Cronaca
È morto Maradona, è morto il calcio
Sgomento per la notizia e il ricordo dei giovinazzesi
Giovinazzo - giovedì 26 novembre 2020
00.01
«...la va a tocar para Diego, ahí la tiene Maradona, lo marcan dos, pisa la pelota Maradona, arranca por la derecha el genio del fútbol mundial, y deja el tendal y va a tocar para Burruchaga... ¡Siempre Maradona! ¡Genio! ¡Genio! ¡Genio! ta-ta-ta-ta-ta-ta... Goooooool... Gooooool... ¡Quiero llorar! ¡Dios Santo, viva el fútbol! ¡Golaaaaaaazooooooo! ¡Diegooooooool! ¡Maradona! Es para llorar, perdónenme ... Maradona, en una corrida memorable, en la jugada de todos los tiempos... barrilete cósmico... ¿de qué planeta viniste? ¡Para dejar en el camino a tanto inglés! ¡Para que el país sea un puño apretado, gritando por Argentina!... Argentina 2 - Inglaterra 0... Diegol, Diegol, Diego Armando Maradona... Gracias Dios, por el fútbol, por Maradona, por estas lágrimas, por este Argentina 2 - Inglaterra 0.»
Nella storia del calcio mondiale c'è quella incredibile galoppata che lo ha consacrato come il Pibe de Oro, l'inarrivabile Diego Armando Maradona, che da ieri è nell'Olimpo degli Dei dello Sport di ogni tempo. E la radiocronaca di Victor Hugo Morales, uruguaiano di nascita ed argentino di adozione, in quell'Inghilterra-Argentina 1-2 dei Mondiali del 1986, ne è la celebrazione perfetta, lo sublima e lo eleva oltre il mito.
«Genio! ¡Genio! ¡Genio! ta-ta-ta-ta-ta-ta... Goooooool... Gooooool... » e fu subito storia, senza esitazioni. Della radiotelevisione e dello sport. Maradona piegava quelli che si erano ritenuti a lungo i maestri del football e di fatto apriva all'Argentina dei tanti italiani emigrati le porte della seconda (è più vera) Coppa del Mondo ( qui il video ).
Se ne è andato Maradona, a 60 anni ha lasciato orfani i tantissimi suoi fans nel mondo, quelli che tifano per il suo Napoli e quelli che lo hanno sempre visto come un avversario. Se ne è andato il più grande (non lo sapremo mai se con Pelè), troppo presto, con il cuore che non ha retto dopo essere uscito dall'ospedale in seguito ad un delicato intervento alla testa.
Era resuscitato più volte, osserva correttamente Maurizio Nicita dalle pagine on line della Gazzetta dello Sport, perché Maradona ha vissuto tutto al limite e non se ne è curato. Un dribbling dopo l'altro alla vita, fino all'ultimo bivio. Il tratto indio e lo spirito di chi vive sempre al massimo.
Maradona se ne è andato il 25 novembre, proprio come il nordirlandese George Best, un altro Dio laico del calcio, venuto a mancare nel 2005 dopo una vita passata tra gli eccessi.
Diego è stato la poesia del calcio e tra gli infiniti sprechi di quello moderno, oggi piegato anch'esso dalla pandemia, vien da pensare che i 15 miliardi di lire che lo portarono a dare dignità e blasone alla Napoli calcistica, oggi sarebbero molti di più. Molti molti di più, visti quelli "buttati" per tanti personaggi in cerca d'autore su un rettangolo verde di cui pullulano le rose delle nostre squadre.
