Depalma saluta gli ospiti. <span>Foto Marzia Morva</span>
Depalma saluta gli ospiti. Foto Marzia Morva
Attualità

Comunicazione e Chiesa, spunti di riflessione per addetti ai lavori nel ricordo di don Tonino

Mercoledì sera un convegno nell'Auditorium "don Tonino Bello" della Parrocchia Immacolata

In occasione della Festa di San Francesco di Sales, patrono di Giornalisti e Operatori della comunicazione, mercoledì 25 gennaio, nel gremito Auditorium "don Tonino Bello" della parrocchia Immacolata di Giovinazzo, si è svolto il convegno​ dal titolo "La Comunicazione nella Chiesa dal Concilio a Papa Francesco. L'esperienza di don Tonino Bello" .

L'incontro formativo è stato organizzato dall'Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, guidata dal Vescovo Mons. Domenico Cornacchia,(assente per sopraggiunti impegni ndr.) e patrocinato dai quattro Comuni della Diocesi. L'iniziativa è stata anche riconosciuta dall'Ordine dei Giornalisti della Puglia come attività formativa accreditata.

L'attuale direttore del settimanale "Luce e Vita", Luigi Sparapano, moderatore del convegno, in apertura ha rivolto saluti di benvenuto e ringraziamenti a tutti gli organizzatori, a don Gianni Fiorentino, parroco della chiesa Immacolata e a don Giuseppe Milillo per la cortese ospitalità.

La Diocesi ha voluto un incontro sul tema del rapporto tra comunicazione e chiesa, a 25 anni dal dies natalis di Mons. Tonino Bello (che cadrà il prossimo 18 aprile) e sotto la spinta di quanto affermato più volte di recente da Papa Francesco.

Il direttore responsabile di "Luce e Vita", Luigi Sparapano, ha curato l'introduzione ricordando la sobrietà e la semplicità dei modi di relazionarsi di don Tonino, per poi passare la parola a Tommaso Depalma, Sindaco di Giovinazzo, che ha raccontato un suo personale ricordo sull'amato prelato originario di Alessano.

Il presidente dell'Ordine dei Giornalisti di Puglia, Piero Ricci, anch'egli impossibilitato a partecipare per improrogabili impegni, ha inviato un messaggio definendo don Tonino Bello «Profeta moderno della comunicazione». Infatti è risultato molto attuale lo stile comunicativo che il vescovo ha adottato durante il suo mandato nella chiesam tanto da ritrovare elementi comuni con l'attuale Pontefice, Papa Bergoglio.

Nel suo articolato intervento ricco di storia e tecnicismi, padre Martín Carbajo Núñez, ofm, docente di Etica della Comunicazione, nonché affiliato all'Università di San Diego (Usa), ha presentato una relazione su "La Comunicazione nella chiesa dal Concilio Vaticano II fino ad oggi", compiendo un excursus storico accurato in materia di comunicazione messa in atto dalla Chiesa cattolica attraverso tra i quali il documento "Communio et Progressio" della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali, testo di riferimento sul tema.

Padre Carbajo Núñez si è poi soffermato sulla pastorale che deve adattarsi all'attuale tipo di comunicazione con chiarezza e linearità. L'esempio di Papa Francesco nel suo discorrere risuona forte in tutti gli angoli della Terra in cui si reca e, nelle conclusioni, il relatore ha considerato l'evangelizzazione come strumento ancora utile per avviare un processo per diffondere l'insegnamento cristiano anche attraverso i nuovi media.

Umberto Folena, caporedattore del quotidiano Avvenire, ha messo in evidenza il linguaggio non verbale del Pontefice e la sua "prossimità" alla gente, ossia il rendersi prossimo per farsi capire, per farsi "sentire" vicino alle necessità dei fedeli più umili. Il noto giornalista è convinto che anche don Tonino Bello sarebbe d'accordo su questo stile comunicativo adottato da Papa Francesco.

La parte finale del convegno è stata dedicata a tre emozionanti testimonianze che hanno tracciato un focus su don Tonino Bello ed il suo rapporto con la comunicazione ed i media. Don Girolamo Samarelli, conosciuto come don Gino, Renato Brucoli, giornalista ed editor, e don Ignazio Pansini, già direttori del settimanale Luce e Vita nel periodo che va dal 1983 al 1995, hanno raccontato ai presenti aneddoti della loro esperienza di vita vicina al prelato.

Per don Gino, don Tonino Bello era «un vescovo speciale» che riuscì, con non poche difficoltà, a porre le basi per una comunicazione rivolta al rinnovamento. «Occorre cambiare marcia e registro, serve rigore ed impegno», affermava Don Tonino Bello con riferimento non solo al compito dei cristiani, ma anche a quello di chi vuol fare informazione. Nel suo modo di vedere la carità sollevò qualche malumore sia tra i sacerdoti che tra i laici, ma andò avanti per la sua strada ponendo attenzione alla pace, alla salvaguardia dell'ambiente ed alla battaglia sulla denuclearizzazione del territorio.

Secondo Renato Brucoli, anche per don Tonino, così come per Bergoglio, l'elemento della "prossimità" alla gente, della giustizia, della pace, della carità e della cura del creato erano elementi fondanti della sua personalità. L'esperienza di don Tonino Bello può dunque essere, secondo il relatore, definita con certezza "giornalismo di prossimità". Per lui, l'informazione deve essere massima attenzione verso gli ultimi, i dimenticati, i poveri, gli emarginati e gli stranieri. «Nel volto dei poveri c'è il volto di Cristo», soleva dire don Tonino, e questa è la sua eredità non solo spirituale ma anche pratica, soprattutto per chi nel mondo cattolico si approccia ai media.

L'intensa ed emozionante parte finale è toccata a don Ignazio Pansini che ha raccontato gli anni della comunicazione del Vescovo durante la sua malattia. Il suo messaggio era legato più ai gesti che alle parole e si registrano punti in comune con quanto afferma il Papa argentino: «si deve predicare il Vangelo con la testimonianza della propria esistenza».

Monsignor Bello riuscì a scrivere sul settimanale sino a quando le forze glielo permisero, poi iniziò a comunicare attraverso Radio Christus. Era indignato, ha ricordato don Ignazio, per le guerre e si affidava nelle sue preghiere alla Madonna per affrontare la sofferenza causata dal tumore. Nonostante ciò, nel dicembre 1992 partecipò alla Marcia nazionale della Pace per dare vigore e concretezza al suo pensiero.

Il convegno si è quindi chiuso con un quesito che cerca risposte nella comunità attiva delle quattro città della Diocesi: Don Tonino ha comunicato tanto, ha lasciato una grande eredità con i suoi scritti e sarà ricordato per il suo impegno concreto verso la pace. Noi siamo capaci di continuare e mettere in pratica la sua parola?
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