Mons. Domenico Cornacchia
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Chiesa locale

Gli auguri di Buona Pasqua di Mons. Cornacchia nell'anniversario del dies natalis di Don Tonino

Il messaggio rivolto alle quattro comunità della diocesi

Vi riportiamo gli auguri di Buona Pasqua che S.E. Mons. Domenico Cornacchia ha voluto rivolgere alle quattro comunità cittadine di cui è pastore. Una Pasqua che cade quest'anno nel giorno in cui si ricorda il dies natalis di don Tonino Bello. E forse assume ancor di più un significato speciale, che dev'essere ricco di contenuti autenticamente cristiani.

«Le donne che il mattino di Pasqua si recarono al sepolcro trovarono la pietra ribaltata, senza il Signore all'interno. Come spesso ci capita, Dio non è dove noi lo vorremmo trovare. Spesso ci sentiamo traditi, ma non è Lui che ci gira le spalle o non si lascia trovare. Siamo noi che lo cerchiamo dove Lui non c'è.
"Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato"(Lc 24,5-6).

Miei cari, oso fare mio quel primo annuncio per ripetere a tutti, specie a quanti stanno attraversando la notte del Getsemani e della Passione, la radiosa notizia: Cristo è risorto! Con Lui sono risorti anche i suoi primi discepoli, che improvvisamente da dubbiosi sono diventati credenti, da uomini impauriti e codardi si sono trasformati in un manipolo di coraggiosi, disposti a portare il Vangelo ovunque, malgrado le difficoltà, le persecuzioni, i pericoli di morte.

Il Cristo risorto sprigiona un'immensa energia di amore e di speranza, che non può essere soffocata. Di chi è raggiante di felicità si suol dire: "È contento come una pasqua". La Pasqua, infatti, ci mette dentro la voglia di cantare, ci fa sentire liberi, leggeri, in armonia con le persone e con le cose. Ogni giorno è Pasqua: perché ogni giorno muore qualcosa di vecchio in noi e facciamo un passo verso la vita nuova. E, soprattutto, ogni domenica è Pasqua: perché siamo chiamati all'incontro con il Signore Risorto nella santa Messa. Da Lui contagiati, dovremmo uscire dalle nostre chiese con il fuoco nel cuore e la gioia sul volto, pronti a darGli testimonianza con la vita e la parola. Papa Francesco, pellegrino sui passi di don Tonino Bello, nella sua visita a Molfetta, il 20 aprile dello scorso anno, affermava che "chi si nutre dell'Eucaristia smette di vivere per sé, per il proprio successo, per avere qualcosa o per diventare qualcuno, ma vive per Gesù e come Gesù, cioè per gli altri".

Di Giorgio La Pira si racconta che quando era deputato a Montecitorio, mostrava spesso a un suo collega ateo il piccolo Vangelo che portava con sé e, sorridendo, diceva: "È risorto!". Dobbiamo dirlo anche noi, a tutti e prima di tutto a noi stessi. "Il mondo è un immenso pianto, ma a Pasqua diventa un immenso parto: di vita, di speranza, di nuovi orizzonti, di lacrime asciugate" (E. Ronchi).

Così, mentre siamo consapevoli che la passione di Cristo continua in tutti i crocifissi della storia, abbiamo anche ragione di credere che la sua risurrezione è sempre in atto nella storia fino al completamento nell'ultimo giorno. Siamo abbastanza capaci di guardarci intorno per vedere i fiori della primavera più che le foglie morte? Pasqua è credere che, con Dio, la vita non finisce mai.

A tutti voi i miei auguri pasquali con le parole del Servo di Dio don Tonino Bello, che ricordiamo nel 26º anniversario del suo dies natalis: "Coraggio gente! La Pasqua vi prosciughi, fino all'ultima goccia, i ristagni di disperazione che si sono sedimentati nel cuore. E, insieme al coraggio di esistere, vi ridia la voglia di camminare". Auguri!»

+Domenico Vescovo
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