Politica
Il MES? Lo votarono PD e PDL. La Lega contraria
Facciamo chiarezza sulla votazione del 19 luglio 2012
Giovinazzo - sabato 11 aprile 2020
07.00
Ha fatto rumore l'attacco diretto del Premier Giuseppe Conte di ieri sera contro Matteo Salvini, leader della Lega, e di Giorgia Meloni, segretaria di Fratelli d'Italia. I due, secondo il Presidente del Consiglio, si sarebbero resi protagonisti di una scriteriata strumentalizzazione dell'esito della riunione dell'Eurogruppo, facendo di fatto sciacallaggio politico.
Tutto, nell'affondo del Presidente del Consiglio contro i suoi oppositori di destra, ruota attorno ad una votazione, che in Italia ha ratificato il Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, l'ormai famigerato MES.
Per provare a fare un po' di chiarezza su questa vicenda, possiamo anticiparvi che in realtà nell'assurdo teatrino della politica italiana non ha ragione quasi nessuno, ma alcune verità sono scolpite nella seduta della Camera dei Deputati n.669 del 2012 ed in un altro precedente al Parlamento Europeo.
All'epoca in Italia c'era l'Esecutivo guidato da Silvio Berlusconi con il suo Popolo delle Libertà (una sorta di Forza Italia allargata ad AN) che aveva la maggioranza relativa. Caduto quel Governo (in tanti ricorderanno la storia dello spread, altra parola sconosciuta agli italiani sino ad allora), l'iter di "Ratifica ed esecuzione del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (Mes)" divenne piuttosto articolato e fu quindi presentato al Senato della Repubblica solo il 3 aprile 2012, sostanzialmente a due mesi dalla firma del Trattato.
Da Palazzo Madama il voto favorevole giunse ad oltre tre mesi di distanza, vale a dire il 12 luglio 2012, con Partito Democratico e PDL allineati e compatti nel sostenere la ratifica del Trattato, mentre la Camera dei Deputati si espresse in via definitiva la settimana successiva: era il 19 luglio 2012 e Presidente del Consiglio dei Ministri era Mario Monti, fedelissimo dell'idea europeista e ben visto dai vertici dell'Unione.
In quella votazione, si espressero a favore della ratifica del MES 325 deputati, tra cui tutti quelli presenti in aula del Partito Democratico che sosteneva convintamente il Premier: erano in 168.
Con quel voto si schierarono anche i pidiellini berlusconiani (83 voti), fatta eccezione per Guido Crosetto e Lino Miserotti, dissidenti e già molto critici verso la loro leadership. Con PD e PDL votarono gli uomini di Pierferdinando Casini dell'UDC (30 voti) e quelli di Gianfranco Fini, già uscito dalla formazione guidata dal Cavaliere e fondatore di Futuro e Libertà (si trattò di 14 deputati).
Gli unici fermamente contrari per tutto il tempo furono proprio i leghisti, guidati dall'allora segretario Roberto Maroni. Per loro 51 "no" al MES.
36 furono gli astenuti e ben 214 gli assenti, tra cui figura anche la leader attuale di Fratelli d'Italia, eletta a Montecitorio con il Popolo delle Libertà. Formalmente Giorgia Meloni non ha quindi mai votato quella ratifica, ma faceva parte di una forza politica che la volle ampiamente. Impossibile sapere a posteriori se si sarebbe trasformata in un franco tiratore o avrebbe seguito la linea del partito con cui era stata al Governo.
Il MoVimento 5 Stelle, infine, non aveva ancora alcun rappresentante in Parlamento.
I dati sono tutti rintracciabili su Openpolis e soprattutto sono stati oggetto di verifica di diversi portali specializzati nel fact checking e della ricerca di verità più o meno taciute dalla politica. A ciascun lettore la possibilità di farsi un'idea.
Tutto, nell'affondo del Presidente del Consiglio contro i suoi oppositori di destra, ruota attorno ad una votazione, che in Italia ha ratificato il Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, l'ormai famigerato MES.
Per provare a fare un po' di chiarezza su questa vicenda, possiamo anticiparvi che in realtà nell'assurdo teatrino della politica italiana non ha ragione quasi nessuno, ma alcune verità sono scolpite nella seduta della Camera dei Deputati n.669 del 2012 ed in un altro precedente al Parlamento Europeo.
L'ITER ED IL VOTO
Il punto di partenza è senza dubbio il 23 marzo del 2011, data in cui il Parlamento Europeo diede il suo primo nulla osta al documento. Votazione in cui l'allora europarlamentare leghista, Matteo Salvini, risultò assente, nonostante il suo partito avesse comunque dato indicazioni contrarie al provvedimento.All'epoca in Italia c'era l'Esecutivo guidato da Silvio Berlusconi con il suo Popolo delle Libertà (una sorta di Forza Italia allargata ad AN) che aveva la maggioranza relativa. Caduto quel Governo (in tanti ricorderanno la storia dello spread, altra parola sconosciuta agli italiani sino ad allora), l'iter di "Ratifica ed esecuzione del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (Mes)" divenne piuttosto articolato e fu quindi presentato al Senato della Repubblica solo il 3 aprile 2012, sostanzialmente a due mesi dalla firma del Trattato.
Da Palazzo Madama il voto favorevole giunse ad oltre tre mesi di distanza, vale a dire il 12 luglio 2012, con Partito Democratico e PDL allineati e compatti nel sostenere la ratifica del Trattato, mentre la Camera dei Deputati si espresse in via definitiva la settimana successiva: era il 19 luglio 2012 e Presidente del Consiglio dei Ministri era Mario Monti, fedelissimo dell'idea europeista e ben visto dai vertici dell'Unione.
In quella votazione, si espressero a favore della ratifica del MES 325 deputati, tra cui tutti quelli presenti in aula del Partito Democratico che sosteneva convintamente il Premier: erano in 168.
Con quel voto si schierarono anche i pidiellini berlusconiani (83 voti), fatta eccezione per Guido Crosetto e Lino Miserotti, dissidenti e già molto critici verso la loro leadership. Con PD e PDL votarono gli uomini di Pierferdinando Casini dell'UDC (30 voti) e quelli di Gianfranco Fini, già uscito dalla formazione guidata dal Cavaliere e fondatore di Futuro e Libertà (si trattò di 14 deputati).
Gli unici fermamente contrari per tutto il tempo furono proprio i leghisti, guidati dall'allora segretario Roberto Maroni. Per loro 51 "no" al MES.
36 furono gli astenuti e ben 214 gli assenti, tra cui figura anche la leader attuale di Fratelli d'Italia, eletta a Montecitorio con il Popolo delle Libertà. Formalmente Giorgia Meloni non ha quindi mai votato quella ratifica, ma faceva parte di una forza politica che la volle ampiamente. Impossibile sapere a posteriori se si sarebbe trasformata in un franco tiratore o avrebbe seguito la linea del partito con cui era stata al Governo.
Il MoVimento 5 Stelle, infine, non aveva ancora alcun rappresentante in Parlamento.
I dati sono tutti rintracciabili su Openpolis e soprattutto sono stati oggetto di verifica di diversi portali specializzati nel fact checking e della ricerca di verità più o meno taciute dalla politica. A ciascun lettore la possibilità di farsi un'idea.