Eventi e cultura
Dal "Regno di Op" si può fare ritorno
Paola Natalicchio ha presentato la sua storia nel quarto appuntamento di "Librincittà"
Giovinazzo - lunedì 17 novembre 2014
11.55
Inviata specialissima, sindaco dei reparti di oncologia pediatrica. È così che si è sentita prima e durante la scrittura del suo libro Paola Natalicchio, giornalista, primo cittadino di Molfetta ma soprattutto madre. Ieri sera ha presentato "Il Regno di Op" per il quarto appuntamento di Librincittà, la rassegna letteraria organizzata nella cinquecentesca chiesa del Carmine dalla redazione del mensile "in Città" diretta da Filippo D'Attolico.
«Il regno di Op non è una prigione ma un posto di guarigione – ha spiegato l'autrice dialogando con la moderatrice Marzia Morva – e dopo l'uragano si può tornare a casa proprio come avviene nel celeberrimo regno di Oz». Lei nel regno dell'oncologia pediatrica ci è finita due anni e mezzo fa, quando al suo piccolo Angelo di appena due mesi è stato diagnostico un fibrosarcoma addominale, una massa nella pancia da far sciogliere come un blocco di ghiaccio. Interrotto prematuramente il rituale di cose da fare e da comprare di ogni mamma felice, si è trasferita in ospedale senza aver tempo di pensare; la diagnosi le ha dato «la sensazione di uno schianto sul guardrail», come scritto in uno dei passi letti dalla voce toccante di Mariangela Di Capua. La Natalicchio ha quindi raccontato un percorso familiare cominciato con un isolamento che a posteriori appare senza senso, proseguito con mesi di cure sentite sempre meno invasive e più salvifiche, con un reparto sempre più familiare in cui si entra in contatto con storie difficili ma con pazienti che conservano il loro essere prima di tutto bambini.
Angelo alla fine ce l'ha fatta, è tornato a casa senza masse anomale e ancora rattoppato ha cominciato a giocare con la spontaneità di un piccolo di sei mesi. La sua mamma ha deciso così di scrivere frammenti di vita vera in un blog sempre più letto e cercato da chi era nella stessa condizione e dal personale sanitario, diventato infine il libro voluto da diverse e importanti case editrici. «Il Regno di Op – ha spiegato chi lo ha scritto – non vuole essere un cazzotto nello stomaco delle tranquille vite altrui ma la testimonianza di chi ha provato sulla propria pelle che esiste una sanità che funziona e che anche da un male così tremendo si può guarire». La storia familiare di Paola Natalicchio non è quindi un esempio di coraggio ma un messaggio concreto di speranza, sottolineato nella serata emotivamente delicata di ieri nei brani scelti dalla violinista Linda La Fortezza e culminati in "Life is beautiful that way". La vita è bella così.
«Il regno di Op non è una prigione ma un posto di guarigione – ha spiegato l'autrice dialogando con la moderatrice Marzia Morva – e dopo l'uragano si può tornare a casa proprio come avviene nel celeberrimo regno di Oz». Lei nel regno dell'oncologia pediatrica ci è finita due anni e mezzo fa, quando al suo piccolo Angelo di appena due mesi è stato diagnostico un fibrosarcoma addominale, una massa nella pancia da far sciogliere come un blocco di ghiaccio. Interrotto prematuramente il rituale di cose da fare e da comprare di ogni mamma felice, si è trasferita in ospedale senza aver tempo di pensare; la diagnosi le ha dato «la sensazione di uno schianto sul guardrail», come scritto in uno dei passi letti dalla voce toccante di Mariangela Di Capua. La Natalicchio ha quindi raccontato un percorso familiare cominciato con un isolamento che a posteriori appare senza senso, proseguito con mesi di cure sentite sempre meno invasive e più salvifiche, con un reparto sempre più familiare in cui si entra in contatto con storie difficili ma con pazienti che conservano il loro essere prima di tutto bambini.
Angelo alla fine ce l'ha fatta, è tornato a casa senza masse anomale e ancora rattoppato ha cominciato a giocare con la spontaneità di un piccolo di sei mesi. La sua mamma ha deciso così di scrivere frammenti di vita vera in un blog sempre più letto e cercato da chi era nella stessa condizione e dal personale sanitario, diventato infine il libro voluto da diverse e importanti case editrici. «Il Regno di Op – ha spiegato chi lo ha scritto – non vuole essere un cazzotto nello stomaco delle tranquille vite altrui ma la testimonianza di chi ha provato sulla propria pelle che esiste una sanità che funziona e che anche da un male così tremendo si può guarire». La storia familiare di Paola Natalicchio non è quindi un esempio di coraggio ma un messaggio concreto di speranza, sottolineato nella serata emotivamente delicata di ieri nei brani scelti dalla violinista Linda La Fortezza e culminati in "Life is beautiful that way". La vita è bella così.