolineato - è invece semplice: investimenti pubblici, perché con quelli e con un'idea di una economia che punta alla riconversione ecologica possiamo cambiare il Paese e lo rimettiamo a posto».
Infine la chiosa dal candidato di Liberi e Uguali, che vuol essere da stimolo a tornare all'impegno, alla lotta di civiltà: «Siamo al punto in cui siamo anche perché abbiamo supinamente accettato di starci, la politica stessa si è genuflessa alla finanza. La cinghia non si può più stringere - ha concluso Bavaro -: lo slogan "Su la testa!" è rivolto alla gente e non alla classe dirigente. Dobbiamo ridisegnare questo Paese nell'interesse dei molti e non dei pochi».
Con lui sono saliti sul palco anche Michele Laforgia e Claudio Rizzo, inseriti nei listini bloccati della Camera, e Annalisa Pannarale, capolista del plurinominale al Senato nel Collegio Puglia 1.
Quest'ultima, in particolare, ha sottolineato quanto, dal suo punto di vista, possa essere nociva all'Italia l'ascesa dei partiti di destra, «complici di quanto successo sabato a Macerata. C'è la semina della xenofobia e del razzismo di Matteo Salvini - ha detto la Pannarale - che oggi viene nelle nostre città a fare campagna elettorale, sperando che qualcuno abbia dimenticato quando la Lega si chiamava Lega Nord e l'oggetto dello stigma erano i meridionali.
Ci sono le destre e il Movimento 5 Stelle che hanno costruito una ignobile campagna di attacco nei confronti delle Ong, colpevoli di salvare migliaia di donne e uomini disperati. Ma i colpevoli - ha voluto rimarcare - sono molteplici, come quei mezzi di comunicazione che ogni giorno concedono il diritto di parola ai fascisti o gli autori dei decreti "pro-decoro" che hanno criminalizzato i poveri e li hanno fatti scomparire dal centro città perché poco decorosi.
O ancora, tutte le politiche che hanno sottratto lavoro, reddito, diritti, possibilità e futuro, dando l'alibi a destre e fascisti per raccogliere nella sofferenza sociale i frutti della semina dell'odio e dell'intolleranza».
L'intervento di Nico Bavaro ha invece puntato molto sulla questione lavoro e il Segretario regionale di Sinistra Italiana non ha lesinato una stoccata a Luigi Di Maio ed ai 5 Stelle: «C'è chi vola a Londra - ha detto riferito al viaggio del candidato premier pentastellato dei giorni scorsi - nella city, all'oscuro, all'ombra, a baciare la pantofola dei poteri finanziari. Tutti prigionieri del mito di Platone, delle ombre. In quell'ombra rimane la nostra vita, i nostri bisogni. Nessuno parla di temi, di proposte. Solo chiacchiere».
Poi un passaggio molto apprezzato dai simpatizzanti accorsi in piazza Vittorio Emanuele II e condiviso anche da avversari politici, che è suonato come una bocciatura secca delle politiche di welfare degli Esecutivi di centro-sinistra degli ultimi anni: «Come il boom dei posti di lavoro - ha detto riferendosi ai dati offerti dal Governo a guida PD -: hanno cambiato il modo di rilevare i dati. Tutti contratti a tempo indeterminato, anche di gente che ha lavorato una sola ora alla settimana. Hai lavorato un'ora? Quello è un posto di lavoro.
In realtà, i soldi del Jobs Act - ha spiegato Bavaro - sono finiti nelle ristrutturazioni aziendali. Ormai si parla di "mercato del lavoro", lo chiamano così: i lavoratori - ha ribadito con tono perentorio - non sono merce, sono persone in carne e ossa, coi loro bisogni, coi loro diritti. Noi abbiamo proposte che non sono nemmeno più di sinistra, ma di buon senso: vogliamo che chi entra nel mondo del lavoro abbia i suoi diritti».
Bavaro, però, ha voluto fare una riflessione anche sull'atteggiamento dell'italiano medio, spesso indolente e refrattario a scendere per strada per rivendicare i suoi diritti, e su parte della sinistra, che non sarebbe stata capace di intercettare le vere necessità di tantissimi giovani: «Sul Jobs Act in Francia hanno bloccato il Paese, in Italia invece un pezzo di sinistra si è addormentato.
La questione giovanile oggi è enorme: gente con lauree e master che ha solo il lavoro di cercare lavoro. A molti di noi - ha detto calandosi nella realtà di tanti suoi amici, di ragazzi giovinazzesi e del Sud Italia in genere - ci mantengono le nostre famiglie. 50.000 giovani lasciano ogni anno l'Italia: è immorale».
Il Segretario regionale di Sinistra Italiana si è successivamente soffermato sugli "spot" di una parte della destra italiana, sula presunta difesa del Made in Italy: «Salvini dice di volerlo difendere, loro sono la destra che sta con le aziende, che sono per la difesa del prodotto italiano. Sono solo chiacchiere! Nel 2005, Governo guidato da Silvio Berlusconi, hanno raggiunto un accordo per l'importazione di tonnellate di olio tunisino in Italia.
Nel 2010 hanno ratificato l'ingresso di arance dal Marocco, nel 2011 quello delle vongole straniere in Italia e del riso cambogiano. La nostra proposta per le imprese - ha sottolineato - è invece semplice: investimenti pubblici, perché con quelli e con un'idea di una economia che punta alla riconversione ecologica possiamo cambiare il Paese e lo rimettiamo a posto».
Infine la chiosa dal candidato di Liberi e Uguali, che vuol essere da stimolo a tornare all'impegno, alla lotta di civiltà: «Siamo al punto in cui siamo anche perché abbiamo supinamente accettato di starci, la politica stessa si è genuflessa alla finanza. La cinghia non si può più stringere - ha concluso Bavaro -: lo slogan "Su la testa!" è rivolto alla gente e non alla classe dirigente. Dobbiamo ridisegnare questo Paese nell'interesse dei molti e non dei pochi».