Attualità
«Caro papà, tu il mio punto di riferimento»
Lettera ricordo di Alfonso Arbore ad un anno dall'incidente che portò alla scomparsa del padre Nicola
Giovinazzo - giovedì 18 maggio 2017
05.30
Un impatto violentissimo alle 16.15 del 18 maggio di un anno fa. Un uomo che resta sull'asfalto di via Bari in un pomeriggio tranquillo di una primavera tranquilla, in una cittadina quasi sempre tranquilla.
Quell'uomo si chiamava Nicola Arbore e la sua mano era riuscita a salvare la nipotina Martina, spingendola via quando l'impatto con l'auto che sopraggiungeva gli era sembrato inevitabile. Ultimo gesto dall'enorme portata di una vita condotta con nobiltà d'animo e semplicità. Un incidente tremendo, che il successivo 3 giugno ha strappato ai suoi affetti un uomo da tanti ricordato come buono ed ha segnato per sempre l'esistenza del guidatore.
Chiusi nel dolore, i suoi cari non hanno mai parlato, mai accennato in pubblico a quell'evento tragico, affrontando con dignità quella lama che aveva loro trafitto animo e cuore. A distanza di un anno, Alfonso Arbore, suo figlio, ha voluto scrivere una lettera al padre. Una lettera che ha voluto rendere pubblica attraverso la nostra testata e che vi riportiamo.
«Caro il mio papà, mi chiedo spesso perché sei dovuto andare via all'improvviso e perché ci hai lasciati soli in balia di questa vita… Mi pesa non vederti più, senza la tua stretta, senza la tua presenza discreta ma importante, senza le tue domande, i tuoi rimproveri, i tuoi sorrisi appena accennati ma rassicuranti.
Le lacrime sembrano si siano asciugate ma non mi sono ancora abituato, caro papà. Tutto sembra più difficile da quando non ci sei. In molti mi dicono che passerà, che in fondo prima o poi saresti dovuto andar via come tutti noi su questa Terra, ma a me sembra quasi impossibile potermi abituare a questo tuo addio così assurdo, così violento: ho provato in tanti modi a non pensarti, a lasciare che il tempo lenisse queste ferite ma l'ho fatto invano perché in fondo ho sempre saputo che tu fossi INSOSTITUIBILE.
Non so caro papà quando la mia vita riprenderà il suo ritmo e quando questo cuore tornerà a battere come prima, sereno e spensierato come quando c'eri tu, mio punto di riferimento, UNICO e RARO!
Ti penso spesso come la stella più luminosa lassù, che traccia una strada nel cielo. Indicami la via l'ultima volta e fammi tornare a sorridere spensierato come prima.
Ma se è vero che chi muore ci guarda da lassù, allora spero che tu mi assista e che sia orgoglioso di me.
Tante sono le cose che avrei voluto dirti, tutte quelle parole che un po' per imbarazzo, un po' per orgoglio non si dicono tra padre e figlio… MA CHE SI TRASMETTONO COL CUORE!!!
Ho pochi rimpianti perché sei stato il miglior padre che un figlio possa desiderare, mi manchi tanto, troppo.
Ciao papà, un bacio ovunque o dovunque tu sia, TI AMO».
Alfonso
Quell'uomo si chiamava Nicola Arbore e la sua mano era riuscita a salvare la nipotina Martina, spingendola via quando l'impatto con l'auto che sopraggiungeva gli era sembrato inevitabile. Ultimo gesto dall'enorme portata di una vita condotta con nobiltà d'animo e semplicità. Un incidente tremendo, che il successivo 3 giugno ha strappato ai suoi affetti un uomo da tanti ricordato come buono ed ha segnato per sempre l'esistenza del guidatore.
Chiusi nel dolore, i suoi cari non hanno mai parlato, mai accennato in pubblico a quell'evento tragico, affrontando con dignità quella lama che aveva loro trafitto animo e cuore. A distanza di un anno, Alfonso Arbore, suo figlio, ha voluto scrivere una lettera al padre. Una lettera che ha voluto rendere pubblica attraverso la nostra testata e che vi riportiamo.
«Caro il mio papà, mi chiedo spesso perché sei dovuto andare via all'improvviso e perché ci hai lasciati soli in balia di questa vita… Mi pesa non vederti più, senza la tua stretta, senza la tua presenza discreta ma importante, senza le tue domande, i tuoi rimproveri, i tuoi sorrisi appena accennati ma rassicuranti.
Le lacrime sembrano si siano asciugate ma non mi sono ancora abituato, caro papà. Tutto sembra più difficile da quando non ci sei. In molti mi dicono che passerà, che in fondo prima o poi saresti dovuto andar via come tutti noi su questa Terra, ma a me sembra quasi impossibile potermi abituare a questo tuo addio così assurdo, così violento: ho provato in tanti modi a non pensarti, a lasciare che il tempo lenisse queste ferite ma l'ho fatto invano perché in fondo ho sempre saputo che tu fossi INSOSTITUIBILE.
Non so caro papà quando la mia vita riprenderà il suo ritmo e quando questo cuore tornerà a battere come prima, sereno e spensierato come quando c'eri tu, mio punto di riferimento, UNICO e RARO!
Ti penso spesso come la stella più luminosa lassù, che traccia una strada nel cielo. Indicami la via l'ultima volta e fammi tornare a sorridere spensierato come prima.
Ma se è vero che chi muore ci guarda da lassù, allora spero che tu mi assista e che sia orgoglioso di me.
Tante sono le cose che avrei voluto dirti, tutte quelle parole che un po' per imbarazzo, un po' per orgoglio non si dicono tra padre e figlio… MA CHE SI TRASMETTONO COL CUORE!!!
Ho pochi rimpianti perché sei stato il miglior padre che un figlio possa desiderare, mi manchi tanto, troppo.
Ciao papà, un bacio ovunque o dovunque tu sia, TI AMO».
Alfonso