Politica
Ciclovia, PVA: «La toppa è peggio del buco»
Ieri sera conferenza stampa del partito di opposizione per mettere a nudo le incongruenze amministrative sull'opera
Giovinazzo - giovedì 3 maggio 2018
05.00
Benedetta, maledetta ciclovia per Santo Spirito. Ancora una volta l'opera realizzata nel 2015, ma mai davvero entrata a regime, è terreno di contesa per la politica locale, non solo giovinazzese, ma anche del popoloso quartiere barese.
Ieri sera PrimaVera Alternativa ha provato a fare chiarezza in una conferenza stampa che ha toccato alcuni nodi cruciali sul tema: assenza dell'ampiezza della carreggiata per passaggio di bus e mezzi pesanti, assenza di un'ordinanza che ne disciplini la circolazione, assenza di manutenzione e controlli, illuminazione non attiva su tutto il tratto.
Il responsabile della comunicazione del gruppo, Michele Aniello, ha sottolineato come quella per Santo Spirito si possa a buon diritto definire «la Salerno-Reggio Calabria delle ciclovie. Siamo da sempre favorevoli ad un tipo di mobilità sostenibile - ha evidenziato -, ma noi di PVA abbiamo sempre sostenuto che una ciclovia di quel tipo dovesse vedere il suo percorso fronte mare, lato mare, sul mare. Così pensata - ha insistito -, con il passaggio di mezzi pesanti, non è utile alla comunità. Un conto è avere una ciclovia che passa sul mare, rivitalizzando turismo ed i settori economici di riferimento, un conto è averla trasformata in un'odissea dal 2015, dalla fine dei lavori, mai conclusi davvero, con riadeguamenti e riaggiustamenti. Non si sa ancora se sia utilizzabile - ha concluso - e non è riqualificante per la zona».
Le novità maggiori derivano da un'ispezione del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e dalla conseguente relazione del settembre 2017 che ha sancito tutta una serie di irregolarità da sanare lungo quella lingua d'asfalto che corre verso sud.
A focalizzare l'attenzione su quanto previsto dal Codice della Strada e su ciò che hanno stabilito gli ispettori romani ci ha pensato il Consigliere comunale Daniele de Gennaro: «La toppa al problema è peggio del buco - ha esordito - ed è una deliberazione di Giunta del 20 marzo scorso (Delimitazione centro abitato del Comune di Giovinazzo).
L'oggetto - ha rimarcato de Gennaro - non è tuttavia afferente al contenuto della deliberazione, che ha trasformato la strada in strada locale di tipo F. Dietro questo tecnicismo c'è la toppa messa male, poiché l'interrogativo è sempre stato relativo alla larghezza della carreggiata e delle due corsie, inadeguate per il transito di pullman e mezzi pesanti superiori 3,5 tonnellate. Ogni singola corsia - ha spiegato il Consigliere di PVA - è larga 2.75 metri. L'intervento ministeriale ha portato quindi a stabilire - ha messo in evidenza - che la carreggiata e le corsie non consentono il passaggio di pullman o mezzi pesanti, poiché la larghezza - ha continuato - per legge deve essere di 3,5 metri».
Quanto alla nuova classificazione di strada urbana di tipo F, data dagli stessi amministratori, de Gennaro coltiva più di una perplessità: intanto «dovrebbe avere due marciapiedi di 1,50 metri, due banchine di 50 cm e due corsie di 2,75 metri per un totale di 9,50 metri. Sappiamo benissimo che quella che gli amministratori hanno catalogato in quel modo - ha rimarcato - non risponde ai requisiti, perché sommando le prescrizioni, l'intera strada con pista ciclabile e cordolo dovrebbe arrivare a 12,5 metri e così non è.
