Cronaca
Ex Marmeria Barbone, il TAR Puglia dichiara improcedibile il ricorso della Blue Tourism
La sentenza è arrivata il 9 novembre scorso
Giovinazzo - lunedì 6 dicembre 2021
17.40
La seconda Sezione del Tribunale Amministrativo Regionale della Puglia, con sentenza depositata il 9 novembre scorso, ha dichiarato improcedibile il ricorso principale esperito dai legali rappresentanti della Blue Tourism srl, la società murgiana che aveva presentato un progetto di riconversione della ex Marmeria Barbone, immobile con annessa area ormai in abbandono che sorge sulla litoranea verso il quartiere barese di Santo Spirito.
La Corte, presieduta dal presidente Alfredo Giuseppe Allegretta, ha inoltre respinto i primi motivi aggiunti presentati dai ricorrenti, ha dichiarato inammissibili i secondi motivi aggiunti ed ha condannato la società ricorrente al pagamento delle spese di lite in favore della Regione Puglia e dell'ARPA Puglia «che si liquidano in €. 2.000,00 per ciascuna amministrazione resistente costituita, per complessivi €. 4.000,00, oltre accessori di legge».
La Blue Tourism aveva impugnato il provvedimento n.339 del 2019 con cui il competente ufficio della Regione Puglia aveva determinato di dover assoggettare a valutazione d'impatto ambientale «il progetto di ristrutturazione edilizia di un opificio dismesso e in rovina, finalizzato all'adeguamento strutturale con cambiamento di destinazione d'uso da industriale a turistico». Nel marzo 2021 era quindi giunto anche un giudizio negativo di compatibilità ambientale e «il provvedimento di diniego del PAUR n. 114».
Dopo una serie intricata di vicende giuridico-amministrative, il Comune di Giovinazzo aveva appoggiato le istanze degli imprenditori avverso le decisioni di taluni uffici della Regione Puglia, ma era rimasto a latere della vicenda, mentre l'ente regionale ed ARPA Puglia avevano contestato la realizzabilità del progetto, resistendo in giudizio. E così si è arrivati a sentenza.
In particolare, secondo la società murgiana, vi sarebbe stato un eccesso di potere di quegli uffici regionali, che tuttavia il TAR della Puglia non ha riscontrato: «Rileva il Collegio come la opinata - quanto ad esigibilità - valutazione d'impatto ambientale - si legge nella sentenza - sia stata successivamente esperita dalla stessa parte istante, seppure si sia conclusa con un giudizio sfavorevole espresso dall'autorità competente. Tal situazione ha, comunque sia, originato una evidente causa d'improcedibilità, in ordine al gravame proposto, per sopravvenuto difetto d'interesse. In sintesi, può osservarsi come la particolare ubicazione in immediata prossimità del mare del dismesso opificio da ristrutturarsi e anche la stessa tipologia di N. 00325/2020 REG.RIC. articolati lavori edili a svolgersi, che comprendono l'escavazione nel suolo, richiedevano una preventiva valutazione d'impatto – come meglio più appresso verrà scrutinato – talché gli atti adottati dalla Regione non palesavano in concreto alcun eccesso di potere. Ad ogni modo, come già detto, la valutazione d'impatto è stata esperita, di conseguenza superfluo è continuare a discettare circa la sua concreta esigibilità normativa, poiché rispetto ad essa difetta l'interesse concreto ed attuale all'impugnativa. Per tali motivi il ricorso principale è divenuto improcedibile».
Un primo capitolo archiviato di una vicenda seguita con molta attenzione dalla politica locale, in particolar modo dall'amministrazione comunale, che contava nella riqualificazione di un'area che oggi si presenta in condizioni non consone al rilancio turistico tanto auspicato. La società murgiana aveva investito nel progetto svariati milioni di euro e la questione non può reputarsi ancora chiusa.
