Cultura
Maria Pia Piscitelli porta il nome di Giovinazzo sui palchi di Madrid
Intervista al soprano, recentemente in scena al Teatro Real della capitale spagnola nell'opera lirica "Un ballo in maschera"
Mondo - lunedì 19 ottobre 2020
14.00
La vita culturale ha ripreso il suo corso, seppur con cautela e attenzione, a piccoli passi. Il virus ci ha condotto in un nuovo mondo da vivere con grande senso di responsabilità.
Il soprano giovinazzese Maria Pia Piscitelli ha parlato, nell'intervista che ci ha rilasciato, di come si può affrontare un'esperienza di pubblico spettacolo in teatro, rispettando il protocollo anti-covid di modo che la cultura, l'arte e la musica possano pian piano riprendersi dal crollo e dagli effetti del lungo stop a causa del Covid. Piscitelli ha partecipato a svariati eventi estivi e nei giorni scorsi è stata protagonista dell'opera lirica "Un ballo in maschera" sul proscenio del prestigioso Teatro Real di Madrid.
Come sta vivendo quest'esperienza? E come procede la ripresa dell'attività operistica?
Il teatro Real di Madrid mi ha invitato per l'inaugurazione della stagione con l'opera "Un ballo in maschera" di Giuseppe Verdi. Ho accettato malgrado si fosse nel momento più critico dell'emergenza sanitaria. Il teatro madrileno è stato forse fra i primi, nel panorama internazionale, a riaprire i battenti e lo ha fatto - a partire dal mese di luglio - rispettando scrupolosamente tutti i protocolli previsti dalla legge.
Noi artisti, ogni settimana, siamo stati sottoposti al tampone per evitare contagi, di modo che la situazione fosse sotto costante controllo. All'ingresso in teatro abbiamo sostituito la nostra mascherina con quella nuova fornita dagli organizzatori e una telecamera-scanner ci ha misurato la temperatura. Dopo aver igienizzato le mani abbiamo trascorso tutto il tempo delle prove indossando la mascherina, naturalmente con l'eccezione dei momenti in cui siamo stati impegnati nel canto.
Procedure rigorose che hanno riguardato anche la messa in scena...
Abbiamo rispettato il distanziamento. Nei duetti d'amore, per esempio, i cantanti non si sono toccati, né abbracciati, né baciati e così nelle altre scene. Questa regìa appena conclusa dell'opera verdiana "Un ballo in maschera" ha dato prova di rispettare le normative. Perfino al termine, nel ricevere gli applausi del pubblico, abbiamo evitato di prenderci per mano. Credo proprio che, pur rispettando il protocollo, si possa allestire uno spettacolo e raccontare una storia suscitando emozioni. Noi abbiamo dimostrato che anche sul palcoscenico, in platea e dietro le quinte, mantenendo le distanze previste, si può fare teatro.
Nonostante la lunga attesa per la ripresa dell'attività di pubblico spettacolo che rappresenta l'essenza della sua vita come di tantissimi altri artisti, si vive una fase di preoccupazione per il virus. È difficile conciliare la sfera artistica con le esigenze sanitarie in un momento del genere?
Conciliare l'epidemia con l'attività di pubblico spettacolo è un problema che va risolto. Noi non possiamo che far sentire la nostra voce, far partire qualche protesta sperando che qualcuno l'ascolti. La vedo molto difficile perché i lavoratori dello spettacolo sono penalizzati. Sappiamo che c'è stata una grande manifestazione, il flash mob "Bauli in piazza" a Milano davanti al Duomo: i lavoratori dello spettacolo hanno fatto sentire la loro voce perché limitare l'accesso agli eventi al chiuso a duecento spettatori significa chiudere i teatri. Confidiamo in un ripensamento e in un aumento della capienza.
Cosa farà, fra pochi giorni, al suo rientro a Giovinazzo? In Italia il contagio è in aumento..
Mi sottoporrò al tampone e seguirò quello che la legge prevede. Non sappiamo esattamente cosa succederà, ormai viviamo alla giornata, io per prima non so quando riprenderò la mia attività; alcuni progetti e contratti purtroppo sono stati cancellati durante il lockdown ma se non conosciamo le intenzioni dei prossimi provvedimenti normativi diventa difficile pianificare. Temo si finisca per organizzare spettacoli a macchia di leopardo. Dovremo attendere una diminuzione dei contagi.
