Attualità
Giancaspro, Giovinazzo e la fine di una storia ultracentenaria
Dalle «notizie assurde» ai possibili investimenti. Tutto iniziò nell'Auditorium IVE
Giovinazzo - martedì 17 luglio 2018
Tutto è cominciato da quella frase: «Sono notizie assurde». A pronunciarle Cosmo Giancaspro, il 9 aprile scorso, nell'Auditorium dell'IVE di Giovinazzo, in una serata in cui si parlava di solidarietà. Le pronunziò a margine di quell'evento e ci liquidò per non parlare dei possibili due punti di penalizzazione per mancati o ritardati adempimenti fiscali.
Quella frase fu poi ripresa da tanti colleghi molto più blasonati e la notizia si diffuse via web rapidamente. Giancaspro era sereno: il Bari non avrebbe avuto due punti di penalizzazione. La "fake news" purtroppo si rivelò a fine maggio non essere quella diffusa qualche tempo prima da La Repubblica, ma quella che ci aveva raccontato lui. O almeno, i fatti hanno detto questo.
Il Bari giocò il playoff a Cittadella, uscì pareggiando perdendo la serie A e da quel momento si è arrivati ad una concatenazione di eventi catastrofici che hanno portato alla scomparsa dal calcio professionistico della quinta città metropolitana italiana (la prima per pubblico in B, tra le prime dieci in assoluto). Bari non ha più (forse) il calcio professionistico. Ed i giovinazzesi non avranno più, almeno ai vertici nazionali, né l'hockey pista, primo grande amore, né il pallone.
Giancaspro era venuto a Giovinazzo qualche tempo prima per parlare col Sindaco, Tommaso Depalma, di investimenti possibili ma non probabili sulla costa e per il campo sportivo "De Pergola". O almeno questo ci era stato detto anche da fonti comunali.
Non siamo convinti nemmeno della possibilità paventata da Canonico che il titolo sportivo del Bisceglie Calcio diventi quello dell'AS Bari 2018. Non è giusto per gli sportivi biscegliesi, non è giusto per la storia gloriosa del calcio in biancorosso.
Abbiamo tastato il polso ai tifosi del Bari di Giovinazzo e ci hanno tutti risposto la stessa cosa: vogliono programmazione ed una società che inizi dal basso, con serietà e senza scorciatoie.
Le prossime ore ci diranno se questo accadrà e quali scenari si presenteranno al Sindaco Antonio Decaro, ormai depositario da ieri del titolo. A noi resta l'amarezza per aver visto terminare miseramente (e le responsabilità sembrano chiarissime) la vita di una società che è storia di questo territorio, che è stata per 110 anni orgoglio di una terra, indipendentemente dai risultati, perché è un simbolo identitario, soprattutto per chi vive fuori dalla regione.
E tutto questo, "il priscio" del pallone che rotola inseguito da quelle maglie bianche bordate di rosso, non c'è più, almeno per ora. Breve storia triste di un calcio moderno che propone ai vertici societari imprenditori di cui si conosce pochissimo e che ammazza la passione del popolo a cui appartiene, riducendolo a tifare per squadre lontane e milionarie tutte titoli e poco cuore.
Quella frase fu poi ripresa da tanti colleghi molto più blasonati e la notizia si diffuse via web rapidamente. Giancaspro era sereno: il Bari non avrebbe avuto due punti di penalizzazione. La "fake news" purtroppo si rivelò a fine maggio non essere quella diffusa qualche tempo prima da La Repubblica, ma quella che ci aveva raccontato lui. O almeno, i fatti hanno detto questo.
Il Bari giocò il playoff a Cittadella, uscì pareggiando perdendo la serie A e da quel momento si è arrivati ad una concatenazione di eventi catastrofici che hanno portato alla scomparsa dal calcio professionistico della quinta città metropolitana italiana (la prima per pubblico in B, tra le prime dieci in assoluto). Bari non ha più (forse) il calcio professionistico. Ed i giovinazzesi non avranno più, almeno ai vertici nazionali, né l'hockey pista, primo grande amore, né il pallone.
Giancaspro era venuto a Giovinazzo qualche tempo prima per parlare col Sindaco, Tommaso Depalma, di investimenti possibili ma non probabili sulla costa e per il campo sportivo "De Pergola". O almeno questo ci era stato detto anche da fonti comunali.
Non siamo convinti nemmeno della possibilità paventata da Canonico che il titolo sportivo del Bisceglie Calcio diventi quello dell'AS Bari 2018. Non è giusto per gli sportivi biscegliesi, non è giusto per la storia gloriosa del calcio in biancorosso.
Abbiamo tastato il polso ai tifosi del Bari di Giovinazzo e ci hanno tutti risposto la stessa cosa: vogliono programmazione ed una società che inizi dal basso, con serietà e senza scorciatoie.
Le prossime ore ci diranno se questo accadrà e quali scenari si presenteranno al Sindaco Antonio Decaro, ormai depositario da ieri del titolo. A noi resta l'amarezza per aver visto terminare miseramente (e le responsabilità sembrano chiarissime) la vita di una società che è storia di questo territorio, che è stata per 110 anni orgoglio di una terra, indipendentemente dai risultati, perché è un simbolo identitario, soprattutto per chi vive fuori dalla regione.
E tutto questo, "il priscio" del pallone che rotola inseguito da quelle maglie bianche bordate di rosso, non c'è più, almeno per ora. Breve storia triste di un calcio moderno che propone ai vertici societari imprenditori di cui si conosce pochissimo e che ammazza la passione del popolo a cui appartiene, riducendolo a tifare per squadre lontane e milionarie tutte titoli e poco cuore.