Cronaca
Ecco Pasolina: la tartaruga liberata dal Centro Velico
L'animale è finalmente tornato in mare: era stata ritrovata nelle acque del porto di Giovinazzo
Giovinazzo - sabato 26 agosto 2017
14.47
Dopo il ritrovamento di una tartaruga nelle acque del porto cittadino, è tornata in mare Pasolina, l'esemplare ospedalizzato presso il centro recupero tartarughe e curato dagli esperti della struttura di Molfetta.
Il rilascio è avvenuto ieri mattina, alla presenza di alcuni allievi del Centro Velico che hanno potuto vivere l'emozione di assistere a questo gioioso evento. L'escursione per il rilascio in mare ha avuto l'obiettivo di sensibilizzare ed educare il pubblico alla conservazione, gestione ed uso responsabile degli ambienti acquatici attraverso la conoscenza e l'approfondimento delle specie animali e dei loro habitat.
Una volta imbarcati i passeggeri, il battello è arrivato a circa un miglio dal porto di Giovinazzo, in mare aperto, dove è avvenuto il rilascio. L'esemplare, di una età compresa tra i 18 e i 20 anni, era stato ritrovato a dicembre dello scorso anno che annaspava nelle acque del porto, da Vito Crismale, presidente del circolo, e da Tonio Discioscia.
Recuperata e portata a riva, la tartaruga era stata trasferita presso il centro recupero tartarughe, dove lo staff medico veterinario ha svolto tutti i controlli di routine. Del peso di circa 35 chilogrammi, l'animale ha nuotato in una vasca curatoriale dove ha ricevuto quotidianamente le cure dello staff fino a ieri. Pasolina è una delle tante tartarughe che sono soccorse e trasportate al centro di Molfetta per le cure.
Ma non tutte, purtroppo, sono storie a lieto fine. Diverse sono le cause del ricovero. Tra le principali: le interferenze con le attività di pesca, principalmente dovute ai palamiti (è frequente la presenza di ami nella cavità boccale o nel tratto digerente, spesso evidenziato dal filo di nylon che fuoriesce ai margini della bocca) o alle reti che possono causare ferite, mutilazioni e, nel peggiore dei casi, il soffocamento degli animali.
E poi ingestione di corpi estranei, quali ad esempio sacchetti di plastica scambiati per meduse che fanno parte della dieta naturale di questi rettili, impatto con imbarcazioni a motore, che arrecano traumi e ferite sul carapace o sul capo, a volte letali, oltre a patologie varie e traumi.
Il rilascio è avvenuto ieri mattina, alla presenza di alcuni allievi del Centro Velico che hanno potuto vivere l'emozione di assistere a questo gioioso evento. L'escursione per il rilascio in mare ha avuto l'obiettivo di sensibilizzare ed educare il pubblico alla conservazione, gestione ed uso responsabile degli ambienti acquatici attraverso la conoscenza e l'approfondimento delle specie animali e dei loro habitat.
Una volta imbarcati i passeggeri, il battello è arrivato a circa un miglio dal porto di Giovinazzo, in mare aperto, dove è avvenuto il rilascio. L'esemplare, di una età compresa tra i 18 e i 20 anni, era stato ritrovato a dicembre dello scorso anno che annaspava nelle acque del porto, da Vito Crismale, presidente del circolo, e da Tonio Discioscia.
Recuperata e portata a riva, la tartaruga era stata trasferita presso il centro recupero tartarughe, dove lo staff medico veterinario ha svolto tutti i controlli di routine. Del peso di circa 35 chilogrammi, l'animale ha nuotato in una vasca curatoriale dove ha ricevuto quotidianamente le cure dello staff fino a ieri. Pasolina è una delle tante tartarughe che sono soccorse e trasportate al centro di Molfetta per le cure.
Ma non tutte, purtroppo, sono storie a lieto fine. Diverse sono le cause del ricovero. Tra le principali: le interferenze con le attività di pesca, principalmente dovute ai palamiti (è frequente la presenza di ami nella cavità boccale o nel tratto digerente, spesso evidenziato dal filo di nylon che fuoriesce ai margini della bocca) o alle reti che possono causare ferite, mutilazioni e, nel peggiore dei casi, il soffocamento degli animali.
E poi ingestione di corpi estranei, quali ad esempio sacchetti di plastica scambiati per meduse che fanno parte della dieta naturale di questi rettili, impatto con imbarcazioni a motore, che arrecano traumi e ferite sul carapace o sul capo, a volte letali, oltre a patologie varie e traumi.