Religioni
Mons. Cornacchia stigmatizza la festa "vuota" di Halloween
Ieri la celebrazione all'interno del cimitero comunale
Giovinazzo - venerdì 3 novembre 2023
9.04
Sentitissima e partecipata.
La celebrazione eucaristica per commemorare i defunti, tenutasi ieri, 2 novembre, all'interno del cimitero comunale, davanti alla cappella, è stata ancora una volta un momento di riflessione e preghiera collettiva in cui la comunità dei fedeli giovinazzesi si è ritrovata.
Prima della liturgia della Parola, un corteo di fedeli, accompagnato dalle autorità civili e militari, dalle associazioni d'Armi, da rappresentanti del consiglio comunale e della giunta, si è recato al monumento ai caduti del mare, deponendo una corona di alloro.
La santa messa è stata officiata da Mons. Domenico Cornacchia, vescovo della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, accompagnato da tutto il clero cittadino e davanti a decine di fedeli.
LA VITA TERRENA COME PREPARAZIONE
Nella sua omelia quasi sussurrata ai presenti, da buon pastore di anime, il prelato ha sottolineato: «La morte non fa distinzione, è come una falce che miete ogni tipo di pianta senza preferenza. Il nascere ed il morire è un mistero. La vita terrena è solo un modo di vivere, poiché si vive anche dopo di essa. I nostri cari defunti sono pertanto "vivi", sono essi i nostri interlocutori. Dobbiamo comprendere di più che la vita eterna, in realtà, dipende dalla vita di quaggiù. La vita eterna sarà dunque una conseguenza di quanto faremo sulla Terra.
Faremmo bene - ha quindi esortato Mons. Cornacchia - ad origliare davanti alla tomba dei nostri cari, mettendo in pratica qualche loro ammonimento. Il Signore dice "vieni servo buono e fedele" (San Matteo) e speriamo che quelle parole possano orientare il nostro essere.
Cristo ci dice "ora vieni per godermi faccia a faccia". Chi crede in Dio non rimane deluso, il Signore ci dà dunque indicazioni per poterlo raggiungere. La morte è quindi un passaggio naturale tra ciò che siamo e ciò che dovremmo essere. Citando don Tonino Bello "la morte è un portone che si spalanca"».
LA DURA PRESA DI POSIZIONE CONTRO HALLOWEEN
Monsignor Cornacchia ha quindi ammonito i presenti a prendere le distanze da feste commerciali, vuote, che purtroppo "prendono in giro la morte" che è invece cosa serissima e che va rispettata: «In questi giorni ci si è presi gioco della morte. Ecco, come si può ridicolizzare un passaggio così importante? Molti hanno fatto festa, ma mancava il festeggiato, cioè l'Autore della vita, Colui attraverso il quale si arriva alla Luce. Nostro Signore è venuto per farci comprendere come la morte più pericolosa sia dunque quella dei sentimenti, dell'animo. Il pensiero della morte, invece, per noi cristiani deve essere un aiuto a meglio vivere».
Il vescovo sul finire ha rivolto una preghiera affinché i governanti prendano le giuste decisioni, senza pensare di poter «disporre della vita e della morte altrui». Un ammonimento che ha richiamato alle tristi cronache di guerra di queste settimane, pensiero ripreso in chiusura di celebrazione dal vicario foraneo, don Luigi Caravella, che ha rivolto un pensiero alle martoriate popolazioni che subiscono gli effetti devastanti della guerra, negazione della via indicata da Dio che è sempre l'amore.
La celebrazione eucaristica per commemorare i defunti, tenutasi ieri, 2 novembre, all'interno del cimitero comunale, davanti alla cappella, è stata ancora una volta un momento di riflessione e preghiera collettiva in cui la comunità dei fedeli giovinazzesi si è ritrovata.
Prima della liturgia della Parola, un corteo di fedeli, accompagnato dalle autorità civili e militari, dalle associazioni d'Armi, da rappresentanti del consiglio comunale e della giunta, si è recato al monumento ai caduti del mare, deponendo una corona di alloro.
La santa messa è stata officiata da Mons. Domenico Cornacchia, vescovo della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, accompagnato da tutto il clero cittadino e davanti a decine di fedeli.
LA VITA TERRENA COME PREPARAZIONE
Nella sua omelia quasi sussurrata ai presenti, da buon pastore di anime, il prelato ha sottolineato: «La morte non fa distinzione, è come una falce che miete ogni tipo di pianta senza preferenza. Il nascere ed il morire è un mistero. La vita terrena è solo un modo di vivere, poiché si vive anche dopo di essa. I nostri cari defunti sono pertanto "vivi", sono essi i nostri interlocutori. Dobbiamo comprendere di più che la vita eterna, in realtà, dipende dalla vita di quaggiù. La vita eterna sarà dunque una conseguenza di quanto faremo sulla Terra.
Faremmo bene - ha quindi esortato Mons. Cornacchia - ad origliare davanti alla tomba dei nostri cari, mettendo in pratica qualche loro ammonimento. Il Signore dice "vieni servo buono e fedele" (San Matteo) e speriamo che quelle parole possano orientare il nostro essere.
Cristo ci dice "ora vieni per godermi faccia a faccia". Chi crede in Dio non rimane deluso, il Signore ci dà dunque indicazioni per poterlo raggiungere. La morte è quindi un passaggio naturale tra ciò che siamo e ciò che dovremmo essere. Citando don Tonino Bello "la morte è un portone che si spalanca"».
LA DURA PRESA DI POSIZIONE CONTRO HALLOWEEN
Monsignor Cornacchia ha quindi ammonito i presenti a prendere le distanze da feste commerciali, vuote, che purtroppo "prendono in giro la morte" che è invece cosa serissima e che va rispettata: «In questi giorni ci si è presi gioco della morte. Ecco, come si può ridicolizzare un passaggio così importante? Molti hanno fatto festa, ma mancava il festeggiato, cioè l'Autore della vita, Colui attraverso il quale si arriva alla Luce. Nostro Signore è venuto per farci comprendere come la morte più pericolosa sia dunque quella dei sentimenti, dell'animo. Il pensiero della morte, invece, per noi cristiani deve essere un aiuto a meglio vivere».
Il vescovo sul finire ha rivolto una preghiera affinché i governanti prendano le giuste decisioni, senza pensare di poter «disporre della vita e della morte altrui». Un ammonimento che ha richiamato alle tristi cronache di guerra di queste settimane, pensiero ripreso in chiusura di celebrazione dal vicario foraneo, don Luigi Caravella, che ha rivolto un pensiero alle martoriate popolazioni che subiscono gli effetti devastanti della guerra, negazione della via indicata da Dio che è sempre l'amore.