Eventi e cultura
Domenico Mortellaro racconta "l'altra" Bari
Con il Vicepresidente regionale, Antonio Nunziante, ha presentato il libro "Sociologia di Bari"
Giovinazzo - sabato 4 febbraio 2017
05.00
Una Bari che sembra un'aquila con le ali spiegate, ma che per troppo tempo è stata uno struzzo che ha infilato la testa sotto la sabbia.
Domenico Mortellaro, criminologo giovinazzese, co-autore di "Sociologia di Bari – Tra sogno e realtà", ha presentato ieri sera in Sala San Felice il libro scritto a "10 mani" con Giandomenico Amendola, Letizia Carrera, Giuseppe Moro ed Onofrio Romano, di cui questa frase rappresenta una sintesi perfetta.
A dialogare con lui, in una serata organizzata dall'Osservatorio per la Legalità e la Sicurezza di Bari e dalla Pro Loco di Giovinazzo, c'erano l'ex Prefetto ed oggi Vicepresidente della Regione Puglia, Antonio Nunziante, ed il bravo moderatore, Leonardo Zellino, giornalista Rai.
Il dialogo a tre voci è scorso via piacevole, pur trattando di criminalità organizzata nel capoluogo e nell'Area Metropolitana. Così 35 anni di Camorra Barese sono stati passati in rassegna, dalla spartizione del territorio degli anni '90, con i clan Capriati, Parisi, Bianconi e Mercante egemoni, passando per l'incendio del Teatro Petruzzelli, per lo scandalo delle Case di Cura Riunite fino a giungere ai due eventi shock, le morti degli adolescenti innocenti, Michele Fazio, a Bari Vecchia, e Gaetano Marchitelli nel quartiere Carbonara, che di fatto cambiarono la percezione del fenomeno nella società civile.
Mortellaro ha sottolineato come sia oggi evidente che «la Bari da bere di fine anni '80 e degli anni '90, non fosse la vera Bari», costruita a tavolino da una politica che guardava di più «alle cubature, all'espansione edilizia» che non alle esigenze reali della varia umanità che popolava la città e che ha poi finito per tollerare e quasi accettare passivamente l'ascesa della malavita organizzata.
Antonio Nunziante ha portato il suo contributo alla discussione, ripercorrendo i 41 anni da dipendente del Ministero dell'Interno non solo nel capoluogo, ma anche in Sicilia ed a Foggia, e condividendo la definizione data da Zellino sul libro, che si presenta come «un libro politico, ma non partitico». Politico perché l'analisi fatta dagli autori chiama in causa la politica e le chiede risposte sull'evoluzione che la criminalità ha avuto a Bari e sulle scelte fatte ed anche sbagliate nel tempo.
L'ex Prefetto ha anche ricordato l'importante episodio dell'arrivo a Bari della nave Vlora, carica di disperati albanesi, raccontando la cruda verità: in quel frangente approdarono in Puglia diversi ex galeotti, divenuti poi facile manovalanza della malavita. Una malavita con cui, non ha avuto paura a dirlo, «le istituzioni impreparate fecero accordi» per affrontare una emergenza che non era prevedibile.
Il Vicepresidente regionale ha anche posto all'attenzione del pubblico presente un dato inquietante: San Pio, a pochi chilometri da Giovinazzo, è la maggiore piazza di spaccio, un "quartiere ghetto" ed un supermarket della droga gestito in primis dagli Strisciuglio, una bomba sociale già esplosa più volte.
E Mortellaro non si è sottratto alle nostre domande sul tema, ribadendo in chiusura il grave pericolo che Giovinazzo corre con la vicinanza di Enziteto, come era conosciuto il quartiere nato ad ovest di Santo Spirito. Il criminologo non si è però limitato a rimarcare un problema evidente, ma ha altresì posto in risalto due aspetti secondo noi significativi: in primis, che all'origine della nascita di quel quartiere ci sono «errori grossolani» della politica cittadina, già peraltro commessi al San Paolo qualche decennio prima, figli degli interessi più beceri.
In secondo luogo ha raccontato la dura realtà locale. Giovinazzo, che secondo l'ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia sarebbe ancora in mano agli onnipresenti Strisciuglio, vivrebbe oggi un momento di transizione, con alcune famiglie del luogo pronte a mettere in discussione questa egemonia. Unico dato confortante, secondo Domenico Mortellaro, la fine di una inconsapevolezza, vera o presunta, della popolazione sul tema.
«Sono però un laureato in giurisprudenza - ha spiegato - e quindi sono abituato a rifarmi alle sentenze passate in giudicato, per poi coglierne i dati. E quindi - ha chiosato - la seconda resta una ipotesi. I mesi e gli anni a venire ci diranno davvero cosa sta accadendo in questo momento nella nostra cittadina».
