Attualità
Il FAI per la Festa di Santa Lucia a Giovinazzo
Laboratorio con le scolaresche dell’I.C. Bavaro-Marconi. Prevista l'apertura della chiesetta e visite per gruppi
Giovinazzo - sabato 14 dicembre 2024
Comunicato Stampa
I volontari FAI di Giovinazzo sostengono un appuntamento che unisce storia, cultura e tradizione popolare. La chiesa rurale dedicata a Santa Lucia accoglie in questi giorni numerosi fedeli. A completamento delle iniziative religiose si propone un approfondimento della storia del luogo e del culto della "santa della luce" tenendo aperta la chiesetta per i visitatori sabato 14 dicembre dalle ore 10.00 alle ore 12.00.
LA DEVOZIONE PER SANTA LUCIA
La devozione per Santa Lucia, che subito dopo la festività dell'Immacolata concezione sancisce l'avvicinamento al Natale, si esprime con diversi riti in molte parti da nord a sud, attraverso celebrazioni religiose e laiche. Non è esattamente la notte più lunga dell'anno e nemmeno il giorno più breve, come recita il detto popolare "Santa Lucia il giorno più corto che ci sia", ma i fuochi di Santa Lucia uniscono sacro e profano, in un rituale molto diffuso, legato tanto alla santa cristiana quanto al solstizio d'inverno e al rito mitraico. Il mito della notte più lunga dell'anno trova le sue origini in un tempo durante il quale il solstizio cadeva proprio fra il 12 e il 13 dicembre. Con la riforma del calendario, introdotta da Papa Gregorio XIII nel 1582, il solstizio passò al 21-22 dicembre, ma la festa della Santa rimase sempre al 13.
Come tante altre festività pagane e poi cristiane è legata alle stagioni e all'agricoltura: secondo la leggenda la notte che precede il 13 dicembre la Santa vola sui campi con una corona di luce per riportare fertilità. A questa, e a simboleggiare l'abbondanza, è legata l'usanza dei doni ai bambini in alcune regioni.
Durante il giorno delle celebrazioni liturgiche, venerdì 13 dicembre, a Giovinazzo saranno invece gli alunni e le alunne di alcune classi dell'Istituto Comprensivo Bavaro-Marconi (plesso don Saverio Bavaro e Papa Giovanni XIII) ad offrire i tarallini dolci tipici della ricorrenza. Dalla particolare forma a doppia voluta, che evoca gli occhi della santa, i biscotti sono stati realizzati con ingredienti semplici da una ricetta antica, nell'ambito di un laboratorio tenuto nelle scuole dai volontari FAI. Il ricavato dei contributi liberi verrà devoluto alla locale Caritas.
A Giovinazzo la festa è celebrata con il rito della forte simbologia legata al fuoco, la vittoria della luce sul buio, e anche del bene contro il male. A partire dall'alba fino al pomeriggio, verrà acceso il caratteristico falò, simbolo di luce, allestito davanti alla chiesetta rurale dedicata a Santa Lucia, nell'agro di Giovinazzo. In mattinata, i fedeli potranno partecipare alla benedizione degli occhi, un rituale che celebra la figura di Santa Lucia, protettrice della vista e delle giovani donne in cerca di marito.
Lucia fu martire cristiana pugnalata a Siracusa durante le persecuzioni di Diocleziano, nel IV secolo. La leggenda narra che preferì essere uccisa anziché sposare un pagano, e che prima di morire si sia cavata gli occhi (da qui il simbolo della luce e del dono e il suo potere di proteggere la vista, per cui la ringrazia anche Dante nella Divina Commedia). Le sue reliquie vennero portate poi a Costantinopoli e infine a Venezia nella chiesa di San Geremia, dove oggi sono custodite.
Dal FAI Giovinazzo va un grazie alla Parrocchia Sant'Agostino.
LA DEVOZIONE PER SANTA LUCIA
La devozione per Santa Lucia, che subito dopo la festività dell'Immacolata concezione sancisce l'avvicinamento al Natale, si esprime con diversi riti in molte parti da nord a sud, attraverso celebrazioni religiose e laiche. Non è esattamente la notte più lunga dell'anno e nemmeno il giorno più breve, come recita il detto popolare "Santa Lucia il giorno più corto che ci sia", ma i fuochi di Santa Lucia uniscono sacro e profano, in un rituale molto diffuso, legato tanto alla santa cristiana quanto al solstizio d'inverno e al rito mitraico. Il mito della notte più lunga dell'anno trova le sue origini in un tempo durante il quale il solstizio cadeva proprio fra il 12 e il 13 dicembre. Con la riforma del calendario, introdotta da Papa Gregorio XIII nel 1582, il solstizio passò al 21-22 dicembre, ma la festa della Santa rimase sempre al 13.
Come tante altre festività pagane e poi cristiane è legata alle stagioni e all'agricoltura: secondo la leggenda la notte che precede il 13 dicembre la Santa vola sui campi con una corona di luce per riportare fertilità. A questa, e a simboleggiare l'abbondanza, è legata l'usanza dei doni ai bambini in alcune regioni.
Durante il giorno delle celebrazioni liturgiche, venerdì 13 dicembre, a Giovinazzo saranno invece gli alunni e le alunne di alcune classi dell'Istituto Comprensivo Bavaro-Marconi (plesso don Saverio Bavaro e Papa Giovanni XIII) ad offrire i tarallini dolci tipici della ricorrenza. Dalla particolare forma a doppia voluta, che evoca gli occhi della santa, i biscotti sono stati realizzati con ingredienti semplici da una ricetta antica, nell'ambito di un laboratorio tenuto nelle scuole dai volontari FAI. Il ricavato dei contributi liberi verrà devoluto alla locale Caritas.
A Giovinazzo la festa è celebrata con il rito della forte simbologia legata al fuoco, la vittoria della luce sul buio, e anche del bene contro il male. A partire dall'alba fino al pomeriggio, verrà acceso il caratteristico falò, simbolo di luce, allestito davanti alla chiesetta rurale dedicata a Santa Lucia, nell'agro di Giovinazzo. In mattinata, i fedeli potranno partecipare alla benedizione degli occhi, un rituale che celebra la figura di Santa Lucia, protettrice della vista e delle giovani donne in cerca di marito.
Lucia fu martire cristiana pugnalata a Siracusa durante le persecuzioni di Diocleziano, nel IV secolo. La leggenda narra che preferì essere uccisa anziché sposare un pagano, e che prima di morire si sia cavata gli occhi (da qui il simbolo della luce e del dono e il suo potere di proteggere la vista, per cui la ringrazia anche Dante nella Divina Commedia). Le sue reliquie vennero portate poi a Costantinopoli e infine a Venezia nella chiesa di San Geremia, dove oggi sono custodite.
Dal FAI Giovinazzo va un grazie alla Parrocchia Sant'Agostino.