Chiesa locale
Il messaggio del Vescovo per la Festa Patronale
Monsignor Cornacchia: «Maria è Madre delle mille speranze»
Giovinazzo - martedì 16 agosto 2016
Vi riportiamo la lettera integrale con cui Monsignor Domenico Cornacchia, Vescovo della Diocesi di Molfetta - Ruvo di Puglia - Giovinazzo - Terlizzi, introduce i festeggiamenti in onore della Madonna di Corsignano, facendo gli auguri a tutti i giovinazzesi.
Carissimi,
è per me un grande dono e motivo di tanta gioia introdurvi, con il mio messaggio augurale, nei festeggiamenti in onore di Maria SS.ma di Corsignano. Sono con voi da pochi mesi e il vostro sincero affetto per la Vergine Santa è tra le cose più belle che ho potuto apprezzare sin dal primo incontro con la vostra Comunità cittadina.
Quello di Maria è il nome dolcissimo carico di struggenti emozioni che affiora alle nostre labbra nei momenti più intensi, nei bisogni e nelle situazioni più disperate: è il nome di madre premurosa, di amica sincera, di sorella maggiore sempre vicina nelle diverse occasioni della nostra vita.
Chi è Maria per noi cristiani? Vorrei dirlo con le parole di Charles Peguy, poeta francese e credente degli inizi del secolo scorso.
«Ci sono giorni - dice Peguy - in cui s'avverte che non c'è alcun santo al quale votarsi. Quando più grande è il pericolo, i santi normali non bastano e allora bisogna salire più in alto, direttamente sino al buon Dio e alla santa Vergine. Lei ne ha viste tante dopo che divenne Mamma e d'allora non è più la Madre dei sette dolori, perché noi ne abbiamo fatto la Madre dei cento dolori, ma anche la Madre delle mille speranze».
Ecco chi è Maria per ciascuno di noi: la Madre delle mille speranze. Mater spei invoca la Chiesa; fontana vivace di speranza intra mortali, la saluta il sommo poeta. Giustamente, però, qualcuno potrebbe obiettare: dov'è la speranza in un mondo come il nostro, che sa più di fremiti di morte che non di dinamismi di vita? Dov'è la speranza in questa stagione contrassegnata da una crisi che tarda a risolversi e minacciata da continui e sparsi attacchi terroristici? In fondo anche ai tempi di Maria la storia era piena di soprusi, di prepotenze, di violenze e umiliazioni, scandita dalle guerre, sempre giocate sulla pelle degli eterni sconfitti, i poveri. Eppure Maria sa vedere che Dio è all'opera, che il bandolo del tempo è nelle sue mani e non in quelle dei violenti e dei prepotenti, che in quell'altra faccia della storia che l'Onnipotente sta disegnando c'è posto solo per gli umili ai quali sono affidati il presente e il futuro del Regno dell'amore.
Ritorna alla mente l'icona evangelica delle nozze di Cana (cf Cv 2,1-12) dove era presente anche Maria, non proprio in veste di semplice invitata, ma più come una di quelle persone amiche che,in circostanze del genere, si chiamano per dare una mano affinché tutto riesca bene.
In quell'episodio cogliamo tre atteggiamenti di Maria da imitare.
Il primo è una discreta, umile e vigile attenzione a quanto succede. Maria si accorge e previene «Non hanno più vino» (Cv 2,3). Coglie il disagio e ne parla con Cesù. L'attenzione diventa preghiera. Come Maria anche noi cristiani dovremmo essere finestre spalancate sui problemi del mondo, attenti a quanto succede, pronti a parlarne con Dio.
Il secondo atteggiamento è la fede: una fede umile, e al tempo stesso sicura e coraggiosa. Anche dopo la risposta di Gesù che pare un rifiuto per averle detto che la sua ora non era ancora giunta. Maria non esita a rivolgersi ai servi come se il Figlio l'avesse ascoltata. Bisogna avere fede anche quando Dio sembra smentirci.
Il terzo atteggiamento è quello della disponibilità costante e totale a fare ciò che Dio vuole: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Cv 2,b). Maria dunque, ci indirizza verso Gesù perché solo se sapremo ripartire da Lui e in Lui sapremo innestare la nostra povera vita, saremo capaci, come lei, di rendere nuovo il nostro cuore e più bella la città in cui viviamo. Anche oggi Maria guarda dentro le nostre situazioni e ripete: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Solo Gesù può rinnovare nelle nostre famiglie il miracolo dell'amore oltre le crisi, nella nostra città il miracolo della speranza oltre il disfattismo, nel nostro mondo il miracolo della fratellanza oltre le divisioni e le guerre.
Con la nostra devozione uniamoci a quanti lungo i secoli hanno lodato il nome di Maria, la Madre che ci sostiene e ci incoraggia con la sua tenerezza. Il suo sorriso benedicente ci riconduca a Dio da cui proviene il dono della misericordia che consola e accende la speranza, ci spinga con coraggio fino ai nostri fratelli per rimanere pazientemente accanto a chi ha più bisogno, doni pace al nostro cuore inquieto e a tutto il mondo.
