Eventi e cultura
Damiano Nirchio finalista al premio InediTo
“Home run” del drammaturgo giovinazzese tra i sette migliori testi teatrali. «Bella notizia in un momento difficile per il settore»
Giovinazzo - martedì 7 aprile 2020
13.27
"Home run", il testo scritto dal drammaturgo giovinazzese Damiano Nirchio, è uno dei sette finalisti del premio "InediTo - Colline torinesi" nella sezione dedicata al teatro. Il lavoro di Nirchio ha battuto la concorrenza di oltre 100 candidati per entrar nella rosa dei finalisti di un concorso che da diciannove edizioni è un punto di riferimento in Italia tra quelli dedicati alle opere inedite.
«"Home run" è un lavoro nato quasi per una scommessa - spiega Nirchio -. Due amici pugliesi, artisti che vivono e lavorano a Milano, mi hanno chiesto di scrivere qualcosa per loro. Mi sono messo al lavoro a settembre e in due settimane ho buttato giù il testo». La storia, che ha per protagonisti due amici d'infanzia che condividono una stanza in affitto in una grande città del Nord, racconta l'esistenza degli uomini all'epoca della gig economy. «È un omaggio - racconta Nirchio - a uomini, come John Steinbeck e Ken Loach, che attraverso l'arte hanno provato a raccontare il mondo del lavoro».
Sarà un caso ma il tema del lavoro, su cui è imperniato "Home run", è drammaticamente all'ordine del giorno tra i lavoratori dello spettacolo che subiscono tutto il peso della chiusura imposta dal governo per arginare l'epidemia da Covid-19. «Quest'anno ormai è andato - dice sconsolato Nirchio -, se va bene se ne riparla in autunno. È una situazione grave per una categoria, quella dei lavoratori dello spettacolo, già senza tutele. Peraltro paghiamo anni di scelte scellerate, come per esempio la riduzione del fondo unico per lo spettacolo. Insomma un settore che già non era in salute, oggi si scopre nudo e si mette in fila come tanti altri italiani davanti allo sportello telematico dell'Inps per richiedere i 600 euro del decreto "Cura Italia"».
Una traversata del deserto che si annuncia lunga e dolorosa. «Ad attraversare il deserto - assicura Nirchio - ci siamo abituati, la nostra categoria questi momenti ce li ha ciclici. Anche quando lavori ad uno spettacolo non sei mai sicuro perché non sai come andrà. Sappiamo cosa significa stare a casa ad aspettare che il lavoro torni, all'insegna del "Adda passà a nuttata" di Eduardo. Ma questo per noi è anche un tempo di attesa costruttiva: raccogliamo i cocci per creare qualcosa di nuovo».
Cronache di un Paese che aspetta la fine dell'epidemia pronto a far tesoro delle buone notizie che arrivano. "Home run" è senz'altro una di esse.
«"Home run" è un lavoro nato quasi per una scommessa - spiega Nirchio -. Due amici pugliesi, artisti che vivono e lavorano a Milano, mi hanno chiesto di scrivere qualcosa per loro. Mi sono messo al lavoro a settembre e in due settimane ho buttato giù il testo». La storia, che ha per protagonisti due amici d'infanzia che condividono una stanza in affitto in una grande città del Nord, racconta l'esistenza degli uomini all'epoca della gig economy. «È un omaggio - racconta Nirchio - a uomini, come John Steinbeck e Ken Loach, che attraverso l'arte hanno provato a raccontare il mondo del lavoro».
Sarà un caso ma il tema del lavoro, su cui è imperniato "Home run", è drammaticamente all'ordine del giorno tra i lavoratori dello spettacolo che subiscono tutto il peso della chiusura imposta dal governo per arginare l'epidemia da Covid-19. «Quest'anno ormai è andato - dice sconsolato Nirchio -, se va bene se ne riparla in autunno. È una situazione grave per una categoria, quella dei lavoratori dello spettacolo, già senza tutele. Peraltro paghiamo anni di scelte scellerate, come per esempio la riduzione del fondo unico per lo spettacolo. Insomma un settore che già non era in salute, oggi si scopre nudo e si mette in fila come tanti altri italiani davanti allo sportello telematico dell'Inps per richiedere i 600 euro del decreto "Cura Italia"».
Una traversata del deserto che si annuncia lunga e dolorosa. «Ad attraversare il deserto - assicura Nirchio - ci siamo abituati, la nostra categoria questi momenti ce li ha ciclici. Anche quando lavori ad uno spettacolo non sei mai sicuro perché non sai come andrà. Sappiamo cosa significa stare a casa ad aspettare che il lavoro torni, all'insegna del "Adda passà a nuttata" di Eduardo. Ma questo per noi è anche un tempo di attesa costruttiva: raccogliamo i cocci per creare qualcosa di nuovo».
Cronache di un Paese che aspetta la fine dell'epidemia pronto a far tesoro delle buone notizie che arrivano. "Home run" è senz'altro una di esse.