Chiesa locale
Mons. Cornacchia apre il Giubileo a Giovinazzo - FOTO e VIDEO
Il prelato: «Sia tempo opportuno per cambiare più noi che gli altri»
Giovinazzo - martedì 7 gennaio 2025
14.23
Si è aperto ieri, lunedì 6 gennaio, giorno dell'Epifania, il cammino giubilare nella città di Giovinazzo. Ad officiare il rito nella Concattedrale di Santa Maria Assunta, accompagnato da tutto il clero cittadino, il vescovo della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, S.E. Mons. Domenico Cornacchia.
La celebrazione si è aperta in fondo alla navata centrale, nei pressi del portale d'ingresso di via Marina, con la preghiera solenne, un vera invocazione al Signore affinché guidi il suo popolo in questo Anno Santo, e con l'ostentazione del Crocifisso della Confraternita del SS Sacramento.
Quello cattolico, dunque, dovrà essere in questo 2025 un popolo in cammino, un popolo pellegrino nel senso più alto della parola, che deve cercare Dio, che - come ha ricordato lo stesso vescovo - «conosce già la meta e questo aspetto lo differenzia dal turista».
Durante la celebrazione eucaristica, a cui hanno assistito le autorità civili e militari, nonché le rappresentanze dei pii sodalizi e delle confraternite locali, Monsignor Cornacchia ha rimarcato a più riprese l'importanza della speranza come elemento cardine per vivere a pieno l'anno giubilare.
«Siamo chiamati - ha evidenziato il vescovo - ad essere pellegrini di speranza. Proprio in questo giorno dobbiamo ricordarci che i Magi sono il vero esempio di "cercatori di Dio". Il Signore infatti si fa trovare sempre da chi lo cerca. La peregrinazione è bisogno insopprimibile di ricerca del Dio che è Padre. Il pellegrino conosce dunque la meta, non come il semplice turista, e in questo tempo non c'è nessun rito magico che porti all'indulgenza. La vera porta da varcare - è stata la sottolineatura contro false credenze - è il Cristo che abbiamo ostentato oggi, simbolo di amore senza fine. Egli ci invita tutti a prender parte al suo banchetto, acquisendo i frutti della redenzione. Tuttavia ci che le nostre azione siano probe, che siano a Lui gradite. Ed a questo convivio - è stata la metafora spesso utilizzata nei Vangeli - dobbiamo entrare con l'abito della festa, un abito interiore poiché è l'animo che dev'essere irreprensibile. Citando Sant'Agostino - ha quindi rimarcato Cornacchia - "l'Anno Santo non è fare cose nuove, ma farle in modo nuovo"».
La necessità dell'Anno giubilare è dunque portare Dio e «diffonderne la luce, lo splendore, il profumo che emana dalla sue parole». Quindi un buon cattolico, ha concluso Mons. Domenico Cornacchia, «cercare il Paradiso non è cercare l'egolatria, ma incamminarsi - per citare don Tonino Bello - sulla mulattiera che porta al Calvario. Bisogna dunque sforzarci di entrare dalla porta stretta. Il Giubileo sia dunque tempo opportuno per cambiare più noi che gli altri».
E dunque l'anno giubilare in Concattedrale ha aperto ai giovinazzesi la porta ideale di un tempo di preghiera in cui i cristiani siano «una vera e luminosa Stella Cometa, che irradia luce e non offende la vista di nessuno».
Al termine della celebrazione eucaristica, a cui hanno partecipato anche padre Francesco Depalo, amministratore della Concattedrale, don Luigi Ziccolella, parroco dell'Immacolata, e don Cesare Pisani, parroco di Sant'Agostino e vicario foraneo, quest'ultimo ha ribadito la gratitudine nei confronti del vescovo e di quanti, laici ed ecclesiastici, hanno reso possibile una giornata in cui l'intera comunità cattolica si è ritrovata unita nella fede in Cristo.
Di spessore l'animazione musicale del coro delle parrocchie cittadine, diretto dal M° Giuseppe Piccinini.
La celebrazione si è aperta in fondo alla navata centrale, nei pressi del portale d'ingresso di via Marina, con la preghiera solenne, un vera invocazione al Signore affinché guidi il suo popolo in questo Anno Santo, e con l'ostentazione del Crocifisso della Confraternita del SS Sacramento.
Quello cattolico, dunque, dovrà essere in questo 2025 un popolo in cammino, un popolo pellegrino nel senso più alto della parola, che deve cercare Dio, che - come ha ricordato lo stesso vescovo - «conosce già la meta e questo aspetto lo differenzia dal turista».
Durante la celebrazione eucaristica, a cui hanno assistito le autorità civili e militari, nonché le rappresentanze dei pii sodalizi e delle confraternite locali, Monsignor Cornacchia ha rimarcato a più riprese l'importanza della speranza come elemento cardine per vivere a pieno l'anno giubilare.
«Siamo chiamati - ha evidenziato il vescovo - ad essere pellegrini di speranza. Proprio in questo giorno dobbiamo ricordarci che i Magi sono il vero esempio di "cercatori di Dio". Il Signore infatti si fa trovare sempre da chi lo cerca. La peregrinazione è bisogno insopprimibile di ricerca del Dio che è Padre. Il pellegrino conosce dunque la meta, non come il semplice turista, e in questo tempo non c'è nessun rito magico che porti all'indulgenza. La vera porta da varcare - è stata la sottolineatura contro false credenze - è il Cristo che abbiamo ostentato oggi, simbolo di amore senza fine. Egli ci invita tutti a prender parte al suo banchetto, acquisendo i frutti della redenzione. Tuttavia ci che le nostre azione siano probe, che siano a Lui gradite. Ed a questo convivio - è stata la metafora spesso utilizzata nei Vangeli - dobbiamo entrare con l'abito della festa, un abito interiore poiché è l'animo che dev'essere irreprensibile. Citando Sant'Agostino - ha quindi rimarcato Cornacchia - "l'Anno Santo non è fare cose nuove, ma farle in modo nuovo"».
La necessità dell'Anno giubilare è dunque portare Dio e «diffonderne la luce, lo splendore, il profumo che emana dalla sue parole». Quindi un buon cattolico, ha concluso Mons. Domenico Cornacchia, «cercare il Paradiso non è cercare l'egolatria, ma incamminarsi - per citare don Tonino Bello - sulla mulattiera che porta al Calvario. Bisogna dunque sforzarci di entrare dalla porta stretta. Il Giubileo sia dunque tempo opportuno per cambiare più noi che gli altri».
E dunque l'anno giubilare in Concattedrale ha aperto ai giovinazzesi la porta ideale di un tempo di preghiera in cui i cristiani siano «una vera e luminosa Stella Cometa, che irradia luce e non offende la vista di nessuno».
Al termine della celebrazione eucaristica, a cui hanno partecipato anche padre Francesco Depalo, amministratore della Concattedrale, don Luigi Ziccolella, parroco dell'Immacolata, e don Cesare Pisani, parroco di Sant'Agostino e vicario foraneo, quest'ultimo ha ribadito la gratitudine nei confronti del vescovo e di quanti, laici ed ecclesiastici, hanno reso possibile una giornata in cui l'intera comunità cattolica si è ritrovata unita nella fede in Cristo.
Di spessore l'animazione musicale del coro delle parrocchie cittadine, diretto dal M° Giuseppe Piccinini.