Eventi e cultura
I ritmi capoverdiani a colorare piazza Duomo
Ieri sera la tappa giovinazzese del Bari in Jazz con i live di Elida Almeida e Fabrizio Savino
Giovinazzo - domenica 12 giugno 2016
12.54
Due concerti molto diversi in una sola serata di grande musica offerta gratuitamente.
È quanto accaduto ieri sera in piazza Duomo, tornata finalmente ad ospitare eventi culturali in occasione della prima tappa itinerante del Festival Metropolitano Bari in Jazz, partito dal capoluogo. La rassegna, giunta alla XII edizione, è organizzata dall'associazione culturale Abusuan, guidata da Koblan Amissah e che si avvale del lavoro e della passione della giovinazzese Sabrina Mastroviti.
Il concerto di ieri è stato fortemente voluto dall'Amministrazione Comunale, che come dichiarato dall'assessora alla Cultura Marianna Paladino «sta puntando su eventi di ampio respiro», ed ha riscosso il suo successo.
Davanti alla Cattedrale illuminata da luci colorate è salito sul palco il chitarrista jazz e compositore pugliese Fabrizio Savino, assieme al contrabbassista Giorgio Vendola e al batterista Gianlivio Liberti. Nelle loro armonie eleganti e comunicative, immagini musicali dell'Europa continentale racchiuse nell'album meditativo "Gemini".
L'opening ha poi lasciato spazio all'esibizione di Elida Almeida, musicista capoverdiana al suo debutto in Italia dopo il consenso ricevuto nel tour statunitense e africano e al Babel Med Music di Marsiglia. Tra un brano e l'altro, ha fatto cenno alle sofferenze sperimentate fino all'adolescenza e che è riuscita a mettersi alle spalle grazie alla sua passione per la musica. Accompagnata dalla chitarra di Hernani Almeida, dalle tastiere di Diego Neves, dal basso di Nelly e dalla batteria di Magik, ha presentato le sue composizioni originali contenute nell'album "Ora Doci Ora Margos".
I suoni e la sua voce hanno evocato fortemente i suoni e i colori dello straordinario patrimonio naturale dell'arcipelago africano di Capo Verde, ma anche quei sentimenti contrastanti che la popolazione sperimenta tutti i giorni all'ombra del turismo: dalla tristezza e dalle difficoltà quotidiane all'irrefrenabile gioia di vivere tipica delle popolazioni più vicine all'equatore, trasmessa attraverso il ballo scatenato a piedi nudi sul palco e i duetti con il pubblico divertito e particolarmente coinvolto.
Un pubblico inizialmente composto, come spesso accade, più da non giovinazzesi e che invece poi è cresciuto assieme al ritmo della serata che ha aperto, nel modo migliore possibile e culturalmente più elevato, questa estate giovinazzese.
È quanto accaduto ieri sera in piazza Duomo, tornata finalmente ad ospitare eventi culturali in occasione della prima tappa itinerante del Festival Metropolitano Bari in Jazz, partito dal capoluogo. La rassegna, giunta alla XII edizione, è organizzata dall'associazione culturale Abusuan, guidata da Koblan Amissah e che si avvale del lavoro e della passione della giovinazzese Sabrina Mastroviti.
Il concerto di ieri è stato fortemente voluto dall'Amministrazione Comunale, che come dichiarato dall'assessora alla Cultura Marianna Paladino «sta puntando su eventi di ampio respiro», ed ha riscosso il suo successo.
Davanti alla Cattedrale illuminata da luci colorate è salito sul palco il chitarrista jazz e compositore pugliese Fabrizio Savino, assieme al contrabbassista Giorgio Vendola e al batterista Gianlivio Liberti. Nelle loro armonie eleganti e comunicative, immagini musicali dell'Europa continentale racchiuse nell'album meditativo "Gemini".
L'opening ha poi lasciato spazio all'esibizione di Elida Almeida, musicista capoverdiana al suo debutto in Italia dopo il consenso ricevuto nel tour statunitense e africano e al Babel Med Music di Marsiglia. Tra un brano e l'altro, ha fatto cenno alle sofferenze sperimentate fino all'adolescenza e che è riuscita a mettersi alle spalle grazie alla sua passione per la musica. Accompagnata dalla chitarra di Hernani Almeida, dalle tastiere di Diego Neves, dal basso di Nelly e dalla batteria di Magik, ha presentato le sue composizioni originali contenute nell'album "Ora Doci Ora Margos".
I suoni e la sua voce hanno evocato fortemente i suoni e i colori dello straordinario patrimonio naturale dell'arcipelago africano di Capo Verde, ma anche quei sentimenti contrastanti che la popolazione sperimenta tutti i giorni all'ombra del turismo: dalla tristezza e dalle difficoltà quotidiane all'irrefrenabile gioia di vivere tipica delle popolazioni più vicine all'equatore, trasmessa attraverso il ballo scatenato a piedi nudi sul palco e i duetti con il pubblico divertito e particolarmente coinvolto.
Un pubblico inizialmente composto, come spesso accade, più da non giovinazzesi e che invece poi è cresciuto assieme al ritmo della serata che ha aperto, nel modo migliore possibile e culturalmente più elevato, questa estate giovinazzese.