QUEL BARI-NAPOLI 1-1
Per chi ama i colori biancorossi del Bari, Diego Armando Maradona è forse legato ad un match preciso, la sfida del "Della Vittoria" della stagione 1989/1990 (in foto il Pibe con Giovanni "Giuann" Loseto), quando a marcarlo ci pensò l'inossidabile molfettese Angelo Terracenere. Almeno fino al 52° minuto, quando venne espulso. All'83° il genio decise che di botte ne aveva prese tante e via, con un cross in rovesciata verso Carnevale, colpevolmente lasciato solo al centro dell'area di rigore. Gol, 1-1, svanito il sogno di un successo contro la squadra che sarebbe diventata campione d'Italia per la seconda volta nella storia e crollo di una balaustra in curva Sud dove erano assiepati i tifosi partenopei. Da lì in poi il rapporto baresi-napoletani sarebbe divenuto conflittuale ( qui il video).
Con Diego che va via è morto il calcio di chi ha iniziato ad amarlo negli anni '80 e '90. È morto il calcio o la parte più romantica di esso.
Tommaso Depalma, Sindaco: «Avere la mia età, non è solo uno svantaggio per non essere più giovane, ma mi permette di rientrare fra coloro che hanno visto giocare questo fuoriclasse inarrivabile.
Gioie e dolori senza limiti. Grazie Diego».
Nicola Turturro, fondatore Bari Club Giovinazzo: «Il più forte di sempre, il Dio del calcio, nessuno mai come te. Fai buon viaggio Diego e grazie per le splendide ed infinite emozioni che ci hai regalato».
Giangaetano Tortora, Giovinazzo.Tv : «Da piccolo l'ho sempre considerato il più grande rivale, sia col Napoli che con la nazionale. Ovviamente non mi stava simpatico. Ma una cosa è certa: non ha mai mancato di rispetto ai suoi avversari.
Addio rivale, ma fuoriclasse e genio assoluto di un calcio che non esiste più!!!».
Alessandro Cavaliere, tifoso napoletano ed artista: «Napoli esplose quel giorno del luglio 1984 quando arrivò. E cambiò, non so dire come o perché, ero piccolo, ma cambiò la consapevolezza di se stessa. E poi in campo, al San Paolo, il mio ricordo di Diego è legato alla punizione in area di rigore contro la Juventus, che ci fece vincere e piegò la fisica alla legge di Maradona. Infine i festeggiamenti per il primo scudetto: vivevo al Vomero, quartiere residenziale, e decidemmo tutti di scendere nella Napoli più popolare. Ho in mente la pasta e fagioli data dai bassi a chiunque e una Napoli tutta azzurra. E da allora Diego è nel nostro DNA, amato e odiato, uno in campo e cento fuori. Ma oggi piangiamo l'uomo che fu capace di diventare talmente popolare che tutt'oggi ci sono altarini laici dedicati a lui nella mia città d'origine».
Nella storia del calcio mondiale c'è quella incredibile galoppata che lo ha consacrato come il Pibe de Oro, l'inarrivabile Diego Armando Maradona, che da ieri è nell'Olimpo degli Dei dello Sport di ogni tempo. E la radiocronaca di Victor Hugo Morales, uruguaiano di nascita ed argentino di adozione, in quell'Inghilterra-Argentina 1-2 dei Mondiali del 1986, ne è la celebrazione perfetta, lo sublima e lo eleva oltre il mito.
«Genio! ¡Genio! ¡Genio! ta-ta-ta-ta-ta-ta... Goooooool... Gooooool... » e fu subito storia, senza esitazioni. Della radiotelevisione e dello sport. Maradona piegava quelli che si erano ritenuti a lungo i maestri del football e di fatto apriva all'Argentina dei tanti italiani emigrati le porte della seconda (è più vera) Coppa del Mondo ( qui il video ).
Se ne è andato Maradona, a 60 anni ha lasciato orfani i tantissimi suoi fans nel mondo, quelli che tifano per il suo Napoli e quelli che lo hanno sempre visto come un avversario. Se ne è andato il più grande (non lo sapremo mai se con Pelè), troppo presto, con il cuore che non ha retto dopo essere uscito dall'ospedale in seguito ad un delicato intervento alla testa.