A dirlo - ha ribadito secco - non è PVA, ma sono gli ispettori ministeriali ed il Comune stesso, che nella relazione descrittiva scrive che la larghezza è variabile da metri 7 a metri 11. In alcuni punti è quindi inferiore ai 9,50 metri. Nei punti più larghi si arriva ad 11 metri, ma è insufficiente per ospitare la pista ciclabile. Non esistono - ha attaccato - nemmeno le banchine e mancano fisicamente i marciapiedi, fondamentali per essere una strada locale».
Nella relazione degli ispettori ministeriali, inoltre, secondo quanto riferito dal Consigliere, non solo vi è la censura rispetto alla larghezza delle corsie (che prevedono un'ampiezza di 7 metri solo per il transito di autobus e autocarri con un peso superiore alle 3 tonnellate e mezzo), ma vi sarebbe anche una indicazione chiara sulla realizzazione di piste ciclabili su strade urbane di tipo F, da realizzarsi su corsie riservate e senza cordoli (il riferimento è ad una legge del 1998).
de Gennaro ha anche sottolineato il circolo vizioso creatosi con un'opera definita più volte «inutile» per come è stata concepita, con l'ulteriore aggravio per le tasche dei contribuenti di 60.000 euro per l'implementazione di una illuminazione mai davvero entrata a regime (ci sono tratti bui dovuti anche ad un furto di parte dei cavi, questione in via di risoluzione, ndr). Ed a proposito di illuminazione, dovendola adeguare alla nuova classificazione della strada, il Consigliere di PrimaVera Alternativa si chiede: «Non è che dovremo spendere altri soldi per adeguarla nuovamente?».
Ficcante l'intervento finale di Girolamo Capurso, presidente di PVA, il quale ha già annunciato che il suo gruppo ha «deciso di produrre un ricorso contro la delibera sull'allargamento del centro urbano (ci sono terreni agricoli e non giardini, ad esempio). Senza marciapiedi non vi possono essere - ha sottolineato - strade urbane. Gli ispettori hanno messo in risalto (punto F) come manchi l'ordinanza che disciplina la circolazione sulla strada e sulla ciclabile. Strada - ha ancora una volta evidenziato Capurso - che ha subito un adeguamento e deve rispondere alle normative vigenti. Ci possono essere deroghe - ha spiegato -, ma dopo aver prodotto relazioni ed in esse si deve garantire la sicurezza».
Da qui i suoi interrogativi: «Chiedo: non avendo mai emanato questa ordinanza, i ciclisti possono andarci? Chi si assumerà il rischio di firmarla?».
Capurso ha altresì ricordato la pericolosità della situazione attuale, dopo il completamento dello svincolo della statale 16 bis, con le reti di protezione e gli ingombri non segnalati adeguatamente ai ciclisti.
«Il Sindaco - ha attaccato duro il Presidente di PVA - venisse a dirci quali sono le regole che disciplinano la pista ciclabile. E poi - ha continuato - ci sono tante segnalazioni sulla mancata manutenzione, con erba che cresce, acque di scolo che portano del terreno a chiudere i fori».
Ultima sottolineatura è stata quella relativa al malvezzo di parcheggiare anche lungo la ciclabile, sintomo di uno scarso controllo, ed al pagamento dei passi carrabili da parte dei proprietari del lato terra: «Hanno obbligato - ha detto facendo riferimento agli amministratori - i proprietari a fare domanda di passo carrabile, in luogo dei semplici accessi autorizzati dall'ANAS. Passando al Comune, passavano anche quei diritti. Ed invece no. Ricordo - ha spiegato ancora - che i passi carrabili esistono in ambito urbano, nel centro abitato e sono stati sborsati soldi da cittadini catalogati di serie B, quelli del lato terra, poiché dal lato mare non esiste il cordolo».
Infine Capurso ha voluto rendere pubblico il suo risentimento per quanto accaduto sulla pagina Facebook comunale, con la cancellazione di alcuni suoi commenti, corretti e rientranti nella normale dialettica politica. Pagina di cui sarebbe amministratore l'Assessore alla Trasparenza, Michele Sollecito.
