Attualità
Il Maradona dell'hockey: «Ciao Leggenda, sempre nel mio cuore»
Pino Marzella ricorda D10S su Facebook: «Il più grande calciatore di sempre, sei stato la mia fonte d’ispirazione»
Giovinazzo - giovedì 26 novembre 2020
11.02
«Addio Diego, il più grande calciatore di sempre. Sei stato la mia fonte d'ispirazione». Parole di Pino Marzella, il "Maradona dell'hockey", così come fu definito dai giornali al tramonto degli anni '80, postate sul proprio profilo Facebook a poche ore dalla morte di "D10s", stroncato da una crisi cardio respiratoria.
«Ricordo le tue parole da bambino quando dicevi che avresti voluto partecipare ai Mondiali e vincerli, era la stessa cosa che ho sempre pensato anche io», scrive Marzella, che riuscì a bissare in Spagna, nel 1988, il successo mondiale con la Nazionale ottenuto in Brasile, nel 1986, proprio nell'anno in cui anche "El Pibe de Oro" alzò al cielo la Coppa del Mondo. Mexico 86, ovvero quando Maradona, prima con «la mano de Dios», poi col «gol del secolo», divenne il Dio del calcio.
«La sorte - ricorda Marzella - ha voluto che abbiamo vinto il Mondiale e siamo stati i migliori nel campionato del Mondiale del 1986». Tante le similitudini fra i due campioni: «Entrambi abbiamo portato una squadra del sud Italia alla vittoria dello scudetto e di una coppa europea». Il riferimento è al Napoli di Maradona che si laureò campione d'Italia nel 1987 e nel 1990 e alzò al cielo la Uefa nel 1989 e al Giovinazzo di Marzella che vinse, nel 1980, scudetto e Coppa delle Coppe.
Fu la finalissima persa 11-4 a Barcellona con il Sentmenat e ribaltata 14-4 al ritorno, nel vecchio Palasport, con 11 gol del "Maradona dell'hockey". Per la prima volta una squadra italiana vinceva in Europa. Per Giovinazzo e per l'allora talento appena 19enne «era uno staccarsi da terra - scrissero i giornali dell'epoca - un volare sopra la realtà realizzando un sogno dell'infanzia». Un pazzo di successo, genio e sregolatezza, l'alter-ego di Maradona, ma che andava sulle rotelle.
«Anch'io, come lui, sono andato spesso contro il potere», dice ancora, prima di salutarlo così: «Ciao Leggenda, sempre nel mio cuore». Oggi Marzella è di nuovo il tecnico dell'AFP Giovinazzo, ma è soprattutto un punto di riferimento nell'hockey su pista italiano grazie anche a sua moglie Carmen Martorana: «Pino è stato molto colpito da questa notizia - rivela -. Nel 2017 ho portato i miei figli a Napoli, al teatro San Carlo, per vederlo dal vivo durante il live show "Tre volte 10"».
«Io amo Diego a prescindere anche perché è complicato capire il passaggio da Villa Fiorito alla gloria - conclude Marzella -. Ho una ammirazione infinita per la sua generosità e coscienza che gli ha dato la forza di non cedere a nessun compromesso e di non inchinarsi al potere». Addio Diego, adiós mano de Dios.
«Ricordo le tue parole da bambino quando dicevi che avresti voluto partecipare ai Mondiali e vincerli, era la stessa cosa che ho sempre pensato anche io», scrive Marzella, che riuscì a bissare in Spagna, nel 1988, il successo mondiale con la Nazionale ottenuto in Brasile, nel 1986, proprio nell'anno in cui anche "El Pibe de Oro" alzò al cielo la Coppa del Mondo. Mexico 86, ovvero quando Maradona, prima con «la mano de Dios», poi col «gol del secolo», divenne il Dio del calcio.
«La sorte - ricorda Marzella - ha voluto che abbiamo vinto il Mondiale e siamo stati i migliori nel campionato del Mondiale del 1986». Tante le similitudini fra i due campioni: «Entrambi abbiamo portato una squadra del sud Italia alla vittoria dello scudetto e di una coppa europea». Il riferimento è al Napoli di Maradona che si laureò campione d'Italia nel 1987 e nel 1990 e alzò al cielo la Uefa nel 1989 e al Giovinazzo di Marzella che vinse, nel 1980, scudetto e Coppa delle Coppe.
Fu la finalissima persa 11-4 a Barcellona con il Sentmenat e ribaltata 14-4 al ritorno, nel vecchio Palasport, con 11 gol del "Maradona dell'hockey". Per la prima volta una squadra italiana vinceva in Europa. Per Giovinazzo e per l'allora talento appena 19enne «era uno staccarsi da terra - scrissero i giornali dell'epoca - un volare sopra la realtà realizzando un sogno dell'infanzia». Un pazzo di successo, genio e sregolatezza, l'alter-ego di Maradona, ma che andava sulle rotelle.
«Anch'io, come lui, sono andato spesso contro il potere», dice ancora, prima di salutarlo così: «Ciao Leggenda, sempre nel mio cuore». Oggi Marzella è di nuovo il tecnico dell'AFP Giovinazzo, ma è soprattutto un punto di riferimento nell'hockey su pista italiano grazie anche a sua moglie Carmen Martorana: «Pino è stato molto colpito da questa notizia - rivela -. Nel 2017 ho portato i miei figli a Napoli, al teatro San Carlo, per vederlo dal vivo durante il live show "Tre volte 10"».
«Io amo Diego a prescindere anche perché è complicato capire il passaggio da Villa Fiorito alla gloria - conclude Marzella -. Ho una ammirazione infinita per la sua generosità e coscienza che gli ha dato la forza di non cedere a nessun compromesso e di non inchinarsi al potere». Addio Diego, adiós mano de Dios.