Vita di città
Giuseppe Mottola: la sua arte, il suo talento, la sua vita negli States
La nostra intervista esclusiva ad un giovinazzese "che ce l'ha fatta"
Giovinazzo - domenica 3 settembre 2023
12.37
C'è una bella storia ricca di successi professionali nel "narravita" che vi proponiamo. Un giovinazzese a New York è Giuseppe Mottola che ci ha dato prova del suo talento e della sua professionalità; figlio d'arte, il suo papà Vincenzo è stato un autentico artista della fotografia. Dopo aver girato lo spot per Prix Italia, manifestazione promossa dalla Rai che si terrà a Bari in ottobre, Giuseppe Mottola ha approfittato per fermarsi a Giovinazzo per ammirare la mostra fotografica che è stata allestita nella Cripta della Concattedrale dove sono stati in esposizione per alcune settimane gli scatto del padre e del fratello Dino. Pino Mottola così come è conosciuto nella cerchia degli amici e degli affetti, ci ha rilasciato così la sua intervista che vi proponiamo di seguito.
Il tuo racconto di vita ed esperienziale parte da Giovinazzo, dall'ammirazione per papà Vincenzo e per la sua arte fotografica. Da qui inizia tutto il bello che hai messo in atto nella tua carriera. Cosa ti emoziona ricordare?
Sono molto legato a Giovinazzo sia dal punto di vista sentimentale che professionale. Sono cresciuto sotto la guida di papà, un grande artigiano che mi ha trasmesso la passione per la fotografia e la dedizione al lavoro. Vincenzo Mottola è stato accolto a Giovinazzo alla fine degli anni Cinquanta, dove si è fermato per il resto della sua vita. Coccolato e rispettato dai giovinazzesi, i quali hanno sempre contraccambiato con sincera riconoscenza, come si fa per i grandi fotografi, le sue qualità umane e professionali, individuando nel suo lavoro non un semplice esecutore materiale ma quasi un interprete dei propri stati d'animo. Considero il suo lavoro come un faro nella mia vita professionale. Mi ha dato la possibilità di perfezionare le basi che mi ha trasmesso sin da piccolo nello studio fotografico di via Cappuccini a Giovinazzo, sia in fase di ripresa che in laboratorio quando di sviluppava e stampava in pellicola.
Prima tappa importante della tua professione è a Roma. Quali sono stati i tuoi esordi?
Mio padre, dandomi l'opportunità di studiare a Roma, presso l'istituto per la cinematografia "Roberto Rossellini", è diventato forse inconsapevolmente il trampolino di lancio professionale negli anni successivi. La grande opportunità mi viene data vincendo il concorso di ammissione al Centro sperimentale di cinematografia diretto da Lina Wertmüller, al corso di fotografia cinematografica coordinata dal Maestro Giuseppe Rotunno, che ha lavorato tra gli altri con Federico Fellini, Mario Monicelli, Luchino Visconti, Bob Fosse, Terry Gilliam. Direi un buon inizio…
Ecco, cosa ha rappresentato Rotunno per te, per la tua formazione e la tua crescita?
Giuseppe Rotunno è stato per me, dopo mio padre, il mio secondo maestro. Mi ha dato la possibilità di crescere e di apprezzare il lavoro del direttore della fotografia nel cinema, dandomi la possibilità di continuare a credere nella mia passione. A ventiquattro anni ho superato il concorso in Rai, arrivando tra i primi degli oltre mille candidati. Sono stati per me diciotto anni di emozioni condivise con chi è stato al mio fianco: attori, registi, sceneggiatori, scenografi, costumisti, giornalisti. Ho girato il mondo confezionando documentari geografici, reportage culturali, serie televisive, mandati in onda dalla Rai.
Ed infine la bellezza della tua professione ha compiuto un ulteriore salto oltre i confini nazionali e sei arrivato a New York dove tutt'oggi sei un nome importante...
