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I medici pediatri ai genitori: «No a bimbi negli studi se non necessario. Sì a consulti telefonici»

Limitare il contatto tra soggetti sani e malati annulla possibilità di rischio per contagio da coronavirus

Tante, probabilmente troppe e speso sbagliate le informazione che stanno raggiungendo le famiglie italiane in queste convulse ore, in cui l'Italia è sotto shock per i primi morti per il coronavirus (in realtà due anziani con problemi pregressi).

La FIMP, Federazione Italiana Medici Pediatri, al fine di fare chiarezza, ha lanciato un appello - in una fase in cui sono necessarie più che mai prudenza senza allarmismi e giuste pratiche per fronteggiare il coronavirus - «affinché i genitori evitino di accompagnare i bambini nello studio del proprio pediatra di famiglia o al pronto soccorso in caso di comuni sintomi respiratori come tosse, raffreddore e febbre».

Il dottor Luigi Nigri, biscegliese, vicepresidente FIMP ha rimarcato: «Una delle modalità per annullare il contagio è limitare il contatto tra soggetti sani e malati. Sì ai consigli telefonici rispetto ai primi sintomi, per non esporci a rischi inutili. I farmaci sintomatici suggeriti dal pediatra di famiglia possono risultare efficaci».

I pediatri hanno elevato il livello di guardia: «La situazione è in continua evoluzione. Adatteremo strategie informative e raccomandazioni in accordo con le istituzioni sanitarie. Abbiamo fornito piena disponibilità nel sostenere azioni e interventi d'emergenza», ha spiegato Nigri, invitando le famiglie a seguire le indicazioni che saranno fornite on line. «Sarà sufficiente cercare FIMP su tutti i social», ha quindi concluso.
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