Scuola
Dall'orrore della Storia può nascere un fiore
Ieri sera i ragazzi dell'IPSIA e del Liceo Classico-Scientifico hanno ricordato il viaggio nei luoghi dell'Olocausto
Giovinazzo - giovedì 17 marzo 2016
11.42
Dal 12 al 20 febbraio scorsi gli alunni del Liceo Classico-Scientifico "Spinelli" e quelli dell'IPSIA Banti di Giovinazzo hanno affrontato un viaggio verso la consapevolezza. La consapevolezza di ciò che è gusto e ciò che è sbagliato, scoprendo l'orrore dell'Olocausto ebraico, visitando i luoghi dello sterminio e tornando a casa più uomini e più donne di quando erano partiti.
"Il Treno della Memoria" ha viaggiato anche quest'anno sulle gambe di questi splendidi ragazzi, capaci di riportare ieri sera, in sala San Felice, l'esperienza unica vissuta tra Praga, Cracovia ed Auschwitz-Birkenau, passando per il campo di sterminio di Fossoli, nel modenese (dove fu imprigionato anche Primo Levi), e la Risiera di San Sabba, in Friuli Venezia Giulia. Sono stati loro i protagonisti di una serata da ricordare, troppo poco compresa dalla maggior parte della popolazione e della politica giovinazzese.
Gli stessi alunni hanno definito questo viaggio «un'esperienza formativa a tutti gli effetti». Uno dei passaggi più significativi, riportato attraverso un docu-video girato in tutti i luoghi visitati, è stato quello di vivere in prima persona il racconto dei protagonisti dell'epoca, rivissuto attraverso l'interpretazione, per le strade di Cracovia, in Polonia, a una rappresentazione scenica a cura degli artisti salentini di "Improvisart".
Poi la visita nella fabbrica di Oskar Schindler, divenuto famoso per un film pluripremiato, uomo capace di salvare da morte sicura migliaia di ebrei. Li salvò impiegandoli nella sua fabbrica con la scusa del grande sforzo bellico che la Germania stava affrontando. Il 18 luglio 1967, l'apposita commissione israeliana Yad Vashem ha deciso di riconoscerlo "Giusto tra le nazioni", decisione poi confermata il 24 giugno 1993 ed estesa alla moglie di Schindler, Emilie.
Le letture di brani tratti, tra gli altri, anche da testi di Primo Levi, si sono susseguite marcando indelebilmente il confine tra l'essere umano e l'aberrazione nazista. Interessante anche il passaggio sul cosiddetto Ghetto di Terezin (in tedesco Theresienstadt), vero e proprio campo di concentramento e sterminio a soli 60 chilometri da Praga.
Un campo mostrato al mondo dalla propaganda nazista, come hanno ricordato gli alunni delle scuole giovinazzesi in una ricostruzione dei fatti quanto mai azzeccata, come un campo di lavoro modello, in cui le condizioni di vita erano ottimali. In realtà, in quel luogo del male, dove la vita umana non ebbe alcun senso, in pochi anni furono rinchiusi 170.000 ebrei e ne uscirono vivi solo in 17.000. Tra i morti tante donne e moltissimi bambini.
«È bene che il silenzio non sia silenzio» ricordava lo stesso Primo Levi, quando ripensava al milione e mezzo di ebrei uccisi in questi campi, soprattutto ad Auschwitz, senza mai passare per i campi di lavoro. La scritta beffarda Arbeit macht frei (Il Lavoro rende liberi) campeggia ancora in questi posti di morte, ad imperitura macabra memoria del silenzio con cui il mondo e l'Europa assistettero a quello sterminio di massa.
Uno sterminio che ebbe il fetore nauseabondo dei morti cremati al ritmo di 20.000 al giorno da una terribile e perfetta macchina del massacro collettivo, ideata dai nazisti e ben descritta nel diario di un medico ungherese, che ebbe la sventura di collaborare con il dottor "Morte", al secolo Josef Mengele. L'oro veniva estratto dai dentisti del Reich nelle bocche dei cadaveri. Strappati i denti, li si passava nell'acido muriatico: la carne attaccata, ultimo ricordo di un'umanità distrutta, dilaniata dopo esser stata umiliata, andava via e restava solo il metallo prezioso.
Particolarmente toccante, poi, la lettura conclusiva della studentessa statunitense Havana Sheldon, a Giovinazzo da settembre, che ha espresso nel suo meraviglioso "american-italian" tutta la malinconica presa di coscienza di chi ha vissuto quella tragedia e l'ha riportata in un libro.
La serata è stata caratterizzata dagli intermezzi musicali di Irene Caccavo in voce ed Antonio Ventrelli al basso, entrambi componenti della band giovinazzese Akròama, che riscuote grande consenso tra il pubblico giovanile. Sono stati eseguiti i brani "The scientist" dei Cold Play, la celeberrima "The Sound of Silence" di Simon and Garfunkel, reinterpretata in una bella versione acustica, così come "Halo" , cantata dalla brava svedese, Ane Brun.
Michele Sollecito, Assessore comunale alla Pubblica Istruzione, ha ricordato come «I nostri alunni sanno ogni anno trovare spunti nuovi, senza mai adagiarsi sulla retorica. Siamo al quinto anno di un progetto che fa mettere i ragazzi in gioco - ha poi detto - divenendo così vivaio delle energie positive che costruiranno la società del domani». Con lui il professor Fabio Caruso, del Liceo "Spinelli", che ha raccontato come a stento abbia più volte trattenuto le lacrime in quel viaggio che è un viaggio dentro la Storia e l'umanità violata, mentre il collega Luciano Giannossi, dell'IPSIA "Banti", ha sottolineato come la scelta educativa sia stata quella di puntare tutto sulla parte emotiva di questo progetto.
Patrizia Petta, altra docente del Liceo, ha infine reso merito alla scelta dei dirigenti scolastici in accordo con l'Amministrazione comunale di privilegiare questo tipo di offerta, rivelatasi veramente formativa per i giovani eppur così consapevoli alunni.
Giovinazzo non fa differenze: si impegna a ricordare i martiri delle foibe, non dimentica le tragedie in corso tutt'oggi in varie zone del mondo e sta crescendo una generazione di ragazzi capaci di guardare con lucidità al passato, scavando nelle pieghe dell'immane tragedia che risponde al nome di Shoah, comprendendone gli orrori e proponendone chiavi di lettura che giungano a chi verrà dopo di loro. E così dai campi di sterminio possono nascere fiori.