Ulivi Istituto Vittorio Emanuele II. <span>Foto Giuseppe Dalbis</span>
Ulivi Istituto Vittorio Emanuele II. Foto Giuseppe Dalbis
Vita di città

Gli ulivi dell’Istituto Vittorio Emanuele II sono malati

L’Associazione Quelli dell’IVE che li ha piantati e curati assicura che verranno sostituiti

L'ingresso monumentale dell'Istituto Vittorio Emanuele II ha perso le sue sentinelle. I due ulivi, piantati e benedetti il 17 marzo 2019 in occasione dei 200 anni dell'Istituto, si sono ammalati.

Erano stati gli ex allievi riuniti nell'Associazione "Quelli dell'IVE" a piantumare i due alberi nelle aiuole antistanti l'arco di ingresso, adottate con Protocollo d'Intesa sottoscritto con il Comune di Giovinazzo (DGC n. 107/2019).

Al posto dei grossi monconi delle palme distrutte dal punteruolo rosso, in fazzoletti di terra che necessitavano di una accurata bonifica, avevano scelto di posizionare due esemplari di una pianta tra le più antiche del mondo, un albero resistente e fortemente radicato sul territorio locale giovinazzese, ben armonizzato con la struttura dell'IVE e con il contesto urbano circostante. Gli ulivi, piantumati in una città della terra dell'olio d'oliva, oltre che essere piante forti e resistenti alla siccità, risultavano anche poco allergizzanti per l'uomo, avendo una impollinazione limitata al periodo maggio-giugno.

In questi anni, l'associazione ha provveduto, a titolo gratuito e con propria organizzazione, alla manutenzione ordinaria e conservazione dell'area verde affidata in adozione, compresi tutti gli interventi di giardinaggio (annaffiatura, rasatura periodica, pulizia delle erbe infestanti e delle vegetazioni spontanee invasive, potatura ulivi, concimatura, sfalci, etc) e di trasporto a smaltimento di foglie, erba e ramaglie tagliate, fino al ripristino dell'impianto elettrico ed idraulico per l'irrigazione ed alla sostituzione degli ugelli rotti o malfunzionanti.

Eppure l'immagine che ora hanno i tanti visitatori di Giovinazzo e i tanti frequentatori della piazza principale è di due alberi, se non morti, molto sofferenti.

«Nonostante la scelta oculata, ragionata e scientifica degli alberi da piantumare, nonostante la nostra amorevole presa in cura del verde pubblico affidato – ha dichiarato Saverio Nenna, presidente di Quelli dell'IVE - i nostri ulivi piantumati per ben due volte si sono stranamente "ammalati". Già nel 2021 abbiamo dovuto sostituire un ulivo ed ora, dopo due anni, anche i nuovi giovani alberi, dapprima belli e rigogliosi, si sono ammalati.

Abbiamo già portato al loro capezzale diversi dottori agronomi professionisti, che a loro modo di vedere ci hanno consigliato, in tempi diversi, ora questa e poi quell'altra terapia antifungina, antibatterica, a base di prodotti ferrosi, rame, etc etc… alla fine purtroppo risultate tutti inutili. La verità è che nessuno riesce ancora a capire perché in quelle aiuole, nel giro di un paio di anni, gli alberi piantati dapprima si ammalano e poi muoiono. Tante ipotesi sono state formulate, ma nessuna soluzione ha sortito effetti positivi. C'è chi ha ventilato l'ipotesi della presenza di sostanze tossiche o di liquidi e materiali biologici rivenienti da eventuali siringhe (verosimilmente infette) nel terreno, chi ha evidenziato le tante deiezioni canine, chi il fatto che quella zona in autunno-inverno si presenti con poco sole e scarsa ventilazione».

Tante le ipotesi e le consulenze richieste ma di fatto nessuna soluzione. A questo punto si rende necessario un intervento più drastico, ovvero il cambio dell'essenza arborea.

«Davvero a malincuore – ha confidato Nenna, avvertendo anche il Sindaco - stiamo valutando l'ipotesi di sostituire gli ulivi con un'altra varietà di albero tipica di Giovinazzo, ovvero il carrubo: un albero robusto, poco contorto, sempreverde, poco esigente, con fusto vigoroso, che cresce bene in terreni aridi e poveri e che, anche se non resiste alle gelate, sopporta bene i climi caldi. Il carrubo si presenta a chioma espansa, ramificato in alto e può raggiungere un'altezza di 9–10 metri. I professionisti contattati ci hanno però consigliato di non sostituire gli alberi ammalati in questa stagione di piena vegetazione, atteso che il periodo di messa a dimora va da novembre a metà marzo».

Si tratterà solo di attendere fine anno quindi, per poi vedere i nuovi carrubi accogliere la prossima primavera e i turisti che essa porterà.
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  • Istituto Vittorio Emanuele II
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