Eventi e cultura
La politica di ieri e di oggi nel libro su Lozupone
Dalle scuole di partito alla improvvisazione
Giovinazzo - sabato 25 ottobre 2014
12.42
La dottrina sociale della chiesa. Questo il faro che ha guidato Vitantonio Lozupone nella sua azione politica prima come sindaco di Giovinazzo e poi come consigliere e presidente della Provincia.
È quanto emerso nel corso della presentazione de "Vitantonio Lozupone - Il governo democristiano di una periferia del Mezzogiorno" scritto da Francesco Altamura per i tipi della "Adda". Un testo che è stato presentato nella "Biblioteca dei ragazzi - Antonio Daconto" da Umberto Depalma e Isidoro Mortellaro. E insieme all'autore ospiti quali Pantaleo Binetti, consigliere comunale ai tempi della "Prima Repubblica", l'ex sindaco Antonello Natalicchio, l'attuale assessore ai servizi sociali Michele Sollecito e Nico Bavaro esponente di Sel. Con loro l'incontro è stato condotto, inevitabilmente, sul binario del confronto tra la nuova e la vecchia politica. «Oggi si è perso il senso della politica – ha esordito Mortellaro – lo stesso significato della parola sfugge. La politica da opera di servizio verso la comunità è diventata una carriera. Oggi si sono persi quei riferimenti che i politici e i partiti della generazione di Lozupone offrivano».
Meridionalista, europeista, già dal 1950 prima ancora che nascesse il "Mercato comune europeo" primo nucleo di quell'Europa che oggi conosciamo, quel sindaco guardava oltre i confini nazionali, e per certi versi innovatore, Lozupone ha segnato la storia della città riuscendo a dirottare risorse notevoli, finita la II Guerra Mondiale, per la ricostruzione di Giovinazzo. E quelle opere sono ancora visibili. Dai condomini dell'allora "Ina casa", al porto, il nuovo come è conosciuto, che una mareggiata distrusse pochi anni dopo la sua costruzione, e ancora al carcere di via Crocifisso mai entrato in funzione. «È vero che riuscì a dirottare risorse a beneficio delle periferie- ha commentato Binetti – ma è anche vero che quei finanziamenti voluti da Lozupone ma anche da tutta la sua generazione politica, hanno contribuito a far nascere quel debito pubblico che poi è esploso nell'era craxiana e di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze». Altri tempi e altri modi di amministrare. Soprattutto un quadro legislativo che metteva al centro lo sviluppo economico dei territori. L'ex sindaco da questo punto di vista è stato lungimirante.
Da presidente della Provincia ha gettato le basi per la realizzazione della zona Asi di Bari, che sarebbe diventata poi la zona industriale come oggi la conosciamo, contribuendo all'insediamento di grandi aziende su quel territorio. «Nel libro dedicato all'ex sindaco – è facile riconoscere la storia della mia famiglia come le storie di tante famiglie meridionali. Partendo proprio dai primi anni 60 e dai primi insediamenti industriali in terra di Bari. Il "Pignone sud" più esattamente che paradossalmente con al sua privatizzazione ha segnato anche il declino della politica industriale del nostro Paese inaugurata proprio dalla generazione di politici di cui Lozupone era parte attiva». Anche il quadro legislativo al cui interno i politici sono costretti a muoversi nel frattempo è cambiato. «In quei tempi – ha ricordato Natalicchio – il sindaco aveva il potere di indicare, decidere e costruire. Era sufficiente una sua firma. Con l'avvento della Bassanini, la legge che ha separato i poteri nelle pubbliche amministrazioni, la politica può dare solo indirizzi, mentre l'esecutività è ad appannaggio dei dirigenti.
E spesso i politici non sono per nulla formati, non hanno le competenze necessarie per indicare le strade da seguire per raggiungere gli obiettivi prefissati». Ne derivano lungaggini burocratiche e, spesso, scontri tra politici e dirigenti sulle effettive possibilità di realizzazione di progetti e piani di sviluppo. «Era un cattolico che seguiva la dottrina sociale della chiesa – ha affermato Sollecito – lo ha fatto con coerenza fino alla fine della "Prima Repubblica", quando quella generazione di politici si è nei fatti dissolta. Una generazione rappresentata da buoni e cattivi amministratori. I cattivi sono usciti, i buoni sono rimasti all'interno di quei movimenti cattolici che ancora oggi svolgono opere importanti per l'intera società».
