Cronaca
Due tartarughe spiaggiate sulla costa di Giovinazzo, una non aveva la testa
I due esemplari, della specie caretta caretta, sono stati trovati dopo le forti mareggiate degli ultimi giorni
Giovinazzo - venerdì 27 gennaio 2023
15.07
Due tartarughe spiaggiate sulla riviera di Giovinazzo - a nord e a sud -, ma in un caso i volontari del WWF hanno recuperato il carapace di un esemplare di caretta caretta ormai priva di vita, la tartaruga marina più comune del mar Mediterraneo, fortemente minacciata e considerata ormai a rischio estinzione, senza la testa.
A denunciare l'accaduto, tutt'altro che inedito a queste latitudini (episodi simili sono avvenuti nel 2019 e nel 2021), è stato il centro recupero tartarughe marine di Molfetta, che attraverso il dirigente Pasquale Salvemini ha spiegato anche i motivi alla base della macabra decapitazione. Secondo l'ambientalista, all'origine, almeno stavolta, non ci sarebbero dei riti messi in atto dai pescatori, ma l'altrettanto macabro rituale della testa di animale decapitata per farne un vero cimelio.
E se nel primo caso, avvenuto in località Trincea, sul lungomare Marina Italiana, ad essere rinvenuta è stata una tartaruga, un esemplare femmina lungo circa 80 centimetri per un peso di oltre 65 chilogrammi (secondo i primi rilievi effettuati dal personale arrivato sul posto, la tartaruga potrebbe essere morta annegata, oppure con un'embolia, perché questi animali finiscono accidentalmente nelle reti da pesca), è sul secondo che si focalizza l'attenzione del personale del WWF. La testuggine ritrovata nelle immediate vicinanze dell'ex marmeria Barbone, verso Santo Spirito, molto più piccola della precedente - con un carapace di circa 45 centimetri dl lunghezza - non aveva la testa. Pare che sia un rito portafortuna dei pescatori tagliare la testa alle caretta caretta che rimangono intrappolate nelle loro reti, «ma almeno in questo singolo episodio - ha detto Salvemini - qualcuno ha deciso di portarla via, dopo averla decapitata, per farne un macabro cimelio».
Col coordinamento dei volontari del WWF Puglia e il supporto dei militari dell'Ufficio Locale Marittimo, degli agenti della Polizia Locale e del personale veterinario dell'Azienda Sanitaria Locale di Bari, la carcassa del rettile marino, in avanzato stato di decomposizione come quella trovata alla Trincea, è stata recuperata: sarà inviata agli organi competenti, che svolgeranno i dovuti accertamenti sulle cause della morte, e poi sarà smaltita. Una cosa è certa: l'animale è stato giustiziato.
«La trachea ha subìto un taglio perfetto che si può fare usando un coltello», conclude Salvemini. «La legge punisce chiunque detiene le tartarughe marine o parti di esse - ricorda -, come il carapace, la testa oppure altro». Non è difficile, d'altronde, imbattersi in case addobbate con vari cimeli animali di dubbia provenienza.
A denunciare l'accaduto, tutt'altro che inedito a queste latitudini (episodi simili sono avvenuti nel 2019 e nel 2021), è stato il centro recupero tartarughe marine di Molfetta, che attraverso il dirigente Pasquale Salvemini ha spiegato anche i motivi alla base della macabra decapitazione. Secondo l'ambientalista, all'origine, almeno stavolta, non ci sarebbero dei riti messi in atto dai pescatori, ma l'altrettanto macabro rituale della testa di animale decapitata per farne un vero cimelio.
E se nel primo caso, avvenuto in località Trincea, sul lungomare Marina Italiana, ad essere rinvenuta è stata una tartaruga, un esemplare femmina lungo circa 80 centimetri per un peso di oltre 65 chilogrammi (secondo i primi rilievi effettuati dal personale arrivato sul posto, la tartaruga potrebbe essere morta annegata, oppure con un'embolia, perché questi animali finiscono accidentalmente nelle reti da pesca), è sul secondo che si focalizza l'attenzione del personale del WWF. La testuggine ritrovata nelle immediate vicinanze dell'ex marmeria Barbone, verso Santo Spirito, molto più piccola della precedente - con un carapace di circa 45 centimetri dl lunghezza - non aveva la testa. Pare che sia un rito portafortuna dei pescatori tagliare la testa alle caretta caretta che rimangono intrappolate nelle loro reti, «ma almeno in questo singolo episodio - ha detto Salvemini - qualcuno ha deciso di portarla via, dopo averla decapitata, per farne un macabro cimelio».
Col coordinamento dei volontari del WWF Puglia e il supporto dei militari dell'Ufficio Locale Marittimo, degli agenti della Polizia Locale e del personale veterinario dell'Azienda Sanitaria Locale di Bari, la carcassa del rettile marino, in avanzato stato di decomposizione come quella trovata alla Trincea, è stata recuperata: sarà inviata agli organi competenti, che svolgeranno i dovuti accertamenti sulle cause della morte, e poi sarà smaltita. Una cosa è certa: l'animale è stato giustiziato.
«La trachea ha subìto un taglio perfetto che si può fare usando un coltello», conclude Salvemini. «La legge punisce chiunque detiene le tartarughe marine o parti di esse - ricorda -, come il carapace, la testa oppure altro». Non è difficile, d'altronde, imbattersi in case addobbate con vari cimeli animali di dubbia provenienza.