Cronaca
Eternit, scarti edili e pneumatici: al setaccio la lama Castello
Le guardie zoofile hanno rastrellato la zona. Rinvenuti anche rifiuti ingombranti, plastica, vetro e cavi elettrici
Giovinazzo - lunedì 11 maggio 2020
È scattata ieri un'imponente attività di rastrellamento rurale svolta dalle Guardie Ecozoofile Protezione Ambientale: al centro del servizio, derivante da un'ampia attività di controllo delle campagne, la lama Castello, area sottoposta a tutela della biodiversità dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale.
Nell'ambito del piano di controllo del territorio finalizzato a prevenire e a reprimere gli odiosissimi reati contro l'ambiente, le guardie zoofile, con funzioni di polizia giudiziaria, hanno individuato «un sito - secondo il numero uno dell'associazione di Molfetta, Giuseppe Battista - che, per condotta abituale illecita di ignoti, si è di fatto trasformato in un luogo di scarico e deposito incontrollato» in cui sono stati riversati quantitativi di rifiuti, anche pericolosi e speciali.
Gli agenti - accanto ai fiori tipici del periodo primaverile - hanno scoperto accumuli di rifiuti: dagli scarti edili agli pneumatici, dai mobili all'amianto. E in mezzo al pattume, oltre a materiale plastico, anche cavi elettrici e vetro. Particolare attenzione ha suscitato la presenza di serbatoi di eternit formati da cemento e fibre di amianto irregolarmente smaltiti su alcuni terreni agricoli, liberamente accessibili da tutti, con grave pericolo per la salute dei cittadini. E pensare che, dal 2015, 3.628 firmatari appoggiarono la petizione promossa dall'associazione Amici dell'Ambiente, della Flora e della Fauna per la realizzazione di un parco naturalistico urbano con lo scopo di «reintrodurre - era scritto sui volantini informativi distribuiti all'epoca in città - la flora e la fauna autoctone, ormai scomparse a causa dell'utilizzo dei diserbanti». Dalle sostanze nocive ai colori dei fiori: anche così si sarebbe potuto fare turismo "slow".
La realizzazione di un parco naturalistico, infatti, non solo avrebbe restituito dignità ad un luogo, ma ne avrebbe fatto il fulcro vitale di una vera e propria rinascita. E invece proprio quel luogo, a distanza di un quinquennio, è diventato una discarica abusiva, una vera e propria piaga che ferisce l'ambiente e pesa sulle tasche di tutti i cittadini. «Abbiamo inviato il nostro rapporto, completo di foto, alle Autorità competenti per gli interventi di legge», conclude Battista.
Foto - quelle inserite all'interno della nostra gallery fotografica - che colpiscono come un pugno allo stomaco, perché sono la testimonianza di un'inciviltà che si manifesta vigliaccamente e che, anche con l'uso di "armi" tecnologiche come le foto-trappole, appare dura da contrastare.
Nell'ambito del piano di controllo del territorio finalizzato a prevenire e a reprimere gli odiosissimi reati contro l'ambiente, le guardie zoofile, con funzioni di polizia giudiziaria, hanno individuato «un sito - secondo il numero uno dell'associazione di Molfetta, Giuseppe Battista - che, per condotta abituale illecita di ignoti, si è di fatto trasformato in un luogo di scarico e deposito incontrollato» in cui sono stati riversati quantitativi di rifiuti, anche pericolosi e speciali.
Gli agenti - accanto ai fiori tipici del periodo primaverile - hanno scoperto accumuli di rifiuti: dagli scarti edili agli pneumatici, dai mobili all'amianto. E in mezzo al pattume, oltre a materiale plastico, anche cavi elettrici e vetro. Particolare attenzione ha suscitato la presenza di serbatoi di eternit formati da cemento e fibre di amianto irregolarmente smaltiti su alcuni terreni agricoli, liberamente accessibili da tutti, con grave pericolo per la salute dei cittadini. E pensare che, dal 2015, 3.628 firmatari appoggiarono la petizione promossa dall'associazione Amici dell'Ambiente, della Flora e della Fauna per la realizzazione di un parco naturalistico urbano con lo scopo di «reintrodurre - era scritto sui volantini informativi distribuiti all'epoca in città - la flora e la fauna autoctone, ormai scomparse a causa dell'utilizzo dei diserbanti». Dalle sostanze nocive ai colori dei fiori: anche così si sarebbe potuto fare turismo "slow".
La realizzazione di un parco naturalistico, infatti, non solo avrebbe restituito dignità ad un luogo, ma ne avrebbe fatto il fulcro vitale di una vera e propria rinascita. E invece proprio quel luogo, a distanza di un quinquennio, è diventato una discarica abusiva, una vera e propria piaga che ferisce l'ambiente e pesa sulle tasche di tutti i cittadini. «Abbiamo inviato il nostro rapporto, completo di foto, alle Autorità competenti per gli interventi di legge», conclude Battista.
Foto - quelle inserite all'interno della nostra gallery fotografica - che colpiscono come un pugno allo stomaco, perché sono la testimonianza di un'inciviltà che si manifesta vigliaccamente e che, anche con l'uso di "armi" tecnologiche come le foto-trappole, appare dura da contrastare.