Sigfrido Ranucci a Conversazioni dal Mare. <span>Foto Giorgia de Pinto </span>
Sigfrido Ranucci a Conversazioni dal Mare. Foto Giorgia de Pinto
Eventi e cultura

"Conversazioni dal mare", Valentina Mastroianni e Sigfrido Ranucci in Cala Porto a Giovinazzo

La cronaca della seconda serata della rassegna

Tanta gente e tanti spunti di grande spessore per la seconda serata di "Conversazioni dal Mare", festival letterario giunto alla sua ottava edizione, svoltasi in Cala Porto, a Giovinazzo. La nostra redazione ha seguito due incontri letterari ed il racconto è stato curato da Giorgia de Pinto.

VALENTINA MASTROIANNI
Con la volontà di condividere la storia della sua famiglia e l'amore per la vita, Valentina Mastroianni racconta il suo libro "La storia di Cesare". La presentazione, si è svolta ieri, nella cornice dello splendido porto di Giovinazzo.
Valentina definisce la sua famiglia una squadra capace di affrontare le situazioni più insolite, cercando di trovare il bello e il buono, anche quando non ci sono. Parla di un viaggio che dura ormai da quattro anni, da quando Cesare aveva poco più di diciotto mesi. Un viaggio che dalla scoperta di un tumore di quattro centimetri che ha tolto la vista a suo figlio, le ha permesso di riconoscere l'importanza dell'amore, del sostegno e delle piccole cose, che non sono mai scontate.
Come afferma Valentina "La forza l'abbiamo persa diverse volte; la speranza è sempre rimasta. Finché c'è speranza, la forza la trovi e la devi trovare. Ognuno ha un modo suo. Il nostro è quello di reinventarci sempre". Continua: "A noi più la vita si fa in salita, più la trasformiamo in qualcosa di meraviglioso". In questa scalata, racconta l'importanza dell'aiuto psicologico, perché, quando un bambino si ammala ed entra in ospedale, si ammala anche il genitore e poi tutta la famiglia.
È necessario un sostegno ed è importante imparare che anche se i social possono diventare un filo conduttore per le famiglie e consentono di raccontare storie così importanti, bisogna imparare a sentirsi più vicini e ad esserci.
"Insieme ci si può sentire meno soli". Cesare, racconta la sua mamma, è un bambino intraprendente e sicuro di sé, che all'inizio aveva paura, ma che giorno per giorno si è conquistato un pezzetto di mondo. A furia di cadere e imparare a rialzarsi da solo ha acquisito una serie di qualità che cambiano il modo di vedere la cecità e di non intenderla come un limite.
Con "La storia di Cesare", Valentina porta con sé la dimostrazione di come l'amore per i suoi figli, Teresa così vivace e pragmatica; Alessandro profondo e maturo e Cesare così testardo e affamato di vita, cambi prospettiva sulle sfide da affrontare.
"Quando una cosa è facile non dà grandi soddisfazioni, ma è come fare una salita, quando arrivi in cima, la vista è grandiosa."

SIGFRIDO RANUCCI
La serata cambia il suo corso con l'arrivo di un ospite molto atteso dal pubblico, il giornalista Rai, Sigfrido Ranucci, conduttore del programma televisivo "Report".
Ranucci racconta il suo libro "La scelta", confessando i motivi che lo hanno spinto a raccontare la sua parte più intima e segreta, in parallelo a quella di giornalista. Il desiderio di scrivere, dice Ranucci, nasce da delle considerazioni su una società malata, talmente abituata a convivere con la propria malattia, da considerarla la normalità.
Confessa di non aver mai pensato di fare il giornalista, ma di aver avuto sin da ragazzo, una passione per il racconto, caratteristica che lo accompagna da sempre e che ha trovato una sua sintesi nel giornalismo d'inchiesta, indipendente. Ranucci racconta di aver fatto moltissime cose e di aver avuto la possibilità di incontrare grandi maestri come Claudio Ferretti e Roberto Morrione, per lui "un padre professionale", grazie al quale ha avuto la possibilità di esercitare il giornalismo realizzando inchieste importantissime che hanno segnato il destino della Rai.
Nel suo libro, Ranucci narra di personaggi rimasti nell'ombra, che attraverso le loro scelte hanno avuto un ruolo importante nella realizzazione di grandi inchieste.
Si tratta di personaggi chiave, come un costruttore edile che con la sua chiave di lettura ha collaborato a realizzare l'inchiesta sul fosforo bianco che ha fatto tremare gli Stati Uniti; un tassista che gli ha permesso di Recuperare la Pinacoteca di Tanzi; una producer svizzera che lo ha salvato da una trappola tesa da un politico che voleva impedire un'inchiesta su di lui; o colui che gli ha consegnato il materiale fotografico sull'incontro tra Renzi e lo 007 Mancini, che ha tenuto Ranucci sulla graticola giudiziaria e lo ha sottoposto ad un'attività di dossieraggio indegno, nel tentativo di delegittimarlo.
Ranucci afferma "Il giornalismo d'inchiesta trasforma un'esigenza in una necessità. Dà coraggio a chi le inchieste le fa e a chi le ascolta, poiché dà la sensazione che possano cambiare le cose" ed è per questo che riporta queste verità nel suo libro.
Ci sono immagini che sono impresse nella sua memoria di giornalista e odori che portano alla luce sensazioni che non possono essere dimenticate.
Ranucci descrive il suo arrivo a New York, subito dopo l'abbattimento delle torri e il suo arrivo in una palazzina vicina a Ground Zero, dove, sporgendosi dalla finestra riprende i corpi bruciati di chi per sfuggire alle fiamme aveva provato a saltare giù, per salvarsi.
Continua narrando le vicende di Sumatra e le esperienze vissute nei giorni successivi allo tsunami, in preda agli odori dei corpi di bambini e anziani, mescolati all'odore di salsedine o alle suole delle scarpe di pelle bruciate dai ragazzi a Sarajevo.
Ranucci dice: "Sono queste sensazioni che ti fanno entrare nelle storie, che ti fanno appassionare". Così, la sua passione per le storie e per il racconto della verità, lo porta ad indagare i bombardamenti in Iraq da parte degli Stati Uniti, in particolare sui bombardamenti di Falluja, uno dei più enigmatici della storia, in cui furono utilizzate armi misteriose. Il giornalista Rai racconta di non essere riuscito ad entrare in Iraq, ma di aver ottenuto delle immagini inquietanti, dei corpi delle vittime prive di segni di arma da fuoco. Riesce a contattare dei militari che gli dicono che era stato utilizzato il fosforo bianco arma incendiaria e se usato contro le persone, potente agente chimico, che violava le convenzioni di Ginevra.
Mosso dalla speranza e dal tentativo di combattere per la verità, Ranucci si dedica a molte altre inchieste, mettendo a rischio se stesso e facendo i conti con denunce e minacce alle quali risponde attraverso la ricerca e la libertà di pensiero, mettendo in luce i tratti malati di una società che attraverso figure professionali come la sua, possono migliorarla, portando alla luce ciò che è giusto e ciò che è vero, smascherando tutto ciò che non funziona.
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