Il Presidente del gruppo di opposizione ha chiesto ufficialmente a quello del Consiglio comunale, Alfonso Arbore, che ne venga chiarito il funzionamento attraverso un regolamento che disciplini la pagina. «Nelle comunicazioni istituzionali - ha sottolineato - dev'essere garantita pari dignità a tutte le componenti politiche».
Ieri sera PrimaVera Alternativa ha provato a fare chiarezza in una conferenza stampa che ha toccato alcuni nodi cruciali sul tema: assenza dell'ampiezza della carreggiata per passaggio di bus e mezzi pesanti, assenza di un'ordinanza che ne disciplini la circolazione, assenza di manutenzione e controlli, illuminazione non attiva su tutto il tratto.
Il responsabile della comunicazione del gruppo, Michele Aniello, ha sottolineato come quella per Santo Spirito si possa a buon diritto definire «la Salerno-Reggio Calabria delle ciclovie. Siamo da sempre favorevoli ad un tipo di mobilità sostenibile - ha evidenziato -, ma noi di PVA abbiamo sempre sostenuto che una ciclovia di quel tipo dovesse vedere il suo percorso fronte mare, lato mare, sul mare. Così pensata - ha insistito -, con il passaggio di mezzi pesanti, non è utile alla comunità. Un conto è avere una ciclovia che passa sul mare, rivitalizzando turismo ed i settori economici di riferimento, un conto è averla trasformata in un'odissea dal 2015, dalla fine dei lavori, mai conclusi davvero, con riadeguamenti e riaggiustamenti. Non si sa ancora se sia utilizzabile - ha concluso - e non è riqualificante per la zona».
Le novità maggiori derivano da un'ispezione del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e dalla conseguente relazione del settembre 2017 che ha sancito tutta una serie di irregolarità da sanare lungo quella lingua d'asfalto che corre verso sud.
A focalizzare l'attenzione su quanto previsto dal Codice della Strada e su ciò che hanno stabilito gli ispettori romani ci ha pensato il Consigliere comunale Daniele de Gennaro: «La toppa al problema è peggio del buco - ha esordito - ed è una deliberazione di Giunta del 20 marzo scorso (Delimitazione centro abitato del Comune di Giovinazzo).
L'oggetto - ha rimarcato de Gennaro - non è tuttavia afferente al contenuto della deliberazione, che ha trasformato la strada in strada locale di tipo F. Dietro questo tecnicismo c'è la toppa messa male, poiché l'interrogativo è sempre stato relativo alla larghezza della carreggiata e delle due corsie, inadeguate per il transito di pullman e mezzi pesanti superiori 3,5 tonnellate. Ogni singola corsia - ha spiegato il Consigliere di PVA - è larga 2.75 metri. L'intervento ministeriale ha portato quindi a stabilire - ha messo in evidenza - che la carreggiata e le corsie non consentono il passaggio di pullman o mezzi pesanti, poiché la larghezza - ha continuato - per legge deve essere di 3,5 metri».
Quanto alla nuova classificazione di strada urbana di tipo F, data dagli stessi amministratori, de Gennaro coltiva più di una perplessità: intanto «dovrebbe avere due marciapiedi di 1,50 metri, due banchine di 50 cm e due corsie di 2,75 metri per un totale di 9,50 metri. Sappiamo benissimo che quella che gli amministratori hanno catalogato in quel modo - ha rimarcato - non risponde ai requisiti, perché sommando le prescrizioni, l'intera strada con pista ciclabile e cordolo dovrebbe arrivare a 12,5 metri e così non è.
A dirlo - ha ribadito secco - non è PVA, ma sono gli ispettori ministeriali ed il Comune stesso, che nella relazione descrittiva scrive che la larghezza è variabile da metri 7 a metri 11. In alcuni punti è quindi inferiore ai 9,50 metri. Nei punti più larghi si arriva ad 11 metri, ma è insufficiente per ospitare la pista ciclabile. Non esistono - ha attaccato - nemmeno le banchine e mancano fisicamente i marciapiedi, fondamentali per essere una strada locale».
