Eventi e cultura
Con Gianni Ciardo si ride sempre
Il cabarettista prende in giro linguaggio e usi della nostra terra senza dimenticare la satira politica
Giovinazzo - sabato 20 dicembre 2014
13.07
Pippo Baudo ha detto di lui che è uno di quelli che fanno ridere ancora prima che dicano qualcosa. E in effetti è così, Gianni Ciardo provoca risate di gusto anche solo con quelle espressioni che fingono noia. È successo anche ieri sera, quando è salito sul palco allestito in piazza Vittorio Emanuele II nell'ambito delle manifestazioni collaterali della "Maratona delle Cattedrali".
Ad aprire la serata Laura Fanizza e Nicola Di Modugno, il duo voce e piano che con brani soft ha riscaldato il pubblico che ha dovuto lottare contro la temperatura poco piacevole. Ma per il re della comicità barese val la pena battere i denti per un'oretta di divertimento ininterrotto. Nemmeno il tempo di iniziare e già si riflette sul nostro modo di comunicare, fatto in primis di gesti e di versi che per noi, ma solo per noi baresi o al massimo pugliesi, hanno un significato più preciso pure delle onomatopee, sono l'estrema sintesi di vere frasi, emissione di suoni che in realtà voglion dire tanto e non lasciano spazio a dubbi. Per il cabarettista anche alcuni termini, che da queste parti a volte decliniamo come facevano i latini, diventano intraducibili, a meno che non si sia disposti a rinunciare alla musicalità.
Un esempio è la canzone "La zita ascinnuta", scioglilingua in musica e storico cavallo di battaglia che Ciardo intona con la chitarra mostrando la tristezza della versione in italiano corretto. E così tra uno sfottò a Nichi Vendola, un riferimento allo scandalo Emiliano e un simpatico tiro a segno sul sindaco Depalma seduto in prima fila, ci si ritrova a ridere, senza manco accorgersene, dei nostri modi di dire e di fare, dei nostri usi e costumi, come quello di mostrare la casa a chiunque venga a farci visita… in poche parole a ridere di noi stessi guardandoci dall'esterno.
Un esperimento teatrale che forse riesce solo a quel gran maestro che è Gianni Ciardo, capace di divertire come se fosse la prima volta anche i fan più incalliti che conoscono a memoria i suoi giochi, ma che non per questo sono disposti a perdersi una sola occasione per sentirlo prenderci in giro con tanto amore per la propria terra e per i fratelli «sud-ici».
Ad aprire la serata Laura Fanizza e Nicola Di Modugno, il duo voce e piano che con brani soft ha riscaldato il pubblico che ha dovuto lottare contro la temperatura poco piacevole. Ma per il re della comicità barese val la pena battere i denti per un'oretta di divertimento ininterrotto. Nemmeno il tempo di iniziare e già si riflette sul nostro modo di comunicare, fatto in primis di gesti e di versi che per noi, ma solo per noi baresi o al massimo pugliesi, hanno un significato più preciso pure delle onomatopee, sono l'estrema sintesi di vere frasi, emissione di suoni che in realtà voglion dire tanto e non lasciano spazio a dubbi. Per il cabarettista anche alcuni termini, che da queste parti a volte decliniamo come facevano i latini, diventano intraducibili, a meno che non si sia disposti a rinunciare alla musicalità.
Un esempio è la canzone "La zita ascinnuta", scioglilingua in musica e storico cavallo di battaglia che Ciardo intona con la chitarra mostrando la tristezza della versione in italiano corretto. E così tra uno sfottò a Nichi Vendola, un riferimento allo scandalo Emiliano e un simpatico tiro a segno sul sindaco Depalma seduto in prima fila, ci si ritrova a ridere, senza manco accorgersene, dei nostri modi di dire e di fare, dei nostri usi e costumi, come quello di mostrare la casa a chiunque venga a farci visita… in poche parole a ridere di noi stessi guardandoci dall'esterno.
Un esperimento teatrale che forse riesce solo a quel gran maestro che è Gianni Ciardo, capace di divertire come se fosse la prima volta anche i fan più incalliti che conoscono a memoria i suoi giochi, ma che non per questo sono disposti a perdersi una sola occasione per sentirlo prenderci in giro con tanto amore per la propria terra e per i fratelli «sud-ici».