Cronaca
D1.1, gli avvocati difensori replicano alle accuse di Nitti
Anche il Comune di Giovinazzo chiede la valutazione singola dei casi sotto processo
Giovinazzo - giovedì 4 dicembre 2014
10.08
Siamo alle ultime battute del processo che si sta celebrando nella sede distaccato di Bitonto del Tribunale di Bari, sulla lottizzazione D1.1. Nella giornata di ieri sono stati gli avvocati difensori dei 167 imputati a replicare con le loro tesi alle accuse mosse dal pubblico ministero, Renato Nitti.
Repliche che continueranno il 10 dicembre, in attesa della sentenza che dovrebbe arrivare il prossimo 28 gennaio. «Stiamo tentando di smontare la tesi accusatoria secondo cui quella lottizzazione è abusiva - ha affermato l'avvocato Francesco Mastro -. Se di abusi edilizi si tratta, le responsabilità devono essere valutate singolarmente. Non c'è quella sorta di associazione a delinquere ipotizzata dal pubblico ministero che per questo è arrivato a chiedere pesanti condanne tra cui anche la confisca dei beni». Una tesi accusatoria formulata da Nitti, ribadita anche nel corso della sua replica, che ha chiesto pene che vanno dai 30 giorni ai 18 mesi di detenzione e con sanzioni che vanno dai 10.000 ai 35.000 euro. Ma la novità potrebbe arrivare dal difensore di parte civile Giuseppe Tempesta che nel processo rappresenta il Comune di Giovinazzo che si è costituito parte civile.
«La replica della parte civile - ha affermato ancora Mastro - forse apre uno spiraglio per tutti noi. Tempesta ha infatti chiesto al giudice Marina Chiddo di valutare i casi singolarmente. Uno spostamento verso le nostre tesi difensive che ci fa ben sperare». È utile ricordare che il Comune di Giovinazzo con la sua costituzione come parte civile, ha chiesto un milione di ero quale risarcimento danni. Una somma di denaro consistente che dovrebbe essere ripartita tra tutti gli imputati, qualora siano giudicato colpevoli. Se così dovesse decidere il giudice, siamo naturalmente nel campo delle ipotesi, l'accusa di lottizzazione abusiva potrebbe cadere.
Dal canto loro gli avvocati difensori sostengono l'incongruenza delle perizie ordinate dal Tribunale. «Sono solo tesi - la conclusione di Mastro - che si contrappongono alle nostre. Tra l'altro noi difensori ipotizziamo anche la prescrizione dei reati visto che nessuno ha saputo indicare una data precisa circa l'inizio dell'abuso. Non si può considerare l'inizio di un reato, come fa Nitti, dalla data del sequestro di tutta l'area».
Repliche che continueranno il 10 dicembre, in attesa della sentenza che dovrebbe arrivare il prossimo 28 gennaio. «Stiamo tentando di smontare la tesi accusatoria secondo cui quella lottizzazione è abusiva - ha affermato l'avvocato Francesco Mastro -. Se di abusi edilizi si tratta, le responsabilità devono essere valutate singolarmente. Non c'è quella sorta di associazione a delinquere ipotizzata dal pubblico ministero che per questo è arrivato a chiedere pesanti condanne tra cui anche la confisca dei beni». Una tesi accusatoria formulata da Nitti, ribadita anche nel corso della sua replica, che ha chiesto pene che vanno dai 30 giorni ai 18 mesi di detenzione e con sanzioni che vanno dai 10.000 ai 35.000 euro. Ma la novità potrebbe arrivare dal difensore di parte civile Giuseppe Tempesta che nel processo rappresenta il Comune di Giovinazzo che si è costituito parte civile.
«La replica della parte civile - ha affermato ancora Mastro - forse apre uno spiraglio per tutti noi. Tempesta ha infatti chiesto al giudice Marina Chiddo di valutare i casi singolarmente. Uno spostamento verso le nostre tesi difensive che ci fa ben sperare». È utile ricordare che il Comune di Giovinazzo con la sua costituzione come parte civile, ha chiesto un milione di ero quale risarcimento danni. Una somma di denaro consistente che dovrebbe essere ripartita tra tutti gli imputati, qualora siano giudicato colpevoli. Se così dovesse decidere il giudice, siamo naturalmente nel campo delle ipotesi, l'accusa di lottizzazione abusiva potrebbe cadere.
Dal canto loro gli avvocati difensori sostengono l'incongruenza delle perizie ordinate dal Tribunale. «Sono solo tesi - la conclusione di Mastro - che si contrappongono alle nostre. Tra l'altro noi difensori ipotizziamo anche la prescrizione dei reati visto che nessuno ha saputo indicare una data precisa circa l'inizio dell'abuso. Non si può considerare l'inizio di un reato, come fa Nitti, dalla data del sequestro di tutta l'area».