Scuola
Corre veloce il treno della memoria
Spettacolo in sala San Felice degli alunni di ritorno da Auschwitz
Giovinazzo - martedì 10 marzo 2015
02.15
La storia si insegna guardandola da dentro. E per conoscerla davvero bisogna andare nei posti che hanno segnato tappe importanti per il genere umano. Auschwitz è una sorta di non-luogo dove l'anima rischia di perdersi, se si pensa all'abominio che vi è stato perpetrato, ma dove è possibile anche ritrovarsi come individui, riflettendo sul male che ha ospitato.
I nostri ragazzi, quelli del liceo classico-scientifico "Matteo Spinelli" e dell'Ipsia "Angelo Banti" di Giovinazzo, hanno saputo guardarci dentro e trarci insegnamenti di vita che si sono tramutati in valori con cui crescere. L'iniziativa "Il treno della Memoria", curato dall'Associazione "Terra del Fuoco" con l'ausilio dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Giovinazzo, li ha portati lì, dove il dolore e la morte sono diventati un tutt'uno con quel posto. Hanno guardato dal di dentro quella storia e l'hanno fatta propria. E poi hanno saputo usare il loro talento per mettere in scena uno spettacolo, apprezzatissimo ieri sera in sala San Felice, che ricordasse l'immane tragedia dell'Olocausto ebraico.
Sotto l'attenta supervisione di Annamaria de Giorgio dei "Senza Piume" e di Michele Stella per "CinEthic", tra i protagonisti di "Treblinka", la lettura scenica allestita per la "Giornata della Memoria" per le vittime della Shoah, gli alunni dei due istituti superiori giovinazzesi hanno cantato, suonato, danzato e letto passi facendo immergere il pubblico nel dolore delle famiglie ebree deportate.
Avere un cognome da cui nascondersi, anche da bambini, era l'emblema dell'essere ebrei, costretti al silenzio o alla fuga dalle proprie radici prima che dai nazisti. Perché esserlo non era possibile. Non era possibile essere se stessi, perché si era considerati come scarti del genere umano. Derisi, infangati, annientati.
Ed i nostri ragazzi hanno interiorizzato e rappresentato tutto questo. Per una volta, come ha ricordato l'Assessore Michele Sollecito, «siamo noi adulti che ci sediamo dalla parte dello spettatore e loro (gli alunni, ndr) che si prendono giustamente tutta la scena». Quei ragazzi hanno mostrato il meglio di se stessi, facendo correre veloce quel treno della memoria sulla strada ferrata che porta al rifiuto netto di ogni forma di razzismo e di persecuzione.
I nostri ragazzi, quelli del liceo classico-scientifico "Matteo Spinelli" e dell'Ipsia "Angelo Banti" di Giovinazzo, hanno saputo guardarci dentro e trarci insegnamenti di vita che si sono tramutati in valori con cui crescere. L'iniziativa "Il treno della Memoria", curato dall'Associazione "Terra del Fuoco" con l'ausilio dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Giovinazzo, li ha portati lì, dove il dolore e la morte sono diventati un tutt'uno con quel posto. Hanno guardato dal di dentro quella storia e l'hanno fatta propria. E poi hanno saputo usare il loro talento per mettere in scena uno spettacolo, apprezzatissimo ieri sera in sala San Felice, che ricordasse l'immane tragedia dell'Olocausto ebraico.
Sotto l'attenta supervisione di Annamaria de Giorgio dei "Senza Piume" e di Michele Stella per "CinEthic", tra i protagonisti di "Treblinka", la lettura scenica allestita per la "Giornata della Memoria" per le vittime della Shoah, gli alunni dei due istituti superiori giovinazzesi hanno cantato, suonato, danzato e letto passi facendo immergere il pubblico nel dolore delle famiglie ebree deportate.
Avere un cognome da cui nascondersi, anche da bambini, era l'emblema dell'essere ebrei, costretti al silenzio o alla fuga dalle proprie radici prima che dai nazisti. Perché esserlo non era possibile. Non era possibile essere se stessi, perché si era considerati come scarti del genere umano. Derisi, infangati, annientati.
Ed i nostri ragazzi hanno interiorizzato e rappresentato tutto questo. Per una volta, come ha ricordato l'Assessore Michele Sollecito, «siamo noi adulti che ci sediamo dalla parte dello spettatore e loro (gli alunni, ndr) che si prendono giustamente tutta la scena». Quei ragazzi hanno mostrato il meglio di se stessi, facendo correre veloce quel treno della memoria sulla strada ferrata che porta al rifiuto netto di ogni forma di razzismo e di persecuzione.