Meglio la politica di un tempo, quindi, o quella attuale? Il dibattito rimane aperto. Certo che come ha ricordato Mortellaro con una metafora, «il dentifricio uscito dal tubetto non lo si può far rientrare».
È quanto emerso nel corso della presentazione de "Vitantonio Lozupone - Il governo democristiano di una periferia del Mezzogiorno" scritto da Francesco Altamura per i tipi della "Adda". Un testo che è stato presentato nella "Biblioteca dei ragazzi - Antonio Daconto" da Umberto Depalma e Isidoro Mortellaro. E insieme all'autore ospiti quali Pantaleo Binetti, consigliere comunale ai tempi della "Prima Repubblica", l'ex sindaco Antonello Natalicchio, l'attuale assessore ai servizi sociali Michele Sollecito e Nico Bavaro esponente di Sel. Con loro l'incontro è stato condotto, inevitabilmente, sul binario del confronto tra la nuova e la vecchia politica. «Oggi si è perso il senso della politica – ha esordito Mortellaro – lo stesso significato della parola sfugge. La politica da opera di servizio verso la comunità è diventata una carriera. Oggi si sono persi quei riferimenti che i politici e i partiti della generazione di Lozupone offrivano».
Meridionalista, europeista, già dal 1950 prima ancora che nascesse il "Mercato comune europeo" primo nucleo di quell'Europa che oggi conosciamo, quel sindaco guardava oltre i confini nazionali, e per certi versi innovatore, Lozupone ha segnato la storia della città riuscendo a dirottare risorse notevoli, finita la II Guerra Mondiale, per la ricostruzione di Giovinazzo. E quelle opere sono ancora visibili. Dai condomini dell'allora "Ina casa", al porto, il nuovo come è conosciuto, che una mareggiata distrusse pochi anni dopo la sua costruzione, e ancora al carcere di via Crocifisso mai entrato in funzione. «È vero che riuscì a dirottare risorse a beneficio delle periferie- ha commentato Binetti – ma è anche vero che quei finanziamenti voluti da Lozupone ma anche da tutta la sua generazione politica, hanno contribuito a far nascere quel debito pubblico che poi è esploso nell'era craxiana e di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze». Altri tempi e altri modi di amministrare. Soprattutto un quadro legislativo che metteva al centro lo sviluppo economico dei territori. L'ex sindaco da questo punto di vista è stato lungimirante.
Da presidente della Provincia ha gettato le basi per la realizzazione della zona Asi di Bari, che sarebbe diventata poi la zona industriale come oggi la conosciamo, contribuendo all'insediamento di grandi aziende su quel territorio. «Nel libro dedicato all'ex sindaco – è facile riconoscere la storia della mia famiglia come le storie di tante famiglie meridionali. Partendo proprio dai primi anni 60 e dai primi insediamenti industriali in terra di Bari. Il "Pignone sud" più esattamente che paradossalmente con al sua privatizzazione ha segnato anche il declino della politica industriale del nostro Paese inaugurata proprio dalla generazione di politici di cui Lozupone era parte attiva». Anche il quadro legislativo al cui interno i politici sono costretti a muoversi nel frattempo è cambiato. «In quei tempi – ha ricordato Natalicchio – il sindaco aveva il potere di indicare, decidere e costruire. Era sufficiente una sua firma. Con l'avvento della Bassanini, la legge che ha separato i poteri nelle pubbliche amministrazioni, la politica può dare solo indirizzi, mentre l'esecutività è ad appannaggio dei dirigenti.
E spesso i politici non sono per nulla formati, non hanno le competenze necessarie per indicare le strade da seguire per raggiungere gli obiettivi prefissati». Ne derivano lungaggini burocratiche e, spesso, scontri tra politici e dirigenti sulle effettive possibilità di realizzazione di progetti e piani di sviluppo. «Era un cattolico che seguiva la dottrina sociale della chiesa – ha affermato Sollecito – lo ha fatto con coerenza fino alla fine della "Prima Repubblica", quando quella generazione di politici si è nei fatti dissolta. Una generazione rappresentata da buoni e cattivi amministratori. I cattivi sono usciti, i buoni sono rimasti all'interno di quei movimenti cattolici che ancora oggi svolgono opere importanti per l'intera società».
Meglio la politica di un tempo, quindi, o quella attuale? Il dibattito rimane aperto. Certo che come ha ricordato Mortellaro con una metafora, «il dentifricio uscito dal tubetto non lo si può far rientrare».