Cronaca
«Giovinazzo nelle mani del clan Strisciuglio»
Stupefacenti ed estorsioni i business della «Luna» secondo la Direzione Investigativa Antimafia
Giovinazzo - martedì 23 febbraio 2016
12.11
Pur se decimato dalle inchieste della magistratura è il clan Strisciuglio che a Bari e nell'hinterland continua a gestire le attività illegali: dal traffico di droga (attività che porta i maggiori introiti nelle casse criminali) e armi alle estorsioni.
È una lotta continua, quella degli Strisciuglio, contro le altre cosche della città per riuscire a gestire i quartieri sotto il proprio controllo e non esita a seminare per strada morti ammazzati per non perdere la supremazia assoluta sul territorio. L'influenza del clan (il boss storico Domenico Striusciuglio, detto Mimmo «la Luna», è detenuto) si estende ai quartieri Carbonara, Libertà, San Paolo, Stanic, Palese, San Pio, Santo Spirito, Bari vecchia e Catino. Oltre che nell'hinterland barese.
Secondo la relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia che racconta assetti e strategie delle cosche in tutta la Puglia, infatti, il clan Strisciuglio, che da anni si sta delocalizzando nell'hinterland barese ed ha allargato le proprie zone di influenza con lo scopo di assumere il controllo del mercato dello spaccio di sostanze stupefacenti e del racket delle estorsioni, è stabilmente a Giovinazzo.
«Tuttavia - si legge a pagina 134 del dossier trasmesso al Parlamento, che si riferisce al primo semestre del 2015 (tra gennaio e giugno) - la complessità dello scenario barese riverbera i propri effetti anche sui paesi della provincia, con la conseguente difficoltà di circoscrivere e localizzare i sodalizi in precise aree geografiche». L'immagine fotografata dalla Direzione Investigativa Antimafia, dunque, mostra un quadro complessivo abbastanza frammentario.
«Le dinamiche criminali della provincia di Bari - continuano ancora gli inquirenti tra le pagine 128 e 129 - vanno lette alla luce di assetti composti da una pluralità di sodalizi gerarchicamente organizzati ed a base essenzialmente familiare, attorno ai quali orbitano gruppi criminali minori. Si avverte, comunque, un sempre maggiore coinvolgimento di giovani leve desiderose di affermarsi sullo scenario criminale».
Gli Strisciuglio, che mantengono inalterati gli equilibri nella città di Bari, tranne qualche riassestamento dovuto allo scontro tra i due clan di Carbonara e del Libertà, restano legati ai business tradizionali: «Al pari di quanto avviene per i gruppi cittadini - si legge ancora - la commercializzazione degli stupefacenti e le estorsioni costituiscono le principali attività illecite, su un territorio che può essere convenzionalmente suddiviso tra "referenti di zona" ed "affiliati"».
In ogni modo, «le attività di polizia giudiziaria condotte nel primo semestre dell'anno 2015 hanno confermato, a più riprese, la piena operatività dei gruppi della provincia, nei confronti dei quali sono stati raggiunti importanti risultati».
È una lotta continua, quella degli Strisciuglio, contro le altre cosche della città per riuscire a gestire i quartieri sotto il proprio controllo e non esita a seminare per strada morti ammazzati per non perdere la supremazia assoluta sul territorio. L'influenza del clan (il boss storico Domenico Striusciuglio, detto Mimmo «la Luna», è detenuto) si estende ai quartieri Carbonara, Libertà, San Paolo, Stanic, Palese, San Pio, Santo Spirito, Bari vecchia e Catino. Oltre che nell'hinterland barese.
Secondo la relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia che racconta assetti e strategie delle cosche in tutta la Puglia, infatti, il clan Strisciuglio, che da anni si sta delocalizzando nell'hinterland barese ed ha allargato le proprie zone di influenza con lo scopo di assumere il controllo del mercato dello spaccio di sostanze stupefacenti e del racket delle estorsioni, è stabilmente a Giovinazzo.
«Tuttavia - si legge a pagina 134 del dossier trasmesso al Parlamento, che si riferisce al primo semestre del 2015 (tra gennaio e giugno) - la complessità dello scenario barese riverbera i propri effetti anche sui paesi della provincia, con la conseguente difficoltà di circoscrivere e localizzare i sodalizi in precise aree geografiche». L'immagine fotografata dalla Direzione Investigativa Antimafia, dunque, mostra un quadro complessivo abbastanza frammentario.
«Le dinamiche criminali della provincia di Bari - continuano ancora gli inquirenti tra le pagine 128 e 129 - vanno lette alla luce di assetti composti da una pluralità di sodalizi gerarchicamente organizzati ed a base essenzialmente familiare, attorno ai quali orbitano gruppi criminali minori. Si avverte, comunque, un sempre maggiore coinvolgimento di giovani leve desiderose di affermarsi sullo scenario criminale».
Gli Strisciuglio, che mantengono inalterati gli equilibri nella città di Bari, tranne qualche riassestamento dovuto allo scontro tra i due clan di Carbonara e del Libertà, restano legati ai business tradizionali: «Al pari di quanto avviene per i gruppi cittadini - si legge ancora - la commercializzazione degli stupefacenti e le estorsioni costituiscono le principali attività illecite, su un territorio che può essere convenzionalmente suddiviso tra "referenti di zona" ed "affiliati"».
In ogni modo, «le attività di polizia giudiziaria condotte nel primo semestre dell'anno 2015 hanno confermato, a più riprese, la piena operatività dei gruppi della provincia, nei confronti dei quali sono stati raggiunti importanti risultati».