Il soprano giovinazzese Maria Pia Piscitelli ha parlato, nell'intervista che ci ha rilasciato, di come si può affrontare un'esperienza di pubblico spettacolo in teatro, rispettando il protocollo anti-covid di modo che la cultura, l'arte e la musica possano pian piano riprendersi dal crollo e dagli effetti del lungo stop a causa del Covid. Piscitelli ha partecipato a svariati eventi estivi e nei giorni scorsi è stata protagonista dell'opera lirica "Un ballo in maschera" sul proscenio del prestigioso Teatro Real di Madrid.
Come sta vivendo quest'esperienza? E come procede la ripresa dell'attività operistica?
Il teatro Real di Madrid mi ha invitato per l'inaugurazione della stagione con l'opera "Un ballo in maschera" di Giuseppe Verdi. Ho accettato malgrado si fosse nel momento più critico dell'emergenza sanitaria. Il teatro madrileno è stato forse fra i primi, nel panorama internazionale, a riaprire i battenti e lo ha fatto - a partire dal mese di luglio - rispettando scrupolosamente tutti i protocolli previsti dalla legge.
Noi artisti, ogni settimana, siamo stati sottoposti al tampone per evitare contagi, di modo che la situazione fosse sotto costante controllo. All'ingresso in teatro abbiamo sostituito la nostra mascherina con quella nuova fornita dagli organizzatori e una telecamera-scanner ci ha misurato la temperatura. Dopo aver igienizzato le mani abbiamo trascorso tutto il tempo delle prove indossando la mascherina, naturalmente con l'eccezione dei momenti in cui siamo stati impegnati nel canto.
Procedure rigorose che hanno riguardato anche la messa in scena...
Abbiamo rispettato il distanziamento. Nei duetti d'amore, per esempio, i cantanti non si sono toccati, né abbracciati, né baciati e così nelle altre scene. Questa regìa appena conclusa dell'opera verdiana "Un ballo in maschera" ha dato prova di rispettare le normative. Perfino al termine, nel ricevere gli applausi del pubblico, abbiamo evitato di prenderci per mano. Credo proprio che, pur rispettando il protocollo, si possa allestire uno spettacolo e raccontare una storia suscitando emozioni. Noi abbiamo dimostrato che anche sul palcoscenico, in platea e dietro le quinte, mantenendo le distanze previste, si può fare teatro.
Nonostante la lunga attesa per la ripresa dell'attività di pubblico spettacolo che rappresenta l'essenza della sua vita come di tantissimi altri artisti, si vive una fase di preoccupazione per il virus. È difficile conciliare la sfera artistica con le esigenze sanitarie in un momento del genere?
Conciliare l'epidemia con l'attività di pubblico spettacolo è un problema che va risolto. Noi non possiamo che far sentire la nostra voce, far partire qualche protesta sperando che qualcuno l'ascolti. La vedo molto difficile perché i lavoratori dello spettacolo sono penalizzati. Sappiamo che c'è stata una grande manifestazione, il flash mob "Bauli in piazza" a Milano davanti al Duomo: i lavoratori dello spettacolo hanno fatto sentire la loro voce perché limitare l'accesso agli eventi al chiuso a duecento spettatori significa chiudere i teatri. Confidiamo in un ripensamento e in un aumento della capienza.
Cosa farà, fra pochi giorni, al suo rientro a Giovinazzo? In Italia il contagio è in aumento..
Mi sottoporrò al tampone e seguirò quello che la legge prevede. Non sappiamo esattamente cosa succederà, ormai viviamo alla giornata, io per prima non so quando riprenderò la mia attività; alcuni progetti e contratti purtroppo sono stati cancellati durante il lockdown ma se non conosciamo le intenzioni dei prossimi provvedimenti normativi diventa difficile pianificare. Temo si finisca per organizzare spettacoli a macchia di leopardo. Dovremo attendere una diminuzione dei contagi.