Cronaca
Il porto di Bari in mano ai Capriati: 24 condanne
ll clan aveva assunto il controllo del servizio di assistenza e viabilità: tra i condannati Michele Arciuli
Giovinazzo - martedì 14 gennaio 2020
20.39
Il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna, ha condannato a pene comprese tra i 20 anni e i 4 mesi di reclusione 24 persone, affiliate al clan Capriati di Bari.
Tutte sono accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico e spaccio di droga, aggravati dal metodo mafioso e dall'uso delle armi, porto e detenzione di armi da guerra, estorsioni aggravate dal metodo mafioso e continuate. Atri due imputati sono stati assolti. Stando alle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, il clan aveva assunto di fatto il controllo del servizio di assistenza e viabilità all'interno del porto di Bari.
Le condanne più elevate, a 20 anni di reclusione, sono state inflitte a Filippo Capriati, nipote dello storico capo clan Antonio, e a Gaetano Lorusso. Condanna a 16 anni per Michele Arciuli (di 40 anni) e Pasquale Panza, a 14 anni per Pietro Capriati, fratello di Filippo, a 12 anni per Salvatore D'Alterio.
Il giudice ha rigettato la richiesta di risarcimento danni per la cooperativa Ariete (che gestiva i servizi nel porto e di cui alcuni imputati erano dipendenti), mentre ha riconosciuto il risarcimento nei confronti delle altre parti civili costituite (Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale-Adsp Mam, Ministero dell'Interno, Agenzia delle Entrate e Associazione Antiracket Puglia).
Le indagini della Polizia, coordinate dal pubblico ministero Fabio Buquicchio, hanno accertato anche che il gruppo criminale avrebbe obbligato i commercianti del mercato di Santa Scolastica e gli ambulanti della festa patronale di San Nicola del 2015 ad acquistare merce da fornitori amici, utilizzando la forza di intimidazione del "brand Capriati", oltre ad occuparsi delle attività tipiche della criminalità organizzata: traffico di armi e droga, furti e rapine.
La sentenza è stata emessa al termine di un processo con il rito abbreviato. Contestualmente alla sentenza, il giudice ha rinviato a giudizio altri 9 imputati, tra i quali Sabino Capriati, figlio di Filippo, e ne ha prosciolti due al termine dell'udienza preliminare. Il processo nei loro confronti inizierà l'1 aprile 2020
Tutte sono accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico e spaccio di droga, aggravati dal metodo mafioso e dall'uso delle armi, porto e detenzione di armi da guerra, estorsioni aggravate dal metodo mafioso e continuate. Atri due imputati sono stati assolti. Stando alle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, il clan aveva assunto di fatto il controllo del servizio di assistenza e viabilità all'interno del porto di Bari.
Le condanne più elevate, a 20 anni di reclusione, sono state inflitte a Filippo Capriati, nipote dello storico capo clan Antonio, e a Gaetano Lorusso. Condanna a 16 anni per Michele Arciuli (di 40 anni) e Pasquale Panza, a 14 anni per Pietro Capriati, fratello di Filippo, a 12 anni per Salvatore D'Alterio.
Il giudice ha rigettato la richiesta di risarcimento danni per la cooperativa Ariete (che gestiva i servizi nel porto e di cui alcuni imputati erano dipendenti), mentre ha riconosciuto il risarcimento nei confronti delle altre parti civili costituite (Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale-Adsp Mam, Ministero dell'Interno, Agenzia delle Entrate e Associazione Antiracket Puglia).
Le indagini della Polizia, coordinate dal pubblico ministero Fabio Buquicchio, hanno accertato anche che il gruppo criminale avrebbe obbligato i commercianti del mercato di Santa Scolastica e gli ambulanti della festa patronale di San Nicola del 2015 ad acquistare merce da fornitori amici, utilizzando la forza di intimidazione del "brand Capriati", oltre ad occuparsi delle attività tipiche della criminalità organizzata: traffico di armi e droga, furti e rapine.
La sentenza è stata emessa al termine di un processo con il rito abbreviato. Contestualmente alla sentenza, il giudice ha rinviato a giudizio altri 9 imputati, tra i quali Sabino Capriati, figlio di Filippo, e ne ha prosciolti due al termine dell'udienza preliminare. Il processo nei loro confronti inizierà l'1 aprile 2020