Attualità
Covid e animali domestici: nessun rischio per l'uomo
Su Nature Communications lo studio effettuato anche da ricercatori dell'Università degli Studi di Bari
Giovinazzo - sabato 12 dicembre 2020
In tempi di emergenza sanitaria, anche gli animali domestici sono oggetto di dubbi sull'eventuale trasmissibilità all'uomo del Covid-19. Ebbene, di recente, cani e gatti sono stati ufficialmente scagionati: nella stragrande maggioranza dei casi non mettono a repentaglio la salute umana.
È quanto rivela un importante studio epidemiologico, pubblicato sulla rinomata rivista "Nature Communications", condotto in sinergia dai ricercatori dell'Università di Bari, Milano e Liverpool, la Liverpool School of Tropical Medicine, vari laboratori diagnostici veterinari (in particolare, La Vallonea, i-Vet) e diversi veterinari liberi professionisti.
Nel comunicato stampa dell'Università degli Studi di Bari dello scorso 4 dicembre si legge, infatti, che «cane e gatto possono infettarsi solo in maniera sporadica, specie se a stretto contatto con pazienti umani, e non rappresentano, al momento, un pericolo per l'uomo in relazione alla pandemia in atto».
Sotto il coordinamento del Prof. Nicola Decaro, ordinario di Malattie infettive degli animali, i ricercatori del Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari hanno contribuito attivamente ad eseguire test molecolari e sierologici, portati avanti tra marzo e maggio 2020, su 603 cani e 316 gatti, animali tutti prelevati dalle regioni italiane più colpite nel corso della prima ondata Covid, quali Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia.
L'indagine volta a conoscere meglio il virus ed a comprendere bene in quali situazioni reagiscono gli anticorpi specifici ha evidenziato che «I tassi di sieropositività più elevati sono stati riscontrati negli animali delle province con maggiore circolazione virale nell'uomo e nei cani conviventi con pazienti positivi per Covid-19». Quindi, gli animali di proprietà di soggetti positivi, solo in rari casi, hanno contratto anche loroil virus.
Per il resto, l'esito della ricerca è alquanto rassicurante, osservando che «nessun animale era infetto dal virus al momento del campionamento», con la dovuta precisazione, infine, che «il 3,33% dei cani ed il 5,76% dei gatti testati possedevano anticorpi neutralizzanti per SARS-CoV-2, documentando una pregressa esposizione al virus».
Il documento ufficiale completo è visionabile a questo link: https://www.nature.com/articles/s41467-020-20097-0.
È quanto rivela un importante studio epidemiologico, pubblicato sulla rinomata rivista "Nature Communications", condotto in sinergia dai ricercatori dell'Università di Bari, Milano e Liverpool, la Liverpool School of Tropical Medicine, vari laboratori diagnostici veterinari (in particolare, La Vallonea, i-Vet) e diversi veterinari liberi professionisti.
Nel comunicato stampa dell'Università degli Studi di Bari dello scorso 4 dicembre si legge, infatti, che «cane e gatto possono infettarsi solo in maniera sporadica, specie se a stretto contatto con pazienti umani, e non rappresentano, al momento, un pericolo per l'uomo in relazione alla pandemia in atto».
Sotto il coordinamento del Prof. Nicola Decaro, ordinario di Malattie infettive degli animali, i ricercatori del Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari hanno contribuito attivamente ad eseguire test molecolari e sierologici, portati avanti tra marzo e maggio 2020, su 603 cani e 316 gatti, animali tutti prelevati dalle regioni italiane più colpite nel corso della prima ondata Covid, quali Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia.
L'indagine volta a conoscere meglio il virus ed a comprendere bene in quali situazioni reagiscono gli anticorpi specifici ha evidenziato che «I tassi di sieropositività più elevati sono stati riscontrati negli animali delle province con maggiore circolazione virale nell'uomo e nei cani conviventi con pazienti positivi per Covid-19». Quindi, gli animali di proprietà di soggetti positivi, solo in rari casi, hanno contratto anche loroil virus.
Per il resto, l'esito della ricerca è alquanto rassicurante, osservando che «nessun animale era infetto dal virus al momento del campionamento», con la dovuta precisazione, infine, che «il 3,33% dei cani ed il 5,76% dei gatti testati possedevano anticorpi neutralizzanti per SARS-CoV-2, documentando una pregressa esposizione al virus».
Il documento ufficiale completo è visionabile a questo link: https://www.nature.com/articles/s41467-020-20097-0.