Vita di città
Monsignor Martella: «Non lasciate chiusi i gioielli artistici»
Le forti affermazioni del prelato al ritorno a San Domenico del "San Felice in Cattedra"
Giovinazzo - sabato 14 febbraio 2015
09.30
«Non lasciate sotto chiave i tanti gioielli giovinazzesi. Le nuove generazioni non devono essere private del godimento della storia dell'arte». Parole di mons. Luigi Martella, vescovo della diocesi Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi, Ruvo di Puglia nella serata che ha visto il rientro nella parrocchia di San Domenico del "San Felice in Cattedra", il dipinto del 1542 attribuito al genio rinascimentale di Lorenzo Lotto.
Il prelato ha inteso così dare una direzione ben precisa alla comunità giovinazzese in fatto di patrimonio artistico. Non si può più continuare ad ignorare un simile tesoro che Giovinazzo ha in loco e così anche monsignore ha ribadito un punto di vista fermo, che non ammette interpretazioni di sorta. Starà al clero locale, talvolta nel mirino dei contestatori, anche se non sempre a ragione, dare una sterzata nel senso indicato dalla guida spirituale diocesana. Le chiesette confraternali, quella del Padre Eterno e l'altra di Santa Lucia nell'agro verso Terlizzi, la stessa Concattedrale custodiscono, o rappresentano esse stesse, secoli di storia ed opere d'arte di pregio e devono essere aperte al pubblico il più possibile. Nell'esortazione di mons. Martella c'è poi una ulteriore indicazione preziosa: aprire il patrimonio artistico ai giovani. La sensibilità mostrata da alcuni sacerdoti, primi fra tutti don Pietro Rubini e padre Francesco Depalo di San Domenico, potrebbe fare la differenza rispetto al passato.
Giovinazzo gode in questi mesi anche di un ritrovato (ma non semplice) dialogo tra amministratori locali, in primis l'assessora alla Cultura, Marianna Paladino, laureata in Storia dell'Arte, e le confraternite. Già il periodo natalizio ha dato i suoi frutti con l'iniziativa "Chiese aperte", ora è il momento di alzare il passo in vista della stagione primaverile ed estiva. Quello che è di tutti, inteso come patrimonio universale di bellezza e storia, non può essere appannaggio di pochi. Il dialogo tra più componenti serve a questo, ma ora è tempo di portare risultati, quelli mancati in passato. Monsignor Martella ha aperto la via, senza reticenza alcuna ha di fatto sgomberato il campo da tutti gli alibi che qualcuno si era costruito nel tempo. La volontà delle istituzioni locali c'è tutta e quindi il processo è avviato. Mai più sotto chiave per periodi lunghi, ma quasi sempre fruibili a turisti che debbano essere accompagnati e sorvegliati nel modo opportuno. Accoglienza intelligente vuol dire questo.
E Giovinazzo finalmente può uscire dalla fase dei protagonismi provinciali per affacciarsi alla stagione del bello a portata di tutti.
Il prelato ha inteso così dare una direzione ben precisa alla comunità giovinazzese in fatto di patrimonio artistico. Non si può più continuare ad ignorare un simile tesoro che Giovinazzo ha in loco e così anche monsignore ha ribadito un punto di vista fermo, che non ammette interpretazioni di sorta. Starà al clero locale, talvolta nel mirino dei contestatori, anche se non sempre a ragione, dare una sterzata nel senso indicato dalla guida spirituale diocesana. Le chiesette confraternali, quella del Padre Eterno e l'altra di Santa Lucia nell'agro verso Terlizzi, la stessa Concattedrale custodiscono, o rappresentano esse stesse, secoli di storia ed opere d'arte di pregio e devono essere aperte al pubblico il più possibile. Nell'esortazione di mons. Martella c'è poi una ulteriore indicazione preziosa: aprire il patrimonio artistico ai giovani. La sensibilità mostrata da alcuni sacerdoti, primi fra tutti don Pietro Rubini e padre Francesco Depalo di San Domenico, potrebbe fare la differenza rispetto al passato.
Giovinazzo gode in questi mesi anche di un ritrovato (ma non semplice) dialogo tra amministratori locali, in primis l'assessora alla Cultura, Marianna Paladino, laureata in Storia dell'Arte, e le confraternite. Già il periodo natalizio ha dato i suoi frutti con l'iniziativa "Chiese aperte", ora è il momento di alzare il passo in vista della stagione primaverile ed estiva. Quello che è di tutti, inteso come patrimonio universale di bellezza e storia, non può essere appannaggio di pochi. Il dialogo tra più componenti serve a questo, ma ora è tempo di portare risultati, quelli mancati in passato. Monsignor Martella ha aperto la via, senza reticenza alcuna ha di fatto sgomberato il campo da tutti gli alibi che qualcuno si era costruito nel tempo. La volontà delle istituzioni locali c'è tutta e quindi il processo è avviato. Mai più sotto chiave per periodi lunghi, ma quasi sempre fruibili a turisti che debbano essere accompagnati e sorvegliati nel modo opportuno. Accoglienza intelligente vuol dire questo.
E Giovinazzo finalmente può uscire dalla fase dei protagonismi provinciali per affacciarsi alla stagione del bello a portata di tutti.