Eventi e cultura
L’eterna lotta tra bene e male
“La relazione umana nelle scelte tra bene e male” nell’analisi di Enzo Fiorentino
Giovinazzo - mercoledì 3 dicembre 2014
13.57
Il quinto appuntamento in sala San Felice con il ciclo di conferenze "La relazione umana oggi", organizzato dalla Concattedrale di Giovinazzo, nella persona di don Benedetto Fiorentino, in collaborazione con il Dipartimento di Bioetica dell'Università degli Studi di Bari, con l'Ordine dei Giornalisti della Puglia e con l'Assessorato alla Solidarietà Sociale del Comune di Giovinazzo, ha portato la riflessione sul continuo contrasto tra bene e male, nella lotta tra i due poli opposti che si combatte innanzitutto nella coscienza individuale dell'essere umano.
Relatore il professor Enzo Fiorentino, docente e sociologo di fama, giovinazzese doc, che ha ripercorso gli itinerari storici del pensiero su bene e male. «Tutto ciò che esiste o è corporeo o è incorporeo - ha esordito citando Sant'Agostino - e tutto ciò che esiste non è senza una qualche specie. Il modo di essere di una specie è un bene. […] Il male non ha alcun modo di essere perché sprovvisto di bene». La riflessione ha preso avvio dal pensiero agostiniano per poi tornare indietro alla cultura greca classica, passando per Platone e fino ad arrivare al pensiero stoico, che influenzò la romanità col concetto di atarassia, ovvero quella capacità «di mantenere la mancanza di emozioni», trasformata da Marco Aurelio nella latinissima "tranquillitas". Fiorentino ha ribadito a più riprese che «il male come concetto cristiano non esiste» in quanto l'uomo, come creatura plasmata da Dio, può e deve tendere solo al bene. In realtà, ha poi precisato, l'incontro con la cultura greca ha di fatto portato il cristianesimo a piegarsi a questa logica del doppio, del chiaro e dello scuro, «appropriandosi degli opposti». Ma il sentire cristiano più vero, come ricordato da Sant'Agostino, non dà asilo al male.
Autori del secolo scorso, tra i quali Albert Camus, hanno riflettuto a lungo su questa dicotomia tipica dell'essere umano, chiedendosi «è possibile ci sia una dimensione di male, di cattiveria in un Dio fattosi uomo?» deducendo che «la solitudine dell'uomo non è altro che la contrazione di Dio». Dio, secondo autori come Hans Jonas «non vuole incidere nella storia dell'uomo perché se lo facesse ora l'uomo sarebbe libero» e non avrebbe più bisogno di lui. La relazione del prof. Fiorentino, dopo aver toccato la fase post-bellica, ha voluto accompagnare giornalisti, psicologi, studenti e docenti presenti al corso di formazione, verso l'epilogo, con alcune considerazioni sull'oggi. Anche l'Unione Europea, per esempio, non è un bene per il sociologo «ma è male perché è la rappresentazione di uno Stato che non è nazione», non fondato sull'incontro delle persone, ma sull'unione di economie. Ed allora esistono bene e male in senso assoluto? Per il relatore «non esistono in maniera a sé stante, ma esistono perché concepiti dall'uomo». Sarà poi la coscienza individuale, il libero arbitrio a guidare le azioni verso l'uno o l'altro polo. La vittoria del bene, infine, si otterrà solo attraverso quella che Fiorentino ha definito «una rivoluzione morale di una élite illuminata in senso spirituale».
Al termine della relazione è seguito un ampio dibattito, che ha spostato il tiro proprio sull'ultima affermazione del sociologo: quella élite illuminata si potrà formare, secondo quanto emerso, solo attraverso un lungo percorso all'interno delle agenzie educative primarie: scuola e famiglia.
Relatore il professor Enzo Fiorentino, docente e sociologo di fama, giovinazzese doc, che ha ripercorso gli itinerari storici del pensiero su bene e male. «Tutto ciò che esiste o è corporeo o è incorporeo - ha esordito citando Sant'Agostino - e tutto ciò che esiste non è senza una qualche specie. Il modo di essere di una specie è un bene. […] Il male non ha alcun modo di essere perché sprovvisto di bene». La riflessione ha preso avvio dal pensiero agostiniano per poi tornare indietro alla cultura greca classica, passando per Platone e fino ad arrivare al pensiero stoico, che influenzò la romanità col concetto di atarassia, ovvero quella capacità «di mantenere la mancanza di emozioni», trasformata da Marco Aurelio nella latinissima "tranquillitas". Fiorentino ha ribadito a più riprese che «il male come concetto cristiano non esiste» in quanto l'uomo, come creatura plasmata da Dio, può e deve tendere solo al bene. In realtà, ha poi precisato, l'incontro con la cultura greca ha di fatto portato il cristianesimo a piegarsi a questa logica del doppio, del chiaro e dello scuro, «appropriandosi degli opposti». Ma il sentire cristiano più vero, come ricordato da Sant'Agostino, non dà asilo al male.
Autori del secolo scorso, tra i quali Albert Camus, hanno riflettuto a lungo su questa dicotomia tipica dell'essere umano, chiedendosi «è possibile ci sia una dimensione di male, di cattiveria in un Dio fattosi uomo?» deducendo che «la solitudine dell'uomo non è altro che la contrazione di Dio». Dio, secondo autori come Hans Jonas «non vuole incidere nella storia dell'uomo perché se lo facesse ora l'uomo sarebbe libero» e non avrebbe più bisogno di lui. La relazione del prof. Fiorentino, dopo aver toccato la fase post-bellica, ha voluto accompagnare giornalisti, psicologi, studenti e docenti presenti al corso di formazione, verso l'epilogo, con alcune considerazioni sull'oggi. Anche l'Unione Europea, per esempio, non è un bene per il sociologo «ma è male perché è la rappresentazione di uno Stato che non è nazione», non fondato sull'incontro delle persone, ma sull'unione di economie. Ed allora esistono bene e male in senso assoluto? Per il relatore «non esistono in maniera a sé stante, ma esistono perché concepiti dall'uomo». Sarà poi la coscienza individuale, il libero arbitrio a guidare le azioni verso l'uno o l'altro polo. La vittoria del bene, infine, si otterrà solo attraverso quella che Fiorentino ha definito «una rivoluzione morale di una élite illuminata in senso spirituale».
Al termine della relazione è seguito un ampio dibattito, che ha spostato il tiro proprio sull'ultima affermazione del sociologo: quella élite illuminata si potrà formare, secondo quanto emerso, solo attraverso un lungo percorso all'interno delle agenzie educative primarie: scuola e famiglia.