Il dottor Marco Fiorentino
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Il dottor Marco Fiorentino tra i primi vaccinati contro il Covid in Puglia

Il nefrologo giovinazzese: «Dalla scienza fatti passi in avanti significativi. Continuiamo per ora a rispettare le norme»

Uno dei primi vaccinati contro il Covid in Puglia è un medico giovinazzese dell'Unità Operativa Complessa di Nefrologia del Policlinico di Bari. Lui è il dottor Marco Fiorentino, giovane e già stimatissimo nefrologo del nosocomio del capoluogo.
Ieri, 27 dicembre, il "Vaccine Day" pugliese, a cui ha partecipato insieme ad un infermiere e ad un operatore dei servizi socio-sanitari.
Un momento storico, come è stato definito da molte testate giornalistiche, ma che non deve rimanere fine a se stesso. Ci vogliono ora programmazione governativa e regionale per la seconda fase della campagna e diffusa coscienza civica nel fidarsi della scienza.

Dottore, intanto grazie per la sua disponibilità. Come è stato farsi vaccinare contro il Covid-19?
Del tutto simile a quanto accade per altri vaccini, sia come procedura, sia in riferimento alle sensazioni. Si firmano i consueti documenti di consenso informativo, per gli allergici c'è tutta una preparazione, ma per il resto siamo nell'ambito di una normalissima procedura vaccinale, col solito trascurabile leggero fastidio al braccio dovuto all'iniezione.

Farà quindi un richiamo, abbiamo compreso bene la prassi?
Certo. Vi sarà un richiamo tra 21 giorni e poi l'aspetto più importante, rappresentato dai controlli attraverso test sierologici per comprendere meglio l'effettivo sviluppo degli anticorpi al virus.

Effetto dunque non immediato?
No, ci vorrà un po' di tempo.

Come è stato selezionato?
Ciascun reparto che faccia consulenza Covid aveva l'opportunità di vaccinare tre persone: un medico, un infermiere ed un operatore OSS. E così mi sono proposto, senza esitazioni di sorta.

Ecco, questo è un aspetto importante. Perché secondo il dottor Marco Fiorentino il vaccino va fatto?
Intanto per un discorso meramente deontologico, per quanto mi riguarda. Ma voglio anche dire che la scienza ha fatto passi avanti significativi da quando comparvero i primi vaccini, penso a quelli sulla poliomielite o altri simili che portarono a danni neurologici anche importanti, in una primissima fase. Non deve quindi spaventare il breve tempo per creare questi vaccini anti-Covid, perché se sono stati messi in circolazione vuol dire che hanno superato tutti i passaggi necessari affinché questo avvenisse. Ci sono diversi organismi che lavorano a ciò e se il vaccino è stato ritenuto pronto, vuol dire che tutte le norme sono state rispettate.

Dottore, proviamo infine a proiettarci nel futuro prossimo: siamo davvero all'inizio della fine dell'incubo?
Ci vorrà tempo. Sono fiducioso, ma prima che vi sia una reale vaccinazione di massa (se si vaccinano 200 persone, non si risolve nulla, se lo fanno 2.000 già cambia qualcosa, se lo facciamo in 20milioni allora sì che si inizieranno a vedere risultati) bisogna essere cauti.
E la cautela fa rima con rispetto delle poche ma essenziali norme che abbiamo imparato a conoscere: mascherine indossate; igienizzazione costante delle mani; distanziamento di un metro almeno in luoghi pubblici. Per la fine dell'incubo dovremo attendere, ma non moltissimo tempo. Per ora manteniamo la giusta prudenza nei comportamenti ed affidiamoci alla scienza.


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