Nella relazione degli ispettori ministeriali, inoltre, secondo quanto riferito dal Consigliere, non solo vi è la censura rispetto alla larghezza delle corsie (che prevedono un'ampiezza di 7 metri solo per il transito di autobus e autocarri con un peso superiore alle 3 tonnellate e mezzo), ma vi sarebbe anche una indicazione chiara sulla realizzazione di piste ciclabili su strade urbane di tipo F, da realizzarsi su corsie riservate e senza cordoli (il riferimento è ad una legge del 1998).
de Gennaro ha anche sottolineato il circolo vizioso creatosi con un'opera definita più volte «inutile» per come è stata concepita, con l'ulteriore aggravio per le tasche dei contribuenti di 60.000 euro per l'implementazione di una illuminazione mai davvero entrata a regime (ci sono tratti bui dovuti anche ad un furto di parte dei cavi, questione in via di risoluzione, ndr). Ed a proposito di illuminazione, dovendola adeguare alla nuova classificazione della strada, il Consigliere di PrimaVera Alternativa si chiede: «Non è che dovremo spendere altri soldi per adeguarla nuovamente?».
Ficcante l'intervento finale di Girolamo Capurso, presidente di PVA, il quale ha già annunciato che il suo gruppo ha «deciso di produrre un ricorso contro la delibera sull'allargamento del centro urbano (ci sono terreni agricoli e non giardini, ad esempio). Senza marciapiedi non vi possono essere - ha sottolineato - strade urbane. Gli ispettori hanno messo in risalto (punto F) come manchi l'ordinanza che disciplina la circolazione sulla strada e sulla ciclabile. Strada - ha ancora una volta evidenziato Capurso - che ha subito un adeguamento e deve rispondere alle normative vigenti. Ci possono essere deroghe - ha spiegato -, ma dopo aver prodotto relazioni ed in esse si deve garantire la sicurezza».
Da qui i suoi interrogativi: «Chiedo: non avendo mai emanato questa ordinanza, i ciclisti possono andarci? Chi si assumerà il rischio di firmarla?».
Capurso ha altresì ricordato la pericolosità della situazione attuale, dopo il completamento dello svincolo della statale 16 bis, con le reti di protezione e gli ingombri non segnalati adeguatamente ai ciclisti.
«Il Sindaco - ha attaccato duro il Presidente di PVA - venisse a dirci quali sono le regole che disciplinano la pista ciclabile. E poi - ha continuato - ci sono tante segnalazioni sulla mancata manutenzione, con erba che cresce, acque di scolo che portano del terreno a chiudere i fori».
Ultima sottolineatura è stata quella relativa al malvezzo di parcheggiare anche lungo la ciclabile, sintomo di uno scarso controllo, ed al pagamento dei passi carrabili da parte dei proprietari del lato terra: «Hanno obbligato - ha detto facendo riferimento agli amministratori - i proprietari a fare domanda di passo carrabile, in luogo dei semplici accessi autorizzati dall'ANAS. Passando al Comune, passavano anche quei diritti. Ed invece no. Ricordo - ha spiegato ancora - che i passi carrabili esistono in ambito urbano, nel centro abitato e sono stati sborsati soldi da cittadini catalogati di serie B, quelli del lato terra, poiché dal lato mare non esiste il cordolo».
Infine Capurso ha voluto rendere pubblico il suo risentimento per quanto accaduto sulla pagina Facebook comunale, con la cancellazione di alcuni suoi commenti, corretti e rientranti nella normale dialettica politica. Pagina di cui sarebbe amministratore l'Assessore alla Trasparenza, Michele Sollecito.
Il Presidente del gruppo di opposizione ha chiesto ufficialmente a quello del Consiglio comunale, Alfonso Arbore, che ne venga chiarito il funzionamento attraverso un regolamento che disciplini la pagina. «Nelle comunicazioni istituzionali - ha sottolineato - dev'essere garantita pari dignità a tutte le componenti politiche».