Lettere. <span>Foto Giuseppe Dalbis</span>
Lettere. Foto Giuseppe Dalbis
Eventi e cultura

La commozione del ricordo

Nella serata di ieri di Experimenta, la lettura di struggenti lettere dal fronte e l'omaggio ai tanti caduti

Serata all'insegna della mestizia e della commozione ieri sera nell'Istituto Vittorio Emanuele II, teatro della rassegna "Experimenta. Rigeneriamo Cultura" organizzata dall'Accademia delle Culture e dei Pensieri del Mediterraneo.

La compagnia dei "Lettori ad Alta Voce" ha presentato "Lettere" in occasione del centenario dall'entrata dell'Italia nella Grande Guerra. Non una celebrazione ma un ricordo, un omaggio cominciato con l'Inno di Mameli e i saluti istituzionali di Nicola De Matteo, Presidente dell'Accademia e Delegato della Città Metropolitana per l'IVE, del Sindaco Tommaso Depalma e di Grazia Di Staso, Assessora alla Cultura e alla Pubblica Istruzione del Comune di Trani.

Poi, dopo la Canzone del Piave intonata da "I Coristi di San Pio di Ruvo" diretti dal Maestro Rino Campanale che hanno curato la parte musicale dell'evento, l'attenzione del pubblico e della sezione di Giovinazzo dell'Associazione Nazionale Carabinieri presente, si è concentrata sulle lettere giunte da ed al fronte, recuperate dall'Archivio di Stato o da libri.

Nicola Accettura, Adriano Di Vito, Vittorio Gallo, Federico Lotito, Sabina Minerva, Carmen Mazzone e Zaccaria Gallo, regista dell'iniziativa, hanno letto missive di uomini comuni strappati dalla guerra al loro lavoro nei campi o in bottega, ma anche delle mogli lasciate sole a mandare avanti la famiglia o l'attività con enormi difficoltà.

In tutte, in un italiano molto spesso sgrammaticato, la nostalgia di casa e degli affetti, la paura del nemico e il timore di non farcela accompagnato dalla descrizione delle condizioni di sofferenza, della stanchezza e delle scene orribili viste, delle ferite e delle cure ricevute. Al tempo stesso i nostri soldati manifestavano l'attaccamento al dovere e un forte patriottismo, la voglia di tranquillizzare chi è rimasto a casa minimizzando il disagio, di riconciliarsi cancellando qualche attrito, il desiderio di baciare i propri piccoli che crescevano lontani, la speranza nella fine del conflitto ma anche la consapevolezza di non poter garantire una successiva lettera o tantomeno il ritorno a casa.

In un crescendo di commozione è stata letto il testamento spirituale inviato dal capitano Domenico Picca, molfettese caduto e decorato con la Medaglia d'Oro, e la corrispondenza tra una madre distrutta e un figlio prossimo alla morte, come quasi tutti i mittenti delle lettere, spirati di lì a poco.

Fino allo Stabat Mater intonato da "I Coristi di San Pio di Ruvo" che ha costretto il pubblico dell'Auditorium a faticare per trattenere le lacrime. È stato senza dubbio un omaggio molto molto sentito, a pochi giorni dal 4 novembre, a tanti padri e nonni immolatisi per la nostra Italia e un incoraggiamento a superare le difficoltà odierne, quasi sempre meno tragiche.
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