Nella vita bisogna avere un po' di follia per raggiungere i propri sogni, motivo per cui ho abbandonato la Rai per trasferirmi a New York. Nel corso di questi anni ho diretto la fotografia per diverse campagne pubblicitarie come ad esempio quelle per Amnesty International, Gatorade, United Nation, per la Biennale di Venezia e per Emergency. Ho lavorato a lungo a New York con Frank Miller, celebre fumettista, tra l'altro regista con Quentin Tarantino e Robert Rodriguez del film "Sin-City"; ora sto ultimando lo scouting per il prossimo film di Sebastiano Pigazzi, l'attore italo-americano di "And Just Like That" che si divide tra l'Italia e Hollywood, dove i sogni diventano realtà. La mia vita è stato un continuo viaggiare oltre i confini del mio paese di origine, per farvi sempre ritorno come il centro della mia vita umana e professionale.
Il tuo racconto di vita ed esperienziale parte da Giovinazzo, dall'ammirazione per papà Vincenzo e per la sua arte fotografica. Da qui inizia tutto il bello che hai messo in atto nella tua carriera. Cosa ti emoziona ricordare?
Sono molto legato a Giovinazzo sia dal punto di vista sentimentale che professionale. Sono cresciuto sotto la guida di papà, un grande artigiano che mi ha trasmesso la passione per la fotografia e la dedizione al lavoro. Vincenzo Mottola è stato accolto a Giovinazzo alla fine degli anni Cinquanta, dove si è fermato per il resto della sua vita. Coccolato e rispettato dai giovinazzesi, i quali hanno sempre contraccambiato con sincera riconoscenza, come si fa per i grandi fotografi, le sue qualità umane e professionali, individuando nel suo lavoro non un semplice esecutore materiale ma quasi un interprete dei propri stati d'animo. Considero il suo lavoro come un faro nella mia vita professionale. Mi ha dato la possibilità di perfezionare le basi che mi ha trasmesso sin da piccolo nello studio fotografico di via Cappuccini a Giovinazzo, sia in fase di ripresa che in laboratorio quando di sviluppava e stampava in pellicola.
Prima tappa importante della tua professione è a Roma. Quali sono stati i tuoi esordi?
Mio padre, dandomi l'opportunità di studiare a Roma, presso l'istituto per la cinematografia "Roberto Rossellini", è diventato forse inconsapevolmente il trampolino di lancio professionale negli anni successivi. La grande opportunità mi viene data vincendo il concorso di ammissione al Centro sperimentale di cinematografia diretto da Lina Wertmüller, al corso di fotografia cinematografica coordinata dal Maestro Giuseppe Rotunno, che ha lavorato tra gli altri con Federico Fellini, Mario Monicelli, Luchino Visconti, Bob Fosse, Terry Gilliam. Direi un buon inizio…
Ecco, cosa ha rappresentato Rotunno per te, per la tua formazione e la tua crescita?
Giuseppe Rotunno è stato per me, dopo mio padre, il mio secondo maestro. Mi ha dato la possibilità di crescere e di apprezzare il lavoro del direttore della fotografia nel cinema, dandomi la possibilità di continuare a credere nella mia passione. A ventiquattro anni ho superato il concorso in Rai, arrivando tra i primi degli oltre mille candidati. Sono stati per me diciotto anni di emozioni condivise con chi è stato al mio fianco: attori, registi, sceneggiatori, scenografi, costumisti, giornalisti. Ho girato il mondo confezionando documentari geografici, reportage culturali, serie televisive, mandati in onda dalla Rai.
Ed infine la bellezza della tua professione ha compiuto un ulteriore salto oltre i confini nazionali e sei arrivato a New York dove tutt'oggi sei un nome importante...
Nella vita bisogna avere un po' di follia per raggiungere i propri sogni, motivo per cui ho abbandonato la Rai per trasferirmi a New York. Nel corso di questi anni ho diretto la fotografia per diverse campagne pubblicitarie come ad esempio quelle per Amnesty International, Gatorade, United Nation, per la Biennale di Venezia e per Emergency. Ho lavorato a lungo a New York con Frank Miller, celebre fumettista, tra l'altro regista con Quentin Tarantino e Robert Rodriguez del film "Sin-City"; ora sto ultimando lo scouting per il prossimo film di Sebastiano Pigazzi, l'attore italo-americano di "And Just Like That" che si divide tra l'Italia e Hollywood, dove i sogni diventano realtà. La mia vita è stato un continuo viaggiare oltre i confini del mio paese di origine, per farvi sempre ritorno come il centro della mia vita umana e professionale.