Corsivi
I giovani, la movida e la nostra immagine riflessa nello specchio
Una riflessione che inchioda tutti alle nostre responsabilità
Giovinazzo - domenica 24 maggio 2020
2.37
Le immagini delle bottiglie sul lungomare di Molfetta, le scene della movida del venerdì sera a Giovinazzo, similmente a quanto accade nella fase-2 della pandemia in molte altre parti della Puglia e d'Italia, hanno avuto l'effetto di compattare l'opinione pubblica che, con pochissimi distinguo, ha emesso la propria sentenza: la colpa è dei giovani.
È vero che dare giudizi sbraitando sui social incarna l'anima della stessa opinione pubblica di cui sopra, quella che - non si capisce bene come e a che titolo - ma sta sempre nel giusto, quella che ha sempre qualcuno o qualcosa che non le va a genio, contro cui esibisce copiose dosi di disprezzo che spesso sconfina nella violenza verbale.
Sarà lo spirito del tempo, sarà la colpa dei meccanismi perversi dei social network e di chi è bravo a muovere i suoi fili, ma troppo spesso il copione si ripete uguale: si danno giudizi, si insulta qualcuno senza nemmeno sapere bene come e perché e avanti con la prossima vicenda. Del resto è senza dubbio più difficile e più faticoso farsi delle domande, trovare la chiave di lettura che sta al di là di quello che appare in superficie.
Anche la questione della movida non si sottrae all'esercizio. La colpa è dei giovani e semmai dei titolari dei locali. Ma può essere tutto così facile, così semplicistico?
Una domanda proviamo a farcela e noi l'abbiamo proposta anche dalle nostre pagine giorni addietro quando abbiamo scritto che il pericolo arriva dai loro comportamenti: ma questi giovani, hanno dei genitori e degli insegnanti?
Se dunque i giovani sono così irresponsabili, chi fa parte di una delle due categorie o di entrambe (come chi vi scrive) non può non sentirsi esente da responsabilità. Perché è assurdo pensare che quelli stessi giovani irresponsabili siano un arcipelago separato dal resto della società. Essi sono la società stessa, più precisamente quella stessa che noi adulti abbiamo apparecchiato per loro.
Siamo stati bravissimi ad insegnare loro come ci si mette in fila per acquistare l'ultimo iPhone, come essere più "dritti" degli altri o come odiare bene il nemico sui social. Quanto abbiamo fatto invece per insegnare loro il rispetto, la tolleranza, i doveri civici? Tranne poi cadere dalle nuvole perché questi doveri non vengono messi in pratica, perché si lasciano le bottiglie sul lungomare, perché ci si affolla in un piazzale.
Quando invece dietro i presunti eccessi della movida, dietro i comportamenti irresponsabili dei giovani c'è la nostra immagine riflessa nello specchio.
È vero che dare giudizi sbraitando sui social incarna l'anima della stessa opinione pubblica di cui sopra, quella che - non si capisce bene come e a che titolo - ma sta sempre nel giusto, quella che ha sempre qualcuno o qualcosa che non le va a genio, contro cui esibisce copiose dosi di disprezzo che spesso sconfina nella violenza verbale.
Sarà lo spirito del tempo, sarà la colpa dei meccanismi perversi dei social network e di chi è bravo a muovere i suoi fili, ma troppo spesso il copione si ripete uguale: si danno giudizi, si insulta qualcuno senza nemmeno sapere bene come e perché e avanti con la prossima vicenda. Del resto è senza dubbio più difficile e più faticoso farsi delle domande, trovare la chiave di lettura che sta al di là di quello che appare in superficie.
Anche la questione della movida non si sottrae all'esercizio. La colpa è dei giovani e semmai dei titolari dei locali. Ma può essere tutto così facile, così semplicistico?
Una domanda proviamo a farcela e noi l'abbiamo proposta anche dalle nostre pagine giorni addietro quando abbiamo scritto che il pericolo arriva dai loro comportamenti: ma questi giovani, hanno dei genitori e degli insegnanti?
Se dunque i giovani sono così irresponsabili, chi fa parte di una delle due categorie o di entrambe (come chi vi scrive) non può non sentirsi esente da responsabilità. Perché è assurdo pensare che quelli stessi giovani irresponsabili siano un arcipelago separato dal resto della società. Essi sono la società stessa, più precisamente quella stessa che noi adulti abbiamo apparecchiato per loro.
Siamo stati bravissimi ad insegnare loro come ci si mette in fila per acquistare l'ultimo iPhone, come essere più "dritti" degli altri o come odiare bene il nemico sui social. Quanto abbiamo fatto invece per insegnare loro il rispetto, la tolleranza, i doveri civici? Tranne poi cadere dalle nuvole perché questi doveri non vengono messi in pratica, perché si lasciano le bottiglie sul lungomare, perché ci si affolla in un piazzale.
Quando invece dietro i presunti eccessi della movida, dietro i comportamenti irresponsabili dei giovani c'è la nostra immagine riflessa nello specchio.