Buona festa con i più affettuosi auguri e la paterna benedizione del Signore a tutta la città.
+ Domenico, Vescovo
Carissimi,
è per me un grande dono e motivo di tanta gioia introdurvi, con il mio messaggio augurale, nei festeggiamenti in onore di Maria SS.ma di Corsignano. Sono con voi da pochi mesi e il vostro sincero affetto per la Vergine Santa è tra le cose più belle che ho potuto apprezzare sin dal primo incontro con la vostra Comunità cittadina.
Quello di Maria è il nome dolcissimo carico di struggenti emozioni che affiora alle nostre labbra nei momenti più intensi, nei bisogni e nelle situazioni più disperate: è il nome di madre premurosa, di amica sincera, di sorella maggiore sempre vicina nelle diverse occasioni della nostra vita.
Chi è Maria per noi cristiani? Vorrei dirlo con le parole di Charles Peguy, poeta francese e credente degli inizi del secolo scorso.
«Ci sono giorni - dice Peguy - in cui s'avverte che non c'è alcun santo al quale votarsi. Quando più grande è il pericolo, i santi normali non bastano e allora bisogna salire più in alto, direttamente sino al buon Dio e alla santa Vergine. Lei ne ha viste tante dopo che divenne Mamma e d'allora non è più la Madre dei sette dolori, perché noi ne abbiamo fatto la Madre dei cento dolori, ma anche la Madre delle mille speranze».
Ecco chi è Maria per ciascuno di noi: la Madre delle mille speranze. Mater spei invoca la Chiesa; fontana vivace di speranza intra mortali, la saluta il sommo poeta. Giustamente, però, qualcuno potrebbe obiettare: dov'è la speranza in un mondo come il nostro, che sa più di fremiti di morte che non di dinamismi di vita? Dov'è la speranza in questa stagione contrassegnata da una crisi che tarda a risolversi e minacciata da continui e sparsi attacchi terroristici? In fondo anche ai tempi di Maria la storia era piena di soprusi, di prepotenze, di violenze e umiliazioni, scandita dalle guerre, sempre giocate sulla pelle degli eterni sconfitti, i poveri. Eppure Maria sa vedere che Dio è all'opera, che il bandolo del tempo è nelle sue mani e non in quelle dei violenti e dei prepotenti, che in quell'altra faccia della storia che l'Onnipotente sta disegnando c'è posto solo per gli umili ai quali sono affidati il presente e il futuro del Regno dell'amore.
Ritorna alla mente l'icona evangelica delle nozze di Cana (cf Cv 2,1-12) dove era presente anche Maria, non proprio in veste di semplice invitata, ma più come una di quelle persone amiche che,in circostanze del genere, si chiamano per dare una mano affinché tutto riesca bene.
In quell'episodio cogliamo tre atteggiamenti di Maria da imitare.
Il primo è una discreta, umile e vigile attenzione a quanto succede. Maria si accorge e previene «Non hanno più vino» (Cv 2,3). Coglie il disagio e ne parla con Cesù. L'attenzione diventa preghiera. Come Maria anche noi cristiani dovremmo essere finestre spalancate sui problemi del mondo, attenti a quanto succede, pronti a parlarne con Dio.
Il secondo atteggiamento è la fede: una fede umile, e al tempo stesso sicura e coraggiosa. Anche dopo la risposta di Gesù che pare un rifiuto per averle detto che la sua ora non era ancora giunta. Maria non esita a rivolgersi ai servi come se il Figlio l'avesse ascoltata. Bisogna avere fede anche quando Dio sembra smentirci.
Il terzo atteggiamento è quello della disponibilità costante e totale a fare ciò che Dio vuole: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Cv 2,b). Maria dunque, ci indirizza verso Gesù perché solo se sapremo ripartire da Lui e in Lui sapremo innestare la nostra povera vita, saremo capaci, come lei, di rendere nuovo il nostro cuore e più bella la città in cui viviamo. Anche oggi Maria guarda dentro le nostre situazioni e ripete: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Solo Gesù può rinnovare nelle nostre famiglie il miracolo dell'amore oltre le crisi, nella nostra città il miracolo della speranza oltre il disfattismo, nel nostro mondo il miracolo della fratellanza oltre le divisioni e le guerre.
Con la nostra devozione uniamoci a quanti lungo i secoli hanno lodato il nome di Maria, la Madre che ci sostiene e ci incoraggia con la sua tenerezza. Il suo sorriso benedicente ci riconduca a Dio da cui proviene il dono della misericordia che consola e accende la speranza, ci spinga con coraggio fino ai nostri fratelli per rimanere pazientemente accanto a chi ha più bisogno, doni pace al nostro cuore inquieto e a tutto il mondo.
Buona festa con i più affettuosi auguri e la paterna benedizione del Signore a tutta la città.
+ Domenico, Vescovo