Vita di città
Luciano Pignatelli, l'eroe inconsapevole esempio di dignità
Ieri la cerimonia che ne ha ricordato il sacrificio in servizio a 32 anni dalla morte
Giovinazzo - giovedì 5 dicembre 2019
05.30
«Quello di oggi (ieri, ndr) non è un atto meramente formale. È la celebrazione della memoria di un eroe inconsapevole, che ci ha insegnato un valore assoluto come la dignità. La dignità che ciascun Carabiniere deve avere nell'indossare quella divisa che tanto significa per la nostra gente».
Così Antonio Galizia, presidente della locale sezione dell'Associazione Nazionale Carabinieri ha ricordato Luciano Pignatelli, Medaglia d'oro al valor militare, trucidato a sangue freddo, insieme al suo collega Carmelo Ganci, il 4 dicembre 1987 mentre era all'inseguimento di malviventi nonostante fosse fuori servizio.
Antonio Galizia, come anticipato in apertura, ha fatto riferimento al grande valore della dignità, come elemento cardine su cui si deve basare l'azione di una Carabinieri, che mai deve sporcare con alcuna condotta riprovevole o con abusi la divisa che porta. E Luciano è esempio di sacrificio per difendere la gente perbene.
La benedizione è stata affidata a Padre Michele dei Frati Cappuccini di Giovinazzo, il quale ha sottolineato come «essere un Carabiniere non può mai essere un lavoro, ma si tratta di una vocazione alla giustizia, al bene, un po' come accade per i sacerdoti».
Alla cerimonia hanno partecipato con straordinaria compostezza i familiari di Luciano Pignatelli, accompagnati dal Corpo di Polizia Locale e dai membri della locale sezione dell'Associazione Nazionale Carabinieri. Presente anche il Vicepresidente della massima assise cittadina, Pietro Sifo.
«Il dolore non si rimargina - ha spiegato il parroco - ma ricordare questo ragazzo, schivo, semplice, perbene, fa bene a noi che restiamo, più che a lui che è certamente nei Cieli col Padre. Perché la vita - ha sottolineato don Gianni - quando è donata non può che finire lì. La tenacia degli affetti, l'amore per il prossimo, l'ingegnosità della mente non possono finire con la morte terrena. La memoria di Luciano ci insegna che bisogna aggiungere vita agli anni e non anni alla vita. Lui - ha concluso - resta un riferimento per la nostra comunità, luce e stella per noi che restiamo qui».
Al termine della celebrazione eucaristica il solenne momento della lettura della preghiera alla Virgo Fidelis, letta da un emozionato Dino Amato, Comandante della locale stazione dei Carabinieri.
Sotto il nostro articolo la galleria fotografica che riassume la mattinata di ieri.
Così Antonio Galizia, presidente della locale sezione dell'Associazione Nazionale Carabinieri ha ricordato Luciano Pignatelli, Medaglia d'oro al valor militare, trucidato a sangue freddo, insieme al suo collega Carmelo Ganci, il 4 dicembre 1987 mentre era all'inseguimento di malviventi nonostante fosse fuori servizio.
LA CERIMONIA
La breve ma toccante cerimonia che gli ha reso omaggio a 32 anni dalla sua scomparsa si è svolta ieri mattina, 4 dicembre, all'interno del cimitero comunale, dove l'ANC ha deposto una corona sulla sua tomba. Prima di Galizia aveva portato i saluti dell'Amministrazione comunale il Vicesindaco Michele Sollecito, il quale ha ricordato come l'Arma dei Carabinieri ancora oggi «sia una delle poche istituzioni di cui la gente si fida ed esempi fulgidi come quello di Pignatelli dovrebbero ispirare molti giovani. Il programma comunale - ha infine ricordato - quest'anno prevede un altro momento, venerdì 6 dicembre, con la cittadinanza onoraria che sarà conferita a Capitano Ultimo, simbolo della lotta alla mafia».Antonio Galizia, come anticipato in apertura, ha fatto riferimento al grande valore della dignità, come elemento cardine su cui si deve basare l'azione di una Carabinieri, che mai deve sporcare con alcuna condotta riprovevole o con abusi la divisa che porta. E Luciano è esempio di sacrificio per difendere la gente perbene.
La benedizione è stata affidata a Padre Michele dei Frati Cappuccini di Giovinazzo, il quale ha sottolineato come «essere un Carabiniere non può mai essere un lavoro, ma si tratta di una vocazione alla giustizia, al bene, un po' come accade per i sacerdoti».
Alla cerimonia hanno partecipato con straordinaria compostezza i familiari di Luciano Pignatelli, accompagnati dal Corpo di Polizia Locale e dai membri della locale sezione dell'Associazione Nazionale Carabinieri. Presente anche il Vicepresidente della massima assise cittadina, Pietro Sifo.
LA MESSA
Dopo la cerimonia della deposizione della corona sulla tomba e la benedizione, il corteo si è spostato nella Parrocchia Immacolata, per la messa in suffragio del povero Luciano. La sua figura è stata ricordata con una toccante omelia da don Gianni Fiorentino, che ha posto l'accento sul "dono" fatto alla comunità giovinazzese dal padre e dalla madre di Luciano. Senza di lui, senza il suo gesto, Giovinazzo sarebbe stata certamente più povera.«Il dolore non si rimargina - ha spiegato il parroco - ma ricordare questo ragazzo, schivo, semplice, perbene, fa bene a noi che restiamo, più che a lui che è certamente nei Cieli col Padre. Perché la vita - ha sottolineato don Gianni - quando è donata non può che finire lì. La tenacia degli affetti, l'amore per il prossimo, l'ingegnosità della mente non possono finire con la morte terrena. La memoria di Luciano ci insegna che bisogna aggiungere vita agli anni e non anni alla vita. Lui - ha concluso - resta un riferimento per la nostra comunità, luce e stella per noi che restiamo qui».
Al termine della celebrazione eucaristica il solenne momento della lettura della preghiera alla Virgo Fidelis, letta da un emozionato Dino Amato, Comandante della locale stazione dei Carabinieri.
Sotto il nostro articolo la galleria fotografica che riassume la mattinata di ieri.