Una cittadina che dev'essere consapevole dei fenomeni che la attraversano e la penetrano, influenzandone l'economia, e che dovrà cercare di rendersi il più possibile impermeabile ai nuovi assalti che arriveranno dal capoluogo o dalle sue stesse viscere.
Domenico Mortellaro, criminologo giovinazzese, co-autore di "Sociologia di Bari – Tra sogno e realtà", ha presentato ieri sera in Sala San Felice il libro scritto a "10 mani" con Giandomenico Amendola, Letizia Carrera, Giuseppe Moro ed Onofrio Romano, di cui questa frase rappresenta una sintesi perfetta.
A dialogare con lui, in una serata organizzata dall'Osservatorio per la Legalità e la Sicurezza di Bari e dalla Pro Loco di Giovinazzo, c'erano l'ex Prefetto ed oggi Vicepresidente della Regione Puglia, Antonio Nunziante, ed il bravo moderatore, Leonardo Zellino, giornalista Rai.
Il dialogo a tre voci è scorso via piacevole, pur trattando di criminalità organizzata nel capoluogo e nell'Area Metropolitana. Così 35 anni di Camorra Barese sono stati passati in rassegna, dalla spartizione del territorio degli anni '90, con i clan Capriati, Parisi, Bianconi e Mercante egemoni, passando per l'incendio del Teatro Petruzzelli, per lo scandalo delle Case di Cura Riunite fino a giungere ai due eventi shock, le morti degli adolescenti innocenti, Michele Fazio, a Bari Vecchia, e Gaetano Marchitelli nel quartiere Carbonara, che di fatto cambiarono la percezione del fenomeno nella società civile.
Mortellaro ha sottolineato come sia oggi evidente che «la Bari da bere di fine anni '80 e degli anni '90, non fosse la vera Bari», costruita a tavolino da una politica che guardava di più «alle cubature, all'espansione edilizia» che non alle esigenze reali della varia umanità che popolava la città e che ha poi finito per tollerare e quasi accettare passivamente l'ascesa della malavita organizzata.
Antonio Nunziante ha portato il suo contributo alla discussione, ripercorrendo i 41 anni da dipendente del Ministero dell'Interno non solo nel capoluogo, ma anche in Sicilia ed a Foggia, e condividendo la definizione data da Zellino sul libro, che si presenta come «un libro politico, ma non partitico». Politico perché l'analisi fatta dagli autori chiama in causa la politica e le chiede risposte sull'evoluzione che la criminalità ha avuto a Bari e sulle scelte fatte ed anche sbagliate nel tempo.
L'ex Prefetto ha anche ricordato l'importante episodio dell'arrivo a Bari della nave Vlora, carica di disperati albanesi, raccontando la cruda verità: in quel frangente approdarono in Puglia diversi ex galeotti, divenuti poi facile manovalanza della malavita. Una malavita con cui, non ha avuto paura a dirlo, «le istituzioni impreparate fecero accordi» per affrontare una emergenza che non era prevedibile.
Il Vicepresidente regionale ha anche posto all'attenzione del pubblico presente un dato inquietante: San Pio, a pochi chilometri da Giovinazzo, è la maggiore piazza di spaccio, un "quartiere ghetto" ed un supermarket della droga gestito in primis dagli Strisciuglio, una bomba sociale già esplosa più volte.
E Mortellaro non si è sottratto alle nostre domande sul tema, ribadendo in chiusura il grave pericolo che Giovinazzo corre con la vicinanza di Enziteto, come era conosciuto il quartiere nato ad ovest di Santo Spirito. Il criminologo non si è però limitato a rimarcare un problema evidente, ma ha altresì posto in risalto due aspetti secondo noi significativi: in primis, che all'origine della nascita di quel quartiere ci sono «errori grossolani» della politica cittadina, già peraltro commessi al San Paolo qualche decennio prima, figli degli interessi più beceri.
In secondo luogo ha raccontato la dura realtà locale. Giovinazzo, che secondo l'ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia sarebbe ancora in mano agli onnipresenti Strisciuglio, vivrebbe oggi un momento di transizione, con alcune famiglie del luogo pronte a mettere in discussione questa egemonia. Unico dato confortante, secondo Domenico Mortellaro, la fine di una inconsapevolezza, vera o presunta, della popolazione sul tema.
«Sono però un laureato in giurisprudenza - ha spiegato - e quindi sono abituato a rifarmi alle sentenze passate in giudicato, per poi coglierne i dati. E quindi - ha chiosato - la seconda resta una ipotesi. I mesi e gli anni a venire ci diranno davvero cosa sta accadendo in questo momento nella nostra cittadina».
Una cittadina che dev'essere consapevole dei fenomeni che la attraversano e la penetrano, influenzandone l'economia, e che dovrà cercare di rendersi il più possibile impermeabile ai nuovi assalti che arriveranno dal capoluogo o dalle sue stesse viscere.