Corsivi
La psicosi danneggia più del virus
L'allarmismo piega l'economia. Gli effetti sono immediati
Giovinazzo - domenica 1 marzo 2020
05.00
Anche nel nostro territorio, nella nostra Puglia, nella nostra provincia, l'effetto coronavirus ha mietuto le sue vittime. Si badi, non è il virus questa volta ad essere stato letale, bensì la psicosi da virus, l'irrefrenabile desiderio di ognuno di noi di dire la propria pur non avendo competenza alcuna in materia sanitaria, arrogandoci il diritto di poter persino sconfessare la scienza in nome di chissà quale complotto superiore. Ad essere letali sono stati quegli smartphone che hanno catturato immagini decontestualizzate o sui quali le dita di ognuno di noi si sono mosse per scrivere le nostre percezioni, per alimentare dubbi e sospetti, per "informare" la propria platea o il mondo intero di qualcosa appresa per vie traverse o magari di un sentito dire.
A pagare le spese di questo sconsiderato atteggiamento sono state le persone. E poco importa se su di loro si sia abbattuto il famigerato coronavirus. Le spese le hanno pagate tutti e le stiamo pagando anche noi. In alcuni paesi del barese o della zona BAT si è scatenata la caccia all'untore. Persone riempite di insulti (i leoni da tastiera su questo sono imbattibili) per il semplice fatto di essere rientrate a casa dopo un viaggio o un periodo fuori regione.
Una seria questione sanitaria si è trasformata in accattonaggio politico da parte di chi non si è lasciato sfuggire l'occasione per fare campagna elettorale, per biasimare l'avversario politico in un momento in cui, invece, sarebbe stato più opportuno unire le forze per limitare i danni del contagio e contenere la psicosi. Invece così non è stato e le ripercussioni sull'economia sono state devastanti.
Cinema, teatri, strutture ricettive, ristoranti e luoghi solitamente affollati, nell'ultima settimana sono rimasti vuoti. Centinaia gli spettacoli, le conferenze ma anche i viaggi annullati. L'economia si è bloccata e con essa il lavoro. Perché turismo e cultura sono settori nevralgici dell'economia, in particolar modo del nostro territorio. E se si blocca l'economia il disagio diventa globale.
Un effetto domino spaventoso, quello provocato dalla psicosi del coronavirus, con danni incalcolabili per la vita di ciascuno di noi. E bene ha fatto la ConfCommercio a diffondere alcuni manifesti per sensibilizzare i cittadini a vivere la normalità anche negli acquisti. «Se si ferma l'economia, non servirà lavarsi le mani» si legge su uno dei poster fatti affiggere dall'associazione dei commercianti. «Se blocchiamo l'economia saremo tutti vittime» si legge ancora. E non hanno torto.
Un'informazione confusa e non certamente all'altezza di un momento così delicato ha contribuito a questo disagio. Ma è solo un piccolo mattoncino di un castello di colpe ben più ampio. Migliaia di medici, operatori sanitari, ricercatori, sono al lavoro per arginare i contagi e trovare una soluzione al problema sanitario. È giusto dar loro fiducia e seguire le linee di comportamento che da loro provengono. Almeno questa volta dovremmo provare ad ascoltare di più e a chiacchierare di meno. Ogni post sui social network, ogni "notizia fatta in casa" è un duro colpo inferto alla comunità. Ora più che mai ritornano alla mente le parole del cantautore Fabrizio Moro: «Prima di parlare (o di scrivere, ndr), pensa».
A pagare le spese di questo sconsiderato atteggiamento sono state le persone. E poco importa se su di loro si sia abbattuto il famigerato coronavirus. Le spese le hanno pagate tutti e le stiamo pagando anche noi. In alcuni paesi del barese o della zona BAT si è scatenata la caccia all'untore. Persone riempite di insulti (i leoni da tastiera su questo sono imbattibili) per il semplice fatto di essere rientrate a casa dopo un viaggio o un periodo fuori regione.
Una seria questione sanitaria si è trasformata in accattonaggio politico da parte di chi non si è lasciato sfuggire l'occasione per fare campagna elettorale, per biasimare l'avversario politico in un momento in cui, invece, sarebbe stato più opportuno unire le forze per limitare i danni del contagio e contenere la psicosi. Invece così non è stato e le ripercussioni sull'economia sono state devastanti.
Cinema, teatri, strutture ricettive, ristoranti e luoghi solitamente affollati, nell'ultima settimana sono rimasti vuoti. Centinaia gli spettacoli, le conferenze ma anche i viaggi annullati. L'economia si è bloccata e con essa il lavoro. Perché turismo e cultura sono settori nevralgici dell'economia, in particolar modo del nostro territorio. E se si blocca l'economia il disagio diventa globale.
Un effetto domino spaventoso, quello provocato dalla psicosi del coronavirus, con danni incalcolabili per la vita di ciascuno di noi. E bene ha fatto la ConfCommercio a diffondere alcuni manifesti per sensibilizzare i cittadini a vivere la normalità anche negli acquisti. «Se si ferma l'economia, non servirà lavarsi le mani» si legge su uno dei poster fatti affiggere dall'associazione dei commercianti. «Se blocchiamo l'economia saremo tutti vittime» si legge ancora. E non hanno torto.
Un'informazione confusa e non certamente all'altezza di un momento così delicato ha contribuito a questo disagio. Ma è solo un piccolo mattoncino di un castello di colpe ben più ampio. Migliaia di medici, operatori sanitari, ricercatori, sono al lavoro per arginare i contagi e trovare una soluzione al problema sanitario. È giusto dar loro fiducia e seguire le linee di comportamento che da loro provengono. Almeno questa volta dovremmo provare ad ascoltare di più e a chiacchierare di meno. Ogni post sui social network, ogni "notizia fatta in casa" è un duro colpo inferto alla comunità. Ora più che mai ritornano alla mente le parole del cantautore Fabrizio Moro: «Prima di parlare (o di scrivere, ndr), pensa».