I prossimi mesi saranno decisivi per comprendere meglio la sorte di quell'area dove avrebbe dovuto nascere un resort, che prevedeva l'assunzione di circa 60 dipendenti con conseguente ricaduta occupazionale sulla cittadina adriatica.
Di certo, questo sarà uno dei temi centrali, in fatto di urbanistica, della ormai avviata campagna elettorale per le amministrative del 2022. La palla ripassa nel campo degli investitori.
La Corte, presieduta dal presidente Alfredo Giuseppe Allegretta, ha inoltre respinto i primi motivi aggiunti presentati dai ricorrenti, ha dichiarato inammissibili i secondi motivi aggiunti ed ha condannato la società ricorrente al pagamento delle spese di lite in favore della Regione Puglia e dell'ARPA Puglia «che si liquidano in €. 2.000,00 per ciascuna amministrazione resistente costituita, per complessivi €. 4.000,00, oltre accessori di legge».
La Blue Tourism aveva impugnato il provvedimento n.339 del 2019 con cui il competente ufficio della Regione Puglia aveva determinato di dover assoggettare a valutazione d'impatto ambientale «il progetto di ristrutturazione edilizia di un opificio dismesso e in rovina, finalizzato all'adeguamento strutturale con cambiamento di destinazione d'uso da industriale a turistico». Nel marzo 2021 era quindi giunto anche un giudizio negativo di compatibilità ambientale e «il provvedimento di diniego del PAUR n. 114».
Dopo una serie intricata di vicende giuridico-amministrative, il Comune di Giovinazzo aveva appoggiato le istanze degli imprenditori avverso le decisioni di taluni uffici della Regione Puglia, ma era rimasto a latere della vicenda, mentre l'ente regionale ed ARPA Puglia avevano contestato la realizzabilità del progetto, resistendo in giudizio. E così si è arrivati a sentenza.
In particolare, secondo la società murgiana, vi sarebbe stato un eccesso di potere di quegli uffici regionali, che tuttavia il TAR della Puglia non ha riscontrato: «Rileva il Collegio come la opinata - quanto ad esigibilità - valutazione d'impatto ambientale - si legge nella sentenza - sia stata successivamente esperita dalla stessa parte istante, seppure si sia conclusa con un giudizio sfavorevole espresso dall'autorità competente. Tal situazione ha, comunque sia, originato una evidente causa d'improcedibilità, in ordine al gravame proposto, per sopravvenuto difetto d'interesse. In sintesi, può osservarsi come la particolare ubicazione in immediata prossimità del mare del dismesso opificio da ristrutturarsi e anche la stessa tipologia di N. 00325/2020 REG.RIC. articolati lavori edili a svolgersi, che comprendono l'escavazione nel suolo, richiedevano una preventiva valutazione d'impatto – come meglio più appresso verrà scrutinato – talché gli atti adottati dalla Regione non palesavano in concreto alcun eccesso di potere. Ad ogni modo, come già detto, la valutazione d'impatto è stata esperita, di conseguenza superfluo è continuare a discettare circa la sua concreta esigibilità normativa, poiché rispetto ad essa difetta l'interesse concreto ed attuale all'impugnativa. Per tali motivi il ricorso principale è divenuto improcedibile».
Un primo capitolo archiviato di una vicenda seguita con molta attenzione dalla politica locale, in particolar modo dall'amministrazione comunale, che contava nella riqualificazione di un'area che oggi si presenta in condizioni non consone al rilancio turistico tanto auspicato. La società murgiana aveva investito nel progetto svariati milioni di euro e la questione non può reputarsi ancora chiusa.
I prossimi mesi saranno decisivi per comprendere meglio la sorte di quell'area dove avrebbe dovuto nascere un resort, che prevedeva l'assunzione di circa 60 dipendenti con conseguente ricaduta occupazionale sulla cittadina adriatica.
Di certo, questo sarà uno dei temi centrali, in fatto di urbanistica, della ormai avviata campagna elettorale per le amministrative del 2022. La palla ripassa nel campo degli investitori.