Lotta al Gioco d'azzardo patologico
Lotta al Gioco d'azzardo patologico
Enti locali

Contrasto al gioco d'azzardo patologico, la nota dell'Assessore Sollecito

«Prodotta una vigilanza più puntuale su alcuni centri scommesse»

Il gioco d'azzardo può diventare una malattia. In Italia sono 15 milioni i cittadini che amano il gioco e circa 800.000 sono già oltre la soglia del rischio patologico. Il fatturato dei vari giochi è di circa 100 miliardi di euro, circa il 4% del PIL nazionale ed assorbe addirittura il 12% della spesa delle famiglia italiane. A pensarci bene, un'assurdità.

L'impegno delle istituzioni per arginare un fenomeno dilagante sembra essere massimo, anche se l'attuale Consiglio dei Ministri potrebbe approvare un decreto legislativo che porterebbe, secondo alcuni attenti osservatori, ad una marcia indietro parziale in questa lunga lotta. Di questo parere è anche l'Assessore alla Solidarietà Sociale del Comune di Giovinazzo, Michele Sollecito. Secondo il numero due a Palazzo di Città, «l'attenzione dell'Amministrazione su questo tema rimane alta tutto l'anno». Sollecito, a margine di un comunicato sugli eventi di contrasto alla criminalità che coinvolgeranno le nostre scolaresche, ha colto l'occasione per «segnalare come la nostra posizione sul tema al contrasto al gioco d'azzardo ha prodotto una vigilanza più puntuale su alcuni centri scommesse. A tal riguardo - ha evidenziato - la Questura di Bari ci ha comunicato poco tempo fa il provvedimento di cessazione di una attività di un allibratore estero privo di regolare concessione che tuttavia aveva aperto il suo esercizio sul nostro territorio. La pronta segnalazione da parte del nostro Ente ha prodotto i controlli degli organi preposti facendo rispettare la legge».

Poi la riflessione amara su quanto potrebbe accadere a Roma nelle stanze dei bottoni: «Nutro invece preoccupazione - ha evidenziato l'Assessore - per un decreto legislativo sui giochi d'azzardo che potrebbe essere discusso in Consiglio dei Ministri la prossima settimana e che potrebbe uniformare (magari al ribasso) tutte le limitazioni che Comuni ed alcune Regioni hanno predisposto per arginare il fenomeno del gioco d'azzardo patologico, producendo di fatto una sorta di "riconoscimento" più forte verso le sale scommesse. Tale decreto - prosegue la nota - dovrebbe essere discusso a fondo con gli Enti locali, dando la precedenza all'esame della criticità, in termini di salute pubblica, degli 800.000 giocatori patologici seri e quasi 2.000.000 considerati a forte rischio, piuttosto che alle considerazioni di ordine economico legate all'introito che il gioco assicura allo Stato».

Poi la considerazione finale: «Anche il Corriere della Sera - scrive Sollecito - ha segnalato il pericolo giovedì 26 febbraio scorso: spingere i piccoli scommettitori verso le grandi sale scommesse autorizzate e controllate dallo Stato (obiettivo che si potrebbe raggiungere con il decreto) spingerà gli stessi a scommettere sempre più forte in una sorta di non-luogo dove viene meno il controllo sociale, anzi la presenza di più scommettitori non produrrà che una deleteria corsa al rialzo».

Sollecito non è solo, visto che sono tantissimi i Sindaci dei comuni italiani, da nord a sud, che chiedono una nuova legge nazionale fondata sulla riduzione dell'offerta ed il contenimento dell'accesso, con un'adeguata informazione e un'attività di prevenzione e cura del fenomeno. Queste leggi quadro nazionali dovrebbero poi essere supportate, secondo gli Enti locali, da leggi regionali in cui siano esplicitati i compiti e gli impegni delle Regioni per la cura dei giocatori patologici, per la prevenzione dai rischi del gioco d'azzardo, sostenendo l'azione delle Amministrazioni comunali.

La richiesta più interessante, infine, è quella di molti Sindaci, costituitisi in una vera e propria rete, che mira all'introduzione di una normativa che preveda il parere vincolante dei primi cittadini per l'apertura delle sale scommesse con riferimento alla distanza da luoghi sensibili e che consenta loro di definirne gli orari di svolgimento dell'attività.
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