Era resuscitato più volte, osserva correttamente Maurizio Nicita dalle pagine on line della Gazzetta dello Sport, perché Maradona ha vissuto tutto al limite e non se ne è curato. Un dribbling dopo l'altro alla vita, fino all'ultimo bivio. Il tratto indio e lo spirito di chi vive sempre al massimo.
Maradona se ne è andato il 25 novembre, proprio come il nordirlandese George Best, un altro Dio laico del calcio, venuto a mancare nel 2005 dopo una vita passata tra gli eccessi.
Diego è stato la poesia del calcio e tra gli infiniti sprechi di quello moderno, oggi piegato anch'esso dalla pandemia, vien da pensare che i 15 miliardi di lire che lo portarono a dare dignità e blasone alla Napoli calcistica, oggi sarebbero molti di più. Molti molti di più, visti quelli "buttati" per tanti personaggi in cerca d'autore su un rettangolo verde di cui pullulano le rose delle nostre squadre.
QUEL BARI-NAPOLI 1-1
Per chi ama i colori biancorossi del Bari, Diego Armando Maradona è forse legato ad un match preciso, la sfida del "Della Vittoria" della stagione 1989/1990 (in foto il Pibe con Giovanni "Giuann" Loseto), quando a marcarlo ci pensò l'inossidabile molfettese Angelo Terracenere. Almeno fino al 52° minuto, quando venne espulso. All'83° il genio decise che di botte ne aveva prese tante e via, con un cross in rovesciata verso Carnevale, colpevolmente lasciato solo al centro dell'area di rigore. Gol, 1-1, svanito il sogno di un successo contro la squadra che sarebbe diventata campione d'Italia per la seconda volta nella storia e crollo di una balaustra in curva Sud dove erano assiepati i tifosi partenopei. Da lì in poi il rapporto baresi-napoletani sarebbe divenuto conflittuale ( qui il video).
Con Diego che va via è morto il calcio di chi ha iniziato ad amarlo negli anni '80 e '90. È morto il calcio o la parte più romantica di esso.
IL RICORDO DEI GIOVINAZZESI
Tommaso Depalma, Sindaco: «Avere la mia età, non è solo uno svantaggio per non essere più giovane, ma mi permette di rientrare fra coloro che hanno visto giocare questo fuoriclasse inarrivabile.
Gioie e dolori senza limiti. Grazie Diego».
Nicola Turturro, fondatore Bari Club Giovinazzo: «Il più forte di sempre, il Dio del calcio, nessuno mai come te. Fai buon viaggio Diego e grazie per le splendide ed infinite emozioni che ci hai regalato».
Giangaetano Tortora, Giovinazzo.Tv : «Da piccolo l'ho sempre considerato il più grande rivale, sia col Napoli che con la nazionale. Ovviamente non mi stava simpatico. Ma una cosa è certa: non ha mai mancato di rispetto ai suoi avversari.
Addio rivale, ma fuoriclasse e genio assoluto di un calcio che non esiste più!!!».
Alessandro Cavaliere, tifoso napoletano ed artista: «Napoli esplose quel giorno del luglio 1984 quando arrivò. E cambiò, non so dire come o perché, ero piccolo, ma cambiò la consapevolezza di se stessa. E poi in campo, al San Paolo, il mio ricordo di Diego è legato alla punizione in area di rigore contro la Juventus, che ci fece vincere e piegò la fisica alla legge di Maradona. Infine i festeggiamenti per il primo scudetto: vivevo al Vomero, quartiere residenziale, e decidemmo tutti di scendere nella Napoli più popolare. Ho in mente la pasta e fagioli data dai bassi a chiunque e una Napoli tutta azzurra. E da allora Diego è nel nostro DNA, amato e odiato, uno in campo e cento fuori. Ma oggi piangiamo l'uomo che fu capace di diventare talmente popolare che tutt'oggi ci sono altarini laici dedicati a lui nella mia città d'origine».