Eventi e cultura
Don Benedetto Fiorentino, un piccolo grande uomo
Ieri sera la presentazione del libello curato da Antonia Discioscia
Giovinazzo - domenica 27 ottobre 2019
10.01
Una serata semplice, come piaceva a lui. Nulla di istituzionale. Era un onnivoro di cultura, divorava libri di ogni genere, e per questo il modo più giusto per ricordarlo è un libello.
Chiarendo subito cosa ci fosse dietro la serata di ieri in sala San Felice, Giangaetano Tortora ha accompagnato il folto pubblico presente in un ricordo di don Benedetto Fiorentino, scomparso poco più di un anno fa, fortemente voluto da Antonia Discioscia, per quattordici anni animatrice del corso prematrimonale della Concattedrale con la sua guida e curatrice del libello "Tu hai parole di vita eterna – don Benedetto nella mia vita".
«Era un piccolo grande uomo – ha riferito con grande commozione Antonia Discioscia -, aveva il dono della parola che elaborava nella sua mente, soppesava, studiava perché arrivasse al cuore di noi che l'ascoltavamo. Alcuni mesi fa ero in dormiveglia e lo vedevo lì davanti a me che mi ripeteva: «Tu hai parole di vita eterna». L'episodio si è ripetuto dopo una settimana e così è nato questo libro, per rendere eterna la sua parola attraverso la testimonianza di chi lo ha amato. È stato tutto facile perché lui ci ha guidato».
Una dozzina le testimonianze raccolte nel libello, alcune riportate dal vivo ieri in una girandola di interventi.
La Prof.ssa Valeria Corriero, docente aggregata del Dipartimento di Scienze politiche dell'Università di Bari, si è detta folgorata dal suo spirito libero; la Prof.ssa Rosa Maria Dangelico, docente associata di Ingegneria presso La Sapienza, ha ricordato le sue frasi semplici ma dense di significato, che andavano ascoltate e non sentite.
Enzo Fiorentino, ex dirigente scolastico, ha raccontato del suo amico e fratello, innamorato del sangue del povero, senza fare un panegirico perché non gli si addice, e trattenendo a stento le lacrime ha evidenziato la sofferenza degli ultimi tempi, di quando non più parroco della Concattedrale chiedeva di riempirgli le giornate.
Il Prof. Giovanni Capurso, docente liceale di storia e filosofia, ha parlato della sua straordinaria profondità culturale e dell'amore per i filosofi cristiani, oltre che della grande capacità di animare la parrocchia con zelo pastorale, mentre la dott.ssa Teresa Marrano, ginecologa presso l'ospedale Dimiccoli di Barletta, della sua profondità di pensiero, del rispetto per l'altro, e della sensibilità per la scienza e i temi della sessualità affrontati senza bavaglio.
Antonia Cortese, ex maestra elementare, ha affrontato il legame con la sorella, Mariella Marziani e Mimmo Tridente, gruppo teatrale U Sciaraball, l'attenzione ai giovani e alla loro formazione, il suo essere francescano, l'introduzione della spesa del povero.
L'avv. Giosafatte Mezzina ha voluto evidenziare il suo amore per il patrimonio storico e artistico, lo studio per le icone, la voglia non concretizzatasi di realizzare un'iniziativa, il suo pensiero per gli ultimi anche nel testamento.
E lo stesso libello, occasione per ricordare e rendere giustizia ad un uomo di Dio che a Dio si è lasciato andare, è un modo per fare del bene. Antonia Discioscia infatti ha precisato che il ricavato sarà devoluto per il restauro della Concattedrale. «Don Benedetto avrebbe voluto così».
Chiarendo subito cosa ci fosse dietro la serata di ieri in sala San Felice, Giangaetano Tortora ha accompagnato il folto pubblico presente in un ricordo di don Benedetto Fiorentino, scomparso poco più di un anno fa, fortemente voluto da Antonia Discioscia, per quattordici anni animatrice del corso prematrimonale della Concattedrale con la sua guida e curatrice del libello "Tu hai parole di vita eterna – don Benedetto nella mia vita".
«Era un piccolo grande uomo – ha riferito con grande commozione Antonia Discioscia -, aveva il dono della parola che elaborava nella sua mente, soppesava, studiava perché arrivasse al cuore di noi che l'ascoltavamo. Alcuni mesi fa ero in dormiveglia e lo vedevo lì davanti a me che mi ripeteva: «Tu hai parole di vita eterna». L'episodio si è ripetuto dopo una settimana e così è nato questo libro, per rendere eterna la sua parola attraverso la testimonianza di chi lo ha amato. È stato tutto facile perché lui ci ha guidato».
Una dozzina le testimonianze raccolte nel libello, alcune riportate dal vivo ieri in una girandola di interventi.
La Prof.ssa Valeria Corriero, docente aggregata del Dipartimento di Scienze politiche dell'Università di Bari, si è detta folgorata dal suo spirito libero; la Prof.ssa Rosa Maria Dangelico, docente associata di Ingegneria presso La Sapienza, ha ricordato le sue frasi semplici ma dense di significato, che andavano ascoltate e non sentite.
Enzo Fiorentino, ex dirigente scolastico, ha raccontato del suo amico e fratello, innamorato del sangue del povero, senza fare un panegirico perché non gli si addice, e trattenendo a stento le lacrime ha evidenziato la sofferenza degli ultimi tempi, di quando non più parroco della Concattedrale chiedeva di riempirgli le giornate.
Il Prof. Giovanni Capurso, docente liceale di storia e filosofia, ha parlato della sua straordinaria profondità culturale e dell'amore per i filosofi cristiani, oltre che della grande capacità di animare la parrocchia con zelo pastorale, mentre la dott.ssa Teresa Marrano, ginecologa presso l'ospedale Dimiccoli di Barletta, della sua profondità di pensiero, del rispetto per l'altro, e della sensibilità per la scienza e i temi della sessualità affrontati senza bavaglio.
Antonia Cortese, ex maestra elementare, ha affrontato il legame con la sorella, Mariella Marziani e Mimmo Tridente, gruppo teatrale U Sciaraball, l'attenzione ai giovani e alla loro formazione, il suo essere francescano, l'introduzione della spesa del povero.
L'avv. Giosafatte Mezzina ha voluto evidenziare il suo amore per il patrimonio storico e artistico, lo studio per le icone, la voglia non concretizzatasi di realizzare un'iniziativa, il suo pensiero per gli ultimi anche nel testamento.
E lo stesso libello, occasione per ricordare e rendere giustizia ad un uomo di Dio che a Dio si è lasciato andare, è un modo per fare del bene. Antonia Discioscia infatti ha precisato che il ricavato sarà devoluto per il restauro della Concattedrale. «Don Benedetto avrebbe voluto così».