Territorio
«Lo "Sblocca Italia" esclude le regioni dalla gestione del territorio»
La rete "No Triv" lancia l’allarme e chiede il ricorso alla Corte Costituzionale
Giovinazzo - mercoledì 7 gennaio 2015
11.22
«Tutte le opere necessarie al trasporto, allo stoccaggio, al trasferimento di idrocarburi in raffineria, alle opere accessorie, ai terminali costieri e alle infrastrutture portuali strumentali allo sfruttamento di titoli concessori esistenti, comprese quelle localizzate al di fuori del perimetro delle concessioni di coltivazioni sono da ritenersi strategiche».
Così recita il decreto "Sblocca Italia", voluto dal Governo Renzi e recepita nella legge di stabilità approvata lo scorso 22 dicembre. Una legge che nei fatti esclude le Regioni da eventuali pareri vincolanti per la gestione dei loro territori. Nello specifico, le Regioni non potranno impedire le attività di ricerca di nuovi giacimenti petroliferi sia sulla terra ferma che in mare. A denunciare quello che appare essere come un sopruso sono i comitati "No Triv" che annunciano ricorsi alla Corte Costituzionale. «Oltre a rappresentare un deliberato attacco alle autonomie regionali - scrivono i comitati - quel decreto recepito nella Legge di stabilità continua a presentare evidenti problemi di legittimità costituzionale».
Tutto ruota intorno alla autorizzazioni concesse per la ricerca di nuovi giacimenti di idrocarburi nel basso Adriatico alla "Gobal Petroleum", azienda multinazionale che ha sede a Londra, che sta operando nel tratto di mare compreso tra Molfetta e Brindisi. Ricerche fortemente contestate dalle associazioni ambientaliste e dalla rete "No Triv" che nei mesi scorsi si sono mobilitate proprio per indurre il Ministero dell'Ambiente a ritirare le autorizzazioni. Contestazioni che hanno ottenuto la sospensione dell'uso dell'"Airgun", una particolare tecnica che prevede il bombardamento del fondale marino con aria compressa per consentire l'emersione di particelle di idrocarburi, fortemente destabilizzante per l'ecosistema, ma che non hanno fermato del prospezioni. Tanto che quelle ricerche, ma non solo, anche le costruzioni di oleodotti che attraversino più regioni, sono considerate dal Patto di stabilità come strategiche. Escludendo di fatto le volontà dei cittadini. Per questo la rete "No Triv" annuncia battaglia.
«Il 10 gennaio - scrivono ancora - scadono i termini per rivolgersi alla Corte Costituzionale e chiedere l'annullamento di quella norma. La legittimità costituzionale va salvaguardata, e non barattata in cambio di piccoli miglioramenti che salvaguardino alcune situazioni specifiche».
Così recita il decreto "Sblocca Italia", voluto dal Governo Renzi e recepita nella legge di stabilità approvata lo scorso 22 dicembre. Una legge che nei fatti esclude le Regioni da eventuali pareri vincolanti per la gestione dei loro territori. Nello specifico, le Regioni non potranno impedire le attività di ricerca di nuovi giacimenti petroliferi sia sulla terra ferma che in mare. A denunciare quello che appare essere come un sopruso sono i comitati "No Triv" che annunciano ricorsi alla Corte Costituzionale. «Oltre a rappresentare un deliberato attacco alle autonomie regionali - scrivono i comitati - quel decreto recepito nella Legge di stabilità continua a presentare evidenti problemi di legittimità costituzionale».
Tutto ruota intorno alla autorizzazioni concesse per la ricerca di nuovi giacimenti di idrocarburi nel basso Adriatico alla "Gobal Petroleum", azienda multinazionale che ha sede a Londra, che sta operando nel tratto di mare compreso tra Molfetta e Brindisi. Ricerche fortemente contestate dalle associazioni ambientaliste e dalla rete "No Triv" che nei mesi scorsi si sono mobilitate proprio per indurre il Ministero dell'Ambiente a ritirare le autorizzazioni. Contestazioni che hanno ottenuto la sospensione dell'uso dell'"Airgun", una particolare tecnica che prevede il bombardamento del fondale marino con aria compressa per consentire l'emersione di particelle di idrocarburi, fortemente destabilizzante per l'ecosistema, ma che non hanno fermato del prospezioni. Tanto che quelle ricerche, ma non solo, anche le costruzioni di oleodotti che attraversino più regioni, sono considerate dal Patto di stabilità come strategiche. Escludendo di fatto le volontà dei cittadini. Per questo la rete "No Triv" annuncia battaglia.
«Il 10 gennaio - scrivono ancora - scadono i termini per rivolgersi alla Corte Costituzionale e chiedere l'annullamento di quella norma. La legittimità costituzionale va salvaguardata, e non barattata in cambio di piccoli miglioramenti che salvaguardino alcune situazioni specifiche».