Cronaca
Doppio binario per Raffaele Sollecito
Giudizio in Cassazione e processo a Trani come parte lesa per diffamazione aggravata
Giovinazzo - venerdì 27 marzo 2015
03.11
Questa giornata Raffaele Sollecito l'aspetta da più di 7 anni. Vuol conoscere il suo destino ed oggi la V Sezione Penale della Corte di Cassazione deciderà se accogliere il suo ricorso e quello di Amanda Knox contro la sentenza d'appello, nel processo per l'omicidio di Meredith Kercher, che li ha visti condannati rispettivamente a 25 e 28 anni e 6 mesi.
Di quella notte tra l'1 ed il 2 novembre 2007 si è scritto e detto di tutto. E la gente, l'opinione pubblica, conosce tutto o quasi di una vicenda terribile che, a Perugia, ha spezzato la vita di una ragazza britannica a soli 23 anni. Raffaele, invece, coinvolto in una storia che a tanti osservatori è apparsa più grande di lui, saprà oggi se la sua vita riprenderà il corso regolare interrotto allora o se per lui si riapriranno le porte del carcere. Un bivio senza ritorno, in cui la sua famiglia si augura che s'imbocchi la via dell'innocenza, così come i suoi legali, primi fra tutti Giulia Bongiorno e Francesco Mastro.
Proprio l'avvocato giovinazzese è rientrato ieri da Roma, dove era arrivato per l'esordio del processo di Cassazione, per iniziare oggi quello davanti al Tribunale di Trani, che lo vede difensore di Sollecito per un caso di diffamazione aggravata. Da questa mattina Sollecito giocherà su due tavoli, dunque: quello più grande a Roma e quello del foro tranese, dove è parte lesa ed ha denunciato una giornalista Mediaset, rea, secondo l'accusa, di aver diffuso informazioni non comprovate relative alle indagini sull'omicidio di Meredith.
Un doppio binario in cui l'ingegnere informatico giovinazzese gioca il doppio ruolo di accusato ed accusatore, «pezzi di un unico puzzle», come ci aveva detto lo stesso Francesco Mastro. Un puzzle che disegna questi ultimi 7 anni della vita di Raffaele Sollecito e della sua famiglia, attraversati, comunque la si pensi, da un lunghissimo terribile periodo, fatto di sofferenze ed umiliazioni.
Alle Corti il compito di mettere insieme quel mosaico e di scrivere la parola fine su entrambi i capitoli di una storia drammatica.
Di quella notte tra l'1 ed il 2 novembre 2007 si è scritto e detto di tutto. E la gente, l'opinione pubblica, conosce tutto o quasi di una vicenda terribile che, a Perugia, ha spezzato la vita di una ragazza britannica a soli 23 anni. Raffaele, invece, coinvolto in una storia che a tanti osservatori è apparsa più grande di lui, saprà oggi se la sua vita riprenderà il corso regolare interrotto allora o se per lui si riapriranno le porte del carcere. Un bivio senza ritorno, in cui la sua famiglia si augura che s'imbocchi la via dell'innocenza, così come i suoi legali, primi fra tutti Giulia Bongiorno e Francesco Mastro.
Proprio l'avvocato giovinazzese è rientrato ieri da Roma, dove era arrivato per l'esordio del processo di Cassazione, per iniziare oggi quello davanti al Tribunale di Trani, che lo vede difensore di Sollecito per un caso di diffamazione aggravata. Da questa mattina Sollecito giocherà su due tavoli, dunque: quello più grande a Roma e quello del foro tranese, dove è parte lesa ed ha denunciato una giornalista Mediaset, rea, secondo l'accusa, di aver diffuso informazioni non comprovate relative alle indagini sull'omicidio di Meredith.
Un doppio binario in cui l'ingegnere informatico giovinazzese gioca il doppio ruolo di accusato ed accusatore, «pezzi di un unico puzzle», come ci aveva detto lo stesso Francesco Mastro. Un puzzle che disegna questi ultimi 7 anni della vita di Raffaele Sollecito e della sua famiglia, attraversati, comunque la si pensi, da un lunghissimo terribile periodo, fatto di sofferenze ed umiliazioni.
Alle Corti il compito di mettere insieme quel mosaico e di scrivere la parola fine su entrambi i capitoli